“La giunta comunale e il sindaco di Avigliano, senza una ragione di fondo e senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali e tanto meno con il consiglio comunale, ha deciso di assumere una delibera di giunta per aprire di fatto alla privatizzazione della casa di riposo “Sacra famiglia” e di superare l’attuale cooperativa che da oltre trent’anni garantisce tale servizio di assistenza con enormi sacrifici degli operatori. Una scelta che a nostro avviso non trova alcuna ragione realistica se non quella che dietro questa accelerazione ci sia già una decisone di affidare la gestione della casa di riposo ad un imprenditore privato”. Lo afferma il segretario generale dello Spi Cgil Basilicata Angelo Summa.
“L’Antico ospizio di mendicità Sacra Famiglia, istituito il 15 settembre 1907 e fondato di fatto nel 1898 – ricorda Summa – è stato un punto di riferimento per l’assistenza agli anziani a lungo. In origine, l’ospizio di mendicità è stato eretto come ente morale tra le IPAB, obbligate a trasformarsi nel rispetto delle normative in vigore. Per tale motivo, nel 2007 è stata costituita, con delibera di consiglio comunale dell’11 dicembre, un’associazione senza scopo di lucro, la “Sacra Famiglia”, che è subentrata all’ospizio di mendicità. Il Comune di Avigliano, quale socio fondatore, ha continuato a sostenere l’associazione con un contributo annuo non inferiore ai 30.000 euro.
Con la delibera del consiglio comunale numero 2 del 27 aprile 2023, è stato approvato l’adeguamento dello statuto dell’associazione alla normativa del Terzo Settore, e da quel momento l’associazione ha acquisito la denominazione di Associazione Sacra Famiglia ETS. Il Comune di Avigliano è diventato socio maggioritario dell’associazione, che ha continuato a gestire la casa di riposo.
Tuttavia, con la delibera di giunta comunale numero 14 del 20 febbraio 2025, la Giunta ha approvato il recesso dell’associazione Casa di Riposo Sacra Famiglia ETS, come previsto dall’articolo 12 dello statuto. Tale decisione apre la strada a un cambiamento nella gestione della Casa di Riposo, mirando a un modello gestionale che ottimizzi i costi e riduca le tariffe per le fasce più deboli della popolazione. Si prevede anche il passaggio a una nuova gestione a partire dal 31 luglio 2025. Inoltre, con la Dgr numero 15 del 25 febbraio 2025, il Comune ha prelevato 10.000 euro dal fondo di riserva per avviare con urgenza la procedura di affidamento della nuova gestione.
Questo atto unilaterale del Comune – afferma il segretario generale dello Spi Cgil Basilicata – non solo cancella circa 130 anni di storia, ma apre un percorso di privatizzazione della casa di riposo, che riteniamo estremamente preoccupante. L’ingresso di interessi privati potrebbe comportare l’aumento dei costi e la riduzione della qualità dei servizi, a discapito dei lavoratori che devono essere tutelati e ai quali vanno riconosciuti tutti i diritti sindacali. L’atto di recesso, inoltre, ci sembra illegittimo, poiché non è stato approvato dal consiglio comunale, lo stesso organismo che lo aveva ratificato inizialmente.
Preoccupa anche il prelievo dal fondo di riserva, che sancisce di fatto l’inizio del processo di privatizzazione della gestione della casa di riposo. Non risulta che il Comune abbia trasferito le somme dovute per l’annualità in corso, il che mette in pericolo la stabilità economica dell’associazione.
Esprimiamo il nostro profondo ringraziamento a tutti i membri del consiglio dell’associazione, che con sacrificio e impegno hanno garantito il buon funzionamento della casa di riposo, così come a tutti i soci lavoratori della cooperativa, che con grande dedizione hanno mantenuto il servizio nonostante le difficoltà. Il benessere degli anziani ospiti deve essere la priorità assoluta, ma non possiamo accettare che vengano adottati atti unilaterali senza confronto che distruggono la storia di una delle poche realtà associative pubbliche rimaste in Italia. Un modello che rappresenta una risorsa, non solo per la gestione diretta della casa di riposo, ma anche per la tutela dei diritti dei lavoratori e per evitare il rischio di fallimento delle case di riposo a gestione privata.
Chiediamo pertanto – conclude – una revisione degli atti e un impegno serio per potenziare i servizi offerti, con l’obiettivo di garantire una gestione più efficiente e il rispetto dei diritti dei lavoratori. È fondamentale investire nelle risorse necessarie per coprire i costi, ma soprattutto per migliorare l’assistenza agli ospiti, garantendo loro un servizio di qualità e tutelando i salari, anche a seguito del rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro delle cooperative sociali. Gli anziani non sono merce di scambio e per i propri posizionamenti politici. Per queste ragioni e nell’interesse generale di salvaguardare la storia e il futuro della casa di riposo e quello sia degli anziani che degli attuali occupati, chiediamo un incontro urgente all’assessore regionale alla Sanità, l’amministrazione comunale e le organizzazioni sindacali”.
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