Rifiuti e non solo: nuova inchiesta sulle presenze mafiose in Abruzzo, l’isola felice esiste solo per gli inutili cicisbei

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È passato meno di un mese dal convegno organizzato da Legambiente a Vasto su trent’anni di Rapporti Ecomafie. Il dato principale emerso durante l’incontro è che le ecomafie sono una realtà non lontana dal vastese e dall’Abruzzo intero.

«Gli ecocrimini non sono lontani dal nostro territorio» ha sottolineato la Comandante della Capitaneria di Porto di Vasto Rossella D’Ettorre a WordNews.it.

Il 4 e il 6 febbraio abbiamo ricostruito trent’anni di mafie ed ecocrimini in Abruzzo, dalle 12 pagine della Commissione Parlamentare Bicamerale sul ciclo dei rifiuti sul finire degli Anni Ottanta a tante inchieste avvenute negli anni. Un numero, con fatti acclarati, che dovrebbe far tremare i polsi. Invece si continua a raccontare la favoletta dell’isola felice, della provincia tranquilla, si continua a girare la testa dall’altra parte, a far finta di niente, a minimizzare.

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E a puntare il dito su cui non si allinea alle favolette e ai giochetti dei materassi di piume che si credono leoni ed invece son ben altro (la rima la lasciamo completare a chi legge), anche tra i supposti rivoluzionari che poi il 9 maggio si gasano e riempiono bocche e tastiere col nome di Peppino Impastato, a gridare isterici e finti «siamo tutti Peppino Impastato» e simili. Peppino li definiva i «ricreativi che non creano un cazzo».

Tra le tante operazioni avvenute negli anni abbiamo ricordato, nel primo articolo, il sequestro nel 2018 di un capannone nella zona industriale di Punta Penna in cui veniva stoccate abusivamente ecoballe, che rendevano l’aria intorno irrespirabile, al termine di un traffico ecocriminale tra Campania, Puglia e Abruzzo.

Tra il 2013 e proprio il 2018 sono stati accertati in un’inchiesta della DDA di Campobasso altri traffici ecomafiosi che coinvolgono pesantemente il vastese. Mafie foggiane, traffico di rifiuti, estorsioni, armi, droga, ricorrono nell’inchiesta. Tutti fatti, acclarati ripetutamente, documentati e denunciati da tempo e che rimandano a presenze (altro che infiltrazioni sporadiche) da decenni e che nel vastese ricorrono almeno dai tempi delle due operazioni Histonium e dall’operazione Tramonto.

Le indagini dell’operazione Tramonto presero il «via a seguito di alcuni attentati incendiari che, tra gli altri, avevano interessato, a partire dal gennaio 2011, esponenti politici locali, imprenditori e rappresentanti delle forze dell’ordine» riportò il comunicato della Procura della Repubblica di Vasto. Lo riportiamo da quando siamo nati, i dossier di PeaceLink Abruzzo e Associazione Antimafie Rita Atria Abruzzo testimoniano quanto sono anni e anni che nel silenzio e nel deserto ci si è battuti perché gli occhi si aprissero.

La maxi inchiesta condotta dalla DDA di Campobasso ha coinvolto anche personaggi già in passato coinvolti in precedenti operazioni tra cui “Isola felice”. «La relazione della DIA evidenzia l’importanza preziosissima del “metodo Falcone”. Quel metodo che, tra le altre, ci insegna che per indagare sulle mafie è necessario seguire i “soldi”, i flussi economici e finanziari. Sono passati più o meno dieci anni dalle interrogazioni presentate in Senato dall’ex magistrato Giuseppe Di Lello** e alla Camera da Maurizio Acerbo (entrambi di Rifondazione Comunista). Interrogazioni che ancora oggi dovrebbero essere attuali e avere risposte convincenti su quel che si è mosso, si muove e si muoverà. Certi soldi non spariscono improvvisamente. Di quei capitali che ne è stato? Cosa accade quotidianamente intorno a noi, quali movimenti ci sono? Oggi quei movimenti dove e come avvengono? […]

Droga, rifiuti, traffico d’armi, estorsione, corruzione, appalti, sfruttamento della prostituzione, caporalato e lavoro nero(da parte di “tanti onesti imprenditori e lavoratori” che però hanno il “vizio” di non capire perché gli operai hanno diritti e salari degni), in Abruzzo l’attività è fiorente e l’elenco è sterminato. I traffici della prostituzione e delle droghe esistono perché qualcuno li alimenta. E le risposte sono nelle “tiepide case”, nei borghesi divani dell’alta società, nei padri, fratelli, figli di “buona famiglia” nel jet set della “città bene”. La stessa che regala soldi alle mafie il sabato sera in ben conosciute stanze d’albergo o ai margini di viali altrettanto noti. O in un quartiere in riva al mare quasi al confine del Molise (dal nome di ninfe greche …) dove tutti sanno è fiorentissimo il mercato della prostituzione. E di piazze e piazzette dello spaccio, tra un casale e l’altro, chiunque sa. […] In Abruzzo e in Molise, invece, quelli che in passato venivano registrati come segnali di una presenza delle cosche, grazie alle evidenze investigative raccolte nel semestre con l’operazione “Isola Felice” sono diventati tasselli importanti della continua strategia espansionistica della ‘ndrangheta verso regioni – o nazioni – solo all’apparenza meno “appetibili”. […] nel 1997 il procuratore generale della Corte d’Appello Bruno Tarquini disse “la cosiddetta fase di rischio è ormai superata e si può parlare di una vera e propria emergenza criminalità, determinata dall’ingresso di clan campani e pugliesi anche nel tessuto economico”, due anni fa la stessa DIA scrisse che in Abruzzo ci sono “imprenditori senza scrupoli che potrebbero rappresentare un’efficace testa di ponte per i gruppi camorristici”».

Mafie, cullarsi nella favola vecchia dell’isola felice e nel silenzio delle coscienze assopite è di fatto complicità», 11 settembre 2017)

In occasione del congresso del circolo vastese di Fratelli D’Italia il senatore Sigismondi, membro della Commissione Parlamentare Antimafia, ha denunciato che alcuni commercianti gli hanno raccontato di pressioni e problemi derivanti dalla presenza di imprenditori di altre regioni (in primis pugliesi) che si pongono sul mercato in condizioni molto più “concorrenziali” delle loro. Come fanno ad essere così concorrenziali si può immaginare. In “Tramonto”, “Isola felice” e altre maxi operazioni tra Vasto, San Salvo e altri comuni sono state sequestrate in molti anni tante attività economiche.

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«È un dato certo che molte piazze di spaccio del vastese e di altre zone dell’Abruzzo si riforniscono dai clan mafiosi del foggiano, sottolinea Laronga, e sono certi investimenti nella “economia legale” anche in Abruzzo […] Un’ulteriore conferma della penetrazione dei clan pugliesi in Abruzzo è riportata nell’ultima relazione della DIA […] riportando le risultanze delle indagini che hanno portato ad eseguire provvedimenti cautelari il 17 gennaio 2020 la DIA evidenzia che hanno  “riguardato un traffico di droga organizzato da due gruppi criminali armati, entrambi attivi dal luglio 2015, il primo operante nei territori tra Andria, Barletta e Cerignola (FG), l’altro nelle province di Foggia, Chieti e Pescara […] Gli ultimi mesi del 2020 sono stati segnati dalla maxi operazione Decimabis, una delle più vaste ed imponenti contro le quarte mafie e che ha documentato un loro ulteriore salto di qualità. Un’operazione figlia di Decima Azione, avvenuta due anni prima, che coinvolse pesantemente il vastese, soprattutto San Salvo”».

(«Piazze spaccio del vastese si riforniscono da clan foggiani, accertati investimenti in Abruzzo», 25 agosto 2021, nostra intervista al procuratore aggiunto di Foggia Antonio Laronga)

«La falsificazione dei formulari di identificazione dei rifiuti conferiti da alcune imprese ad altre aziende del Basso Molise, la gestione illecita di materiali speciali per incassare maggiori profitti, ma anche la turbativa di aste giudiziarie, oltre all’estorsione, al traffico di droga e alla pratica del “cavallo di ritorno” ai danni di titolari di attività del Basso Molise», riporta Ansa Molise sulla maxi inchiesta della DDA di Campobasso dei giorni scorsi, sono al centro dell’inchiesta dei magistrati molisani che ha coinvolto anche il vastese. Due società, presenti nella zona industriale di Termoli, sono accusate di aver trattato senza autorizzazione rifiuti speciali, simulato attività di riciclo e poi trasferiti i rifiuti in impianti tra Monteodorisio, San Salvo Vasto



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