Gucci Autunno Inverno 2025 2026 sfilata Continuum Milano

La sfilata di Gucci autunno inverno 2025/2026 ripercorre decenni attraverso capi e accessori; una moda senza tempo, una celebrazione dei codici del brand, “un modo di vivere e di vestire” che va oltre le generazioni. Una storia che abbraccia passato, presente e futuro, mescolando eleganza e modernità con maestria.

La direzione creativa del primo défilé – dopo l’addio di Sabato De Sarno – è affidata all’ufficio stile; la collezione dal titolo significativo “Continuum” è un flusso continuo e ininterrotto di creatività, un ciclo che mai si interrompe e che, in un certo senso, è il motore stesso della moda Gucci. Ma, se c’è una riflessione che scaturisce da questa collezione, è proprio questa: come può un brand che attraversa i decenni, cambiare nel corso del tempo senza perdere la propria identità? E soprattutto, come riesce a mantenere quella sua “sprezzatura”, quella disinvoltura così tipica dello stile italiano, che non conosce tendenze?

Un omaggio al passato, “Continuum”: tributo a Guccio Gucci e ai 50 anni della Maison

Una chiara evocazione degli anni ‘60, periodo che ha segnato il consolidamento della Maison. Abiti bon ton, caratterizzati da linee fluide, sono chiaro riferimento alla Dolce Vita e alla sofisticazione che ha sempre contraddistinto il brand. Tuttavia, l’introduzione di cappellini da baseball al posto degli occhiali da sole o dei foulard, e l’accostamento dei micro-dress in tessuti pesanti, creano un contrasto interessante e inaspettato tra il vintage e il contemporaneo. L’effetto è un gioco di timelessness, dove la tradizione del marchio non diventa mai antica, ma si rinnova attraverso dettagli attuali.

Una fusione tra classico e moderno è fil rouge della sfilata, e, proprio questo contrasto lascia riflettere su un concetto: cosa significa essere “moderni” oggi, e in che modo un brand riesce a restare fedele alla sua storia senza essere prigioniero delle mode passeggere? Una filosofia di vita e di stile che riesce a rimanere fresca e innovativa; è forse questa la vera chiave della sua atemporalità?

Minimalismo vs massimalismo: una lotta che si intreccia

Quello che colpisce maggiormente è la continua alternanza tra due mondi apparentemente agli antipodi: il minimalismo e il massimalismo. Lusso estremo e sfarzo di strass, pizzi e piume, sobrietà di completi sartoriali definiti e camicie in mohair pettinato. Un conflitto interiore, una riflessione su cosa significhi essere eleganti oggi, tra la “superficialità” del glamour estremo e la purezza della sartorialità. In che modo questo tira e molla tra eccesso e moderazione influisce sulla percezione della moda?

È una domanda che lascia con il dubbio, ma anche con la consapevolezza che Gucci riesce a mixare entrambi gli stili con uguale maestria. Nella parte più minimalista della sfilata, i completi sartoriali in stile menswear sono declinati per la donna, mai in modo convenzionale. Camicie e pantaloni dal taglio preciso sono bilanciati da tocchi di pelle nuda e da colori inaspettati, come il viola o il grigio. Qui, l’essenzialità si fa audace. Non si rinuncia alla femminilità, ma piuttosto si ridefinisce, facendola evolvere in nuova forma. È interessante vedere come l’elemento maschile, tradizionalmente associato alla rigidità, venga piegato dalla fluidità delle forme femminili.

Il viaggio attraverso i decenni e l’evoluzione del marchio

In un’epoca in cui la moda sembra guardare sempre al futuro, Gucci si distingue per il suo approccio time travel, riportandoci nei decenni passati per reinterpretarli. Dall’eleganza formale degli anni ‘60 alla freschezza più giovanile anni ‘70, fino al minimalismo anni ‘90, ogni decennio viene analizzato e trasformato in qualcosa di nuovo, mantenendo intatto l’heritage del brand: la sprezzatura, quell’eleganza disinvolta che ha fatto di questa Maison il simbolo della moda italiana nel mondo.

E, mentre assistiamo a questa evoluzione, sorge spontanea una domanda: è questa capacità di reinventare costantemente il passato ciò che rende Gucci tanto amato nel mondo? Un esempio di questa continuità è l’iconica borsa Horsebit 1955, che celebra quest’anno il suo settantesimo anniversario, e, in questa collezione viene reinterpretata in modi nuovi. Insieme al Morsetto, simbolo ormai riconoscibile di Gucci, essa diventa manifesto del brand.

Il morsetto: un dettaglio che sa di evoluzione

Non si può fare a meno di notare come esso abbia assunto un ruolo centrale nella collezione. Le collane a forma di morsetto ingrandito uniscono eleganza e audacia, classico e moderno. Perché questo piccolo dettaglio parla così chiaramente dell’identità del marchio? Forse è riuscito a diventare parte integrante della narrativa del brand, rappresentando un punto di incontro fra la tradizione e innovazione.

Forte identità

La Maison mantiene una sua identità forte e distintiva, un omaggio alla storia che sfida il rischio di ripetizione, rileggendo i codici Gucci con uno spirito fresco e visionario. Una mossa strategica per riaffermare l’identità del brand in attesa del nuovo direttore creativo.