Paradosso Campania, l’occupazione cresce ma è più vecchia, precaria e dipendente dagli sgravi

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di
Paolo Grassi

I Consulenti del lavoro: «Balzo delle assunzioni rosa, eppure il divario col resto d’Italia aumenta». Industria, crollo degli addetti

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Se ci si limita a una prima e (probabilmente) poco attenta lettura del dossier curato dall’Ufficio studi della Fondazione dei Consulenti del lavoro — presentato ieri pomeriggio al Teatro Mercadante dal presidente dell’Ordine partenopeo, Francesco Duraccio (in occasione del premio «Edmondo Duraccio») — è facile, anzi comodo, descrivere una situazione ampiamente positiva.
«Malgrado i segnali di rallentamento economico — è scritto infatti nel report — anche nei primi nove mesi del 2024 l’occupazione in Campania continua a crescere, a ritmi sostenuti, in linea con l’andamento generale del Paese e del Mezzogiorno». Rispetto allo stesso periodo del 2023 si registra un saldo positivo di circa 37 mila unità. Vale a dire, il 2,2% in più.
Un trend comunque più basso rispetto alla media delle regioni meridionali (+2,4%), anche se più elevato di quello nazionale (+1,8). La Campania, ad ogni modo, viene superata — sempre per crescita — da Sicilia, Piemonte, Umbria, Toscana e Sardegna.

«Dipendenza»

Nel periodo gennaio-settembre dello scorso anno, «sono state registrate 510.764 assunzioni nella regione; numero in crescita sia rispetto all’anno precedente (497.561) che al 2019(447.621)». Non si può non evidenziare, però — scrivono i Consulenti del lavoro — l’effetto derivante «dall’ampio utilizzo di Decontribuzione Sud, lo sgravio introdotto nel 2021 per sostenere l’occupazione nel Mezzogiorno». Nel 2024 «sono state agevolate in Campania 232.710 assunzioni e, di queste, 206.226 si sono avvalse proprio dei benefici di questo strumento». In pratica, nei primi nove mesi del 2024 «risulta aver beneficiato di una qualche forma di agevolazione il 45,6% delle assunzioni». Quasi una su due.




















































Meno sgravi

Ora, il problema è che Decontribuzione Sud, pur se prorogata fino al 2029, sta andando incontro a una graduale riduzione (che peserà — come paventato da più parti — anche sul suo impatto e dunque sui futuri dati relativi ai nuovi contratti di lavoro). Ecco come: fino al 31 dicembre 2025 è previsto un esonero del 30% della contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro; per gli anni 2026 e 2027 lo sgravio scende al 20%; per gli anni 2028 e 2029 esonero del 10% della contribuzione previdenziale.

Chi sale…

La ripresa occupazionale «è stata sostenuta, in Campania come nel resto d’Italia, dall’effetto traino del settore edile grazie agli incentivi legati al superbonus (anche qui però l’agevoloazione è sul viale del tramonto) e dall’avvio delle opere finanziate dal Pnrr». Nei primi nove mesi del 2024, «il numero dei lavoratori del settore costruzioni è aumentato del 12,4% registrando un saldo netto di 15 mila unità, in linea con le performance dell’anno precedente. Rispetto al 2019, l’occupazione nel comparto è aumentata del 23,6%, rappresentando uno dei principali driver di crescita del lavoro nella regione». Anche il commercio e turismo — che insieme hanno assorbito il quasi il 43% delle assunzioni totali — «mostrano una dinamica molto positiva con una crescita del 6%», soprattutto per merito dei… vacanzieri.

… e chi scende

Di contro «emergono segnali negativi dall’industria manifatturiera, che nei primi nove mesi del 2024 ha visto crollare dell’8,9% la propria base occupazionale. Un dato legato alle criticità specifiche di alcuni settori, ma che rappresenta una incognita rilevante per il futuro, considerata la spinta che proprio il settore industriale aveva dato all’occupazione della regione nell’uscita dall’emergenza».

Più donne, ma non basta

Tra le novità del 2024, «vi è la crescita sostenuta dell’occupazione femminile. Il numero delle lavoratrici è infatti passato da 579 mila a 609 mila, per una variazione del 5,2%, pari a circa 30 mila unità contrattualizzate in più». L’occupazione maschile invece «è aumentata di poco, segnando nei primi nove mesi del 2024 un tiepido +0,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente». Eppure, considerando gli ultimi cinque anni, dal 2019 al 2024, «il tasso di crescita dell’occupazione femminile in Campania (2,9%) risulta ancora di gran lunga inferiore rispetto al resto delle regioni meridionali, che hanno registrato un vero e proprio boom (+6,4%) e al resto d’Italia (3,9%)». Per dirla con i Consulenti del lavoro: «il divario con il resto d’Italia aumenta».

Altro che giovani…

La crescita occupazionale ha avuto impatti differenti sulla popolazione, è spiegato sempre nel dossier presentato ieri, «interessando in particolar modo la componente più adulta. Gli unici dati che consentono una valutazione, fermi al 2023, mostrano come, tra 2019 e 2023, gli incrementi occupazionali più rilevanti si sono registrati tra i 50-64 enni (+10,4%) e tra gli over 64 (+20,2%)». Mentre «la componente giovanile» è cresciuta, nella fascia d’età 25-34 anni, appena del 4,2%. Per quanto riguarda i ragazzi dai 15 ai 24 anni, poi, il responso è addirittura negativo: -2,3% nel quadriennio preso in esame. Per essere ancora più dettagliati, dal 2019 al 2023 in Campania si registra un aumento in valori assoluti di 12 mila contratti di lavoro attivati in favore di giovani dal 24 ai 35 anni. Nello stesso arco di tempo l’incremento nella fascia 50-64 anni ha toccato quota 59 mila. Mentre quello dei sessantacinquenni (e oltre) si attesta a 10 mila. Purtroppo, «il tasso di occupazione dei giovani in Campania si conferma tra i più bassi d’Italia: tra i 15-24, risulta inferiore di quasi 8 punti rispetto alla media-Paese (20,4%)». Tra i 25-34 anni, «la differenza aumenta in modo preoccupante: a fronte di un tasso di occupazione del 46,6% regionale, nel Mezzogiorno il dato sale al 51,2% e in Italia al 68,1%». Quanto ai neet — i ragazzi che non sono coinvolti in un percorso di istruzione o lavoro — «nel 2023 a fronte di una media di 18 ogni 100 giovani in Italia, la Campania ne contava 31, solo uno in meno della Sicilia (32)».

Decrescita intermedia

Nella fascia anagrafica intermedia, dei 35-49 enni, la più numerosa, dal 2019 al 2023 «il numero degli occupati cala di 3,3 punti percentuali, anche a causa di dinamiche demografiche (il calo della popolazione residente) che in questa fascia d’età è risultato particolarmente accentuato».

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Più precari

Stando ai dati Inps relativi alle nuove attivazioni, in regione «negli ultimi dieci anni crescono soprattutto i contratti a termine: questi sono passati da 144.846 del 2014 a 220.825 del 2019 a 280.305 del 2024». All’opposto, «si registra una flessione delle attivazioni dei contratti a tempo indeterminato e di apprendistato (questi passano da 130.281 del 2014, a 130.391 del 2019 a 102.017 del 2024)».

Rischio disoccupazione

«Per quanto le statistiche ufficiali segnalino, per il 2024, una contrazione del livello di disoccupazione nella regione — chiosano i Consulenti del lavoro — vi sono alcuni segnali in controtendenza, che potrebbero preludere, per l’anno in corso, ad una interruzione del positivo trend». Nel 2024, infatti, «la crisi che ha colpito alcuni comparti, ha determinato un incremento significativo del ricorso alla cassa integrazione. Le ore autorizzate nel corso dell’anno sono state 32 milioni, in crescita del 17,1% rispetto al 2023».

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