Frenare uccide: i costi (in salute) delle emissioni non di scarico

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Se pensiamo all’inquinamento prodotto dal trasporto su strada i primi colpevoli che ci vengono in mente sono i gas di scarico: tuttavia le emissioni prodotte dai motori a diesel e benzina non sono le uniche a inquinare l’atmosfera – e nemmeno le più dannose per la nostra salute. Uno studio pubblicato su Particle and Fibre Toxicology getta luce sulle responsabilità delle cosiddette emissioni non di scarico, e in particolare su quelle derivate dall’usura del sistema frenante delle automobili. Secondo quanto scoperto dai ricercatori, le particelle prodotte dal consumo delle pastiglie dei freni sarebbero molto dannose per i nostri polmoni – addirittura più dannose dei gas di scarico dei motori diesel.

Emissioni non di scarico. Secondo un recente report dell’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), in Italia nel 2022 le emissioni non di scarico avrebbero prodotto 10.400 tonnellate di particolato più piccolo di 10 micrometri (quello, cioè, più dannoso per i polmoni). Se è vero che da anni si sta cercando di limitare le emissioni di scarico dei veicoli, quelle non di scarico (che includono anche l’usura degli pneumatici e del manto stradale) sono da poco oggetto di studio e regolamentazione.

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Nella nuova normativa Euro 7, che entrerà in vigore il prossimo 1 luglio 2025, si parla per la prima volta della necessità di regolare anche le emissioni non di scarico che, si stima, nel 2050 rappresenteranno fino al 90% delle emissioni dei veicoli su strada.

Peggio del diesel. Per giungere alle loro conclusioni, gli autori hanno coltivato in laboratorio delle cellule che imitassero quelle della mucosa polmonare; le hanno quindi esposte a particelle emesse da un motore diesel e da un sistema frenante, scoprendo che quelle prodotte dalle pastiglie dei freni sarebbero molto più dannose rispetto a quelle dei gas di scarico, e che alcuni degli effetti nocivi rilevati sarebbero connessi a malattie polmonari come tumore e fibrosi polmonare, asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva.

Il ruolo del rame. Il principale colpevole dei danni alla nostra salute respiratoria sarebbe il rame presente nelle pastiglie, che viene utilizzato al posto dell’amianto da quando questo è stato proibito nel 1992. «Quando abbiamo trattato la polvere dei freni con una sostanza chimica che neutralizza il rame, gli effetti tossici sono diminuiti», spiegano gli autori in un articolo di The Conversation, ricordando che quasi la metà del rame che respiriamo deriva dall’usura dei freni e degli pneumatici.

«Questo significa che il rame è almeno in parte responsabile delle proprietà dannose di queste particelle».

E l’elettrico? I veicoli elettrici non sono esclusi dal problema: normalmente più pesanti, possono generare addirittura maggiori quantità di polvere non di scarico rispetto alle automobili alimentate da motori a diesel o benzina. Sebbene alcuni modelli incorporino dei sistemi di frenata rigenerativa che permettono al motore di accumulare energia rallentando il veicolo, per arrestare totalmente un’automobile è necessario un sistema frenante vero e proprio.

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Mettere un freno (al rame). Gli autori propongono di sviluppare nuove formulazioni per i sistemi frenanti dei veicoli su strada che escludano componenti tossici come il rame, riducendo così le emissioni nocive.

In California e nello Stato di Washington si sta già lavorando in questo senso, e sono state approvate (anche se per il motivo “sbagliato”, ovvero per il danno che il rame arrecherebbe agli ecosistemi marini) delle normative volte alla riduzione del contenuto di rame nelle pastiglie dei freni.





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