Netflix mantiene sempre aggiornate le classifiche delle dieci serie e dei dieci film più visti sulla piattaforma, che sono a loro volta divisi per contenuti “in lingua inglese” e “non in lingua inglese”. Tra le serie TV non in lingua inglese troviamo ad esempio Squid Game, mentre tra le serie TV in lingua inglese invece ci sono le puntate di Mercoledì, creata da Tim Burton con Jenna Ortega nel cast. Nella top 10 dei film più visti su Netflix non in lingua inglese ce n’è anche uno italiano. Alessandro Gassmann compare nel cast e forse lo hai visto anche tu.
Netflix, qual è il film prodotto in Italia più guardato
Si intitola Il mio nome è vendetta, ed è stato diretto da Cosimo Gomez. Si trova al decimo posto della top 10, il che vuol dire che (per una durata di 1 ora e 32 minuti) è stato visto da 56,4 milioni di persone, per un totale di 86,5 milioni di ore. Cifre davvero monstre che solo il contatore di Netflix può registrare.
Nel film, Gassmann veste i panni di Santo, un ex sicario della criminalità organizzata, che dopo aver vissuto nell’ombra per anni in una tranquilla cittadina del Trentino-Alto Adige, è alla ricerca di vendetta insieme alla figlia Sofia, interpretata da Ginevra Francesconi. Sofia è una tranquilla teenager che passa il suo tempo tra partite di hockey, di cui è campionessa, e lezioni di guida off-road. Fino al momento in cui, disobbedendo a Santo, suo padre, lo fotografa di nascosto e pubblica la sua foto su Instagram. Il piccolo post è sufficiente a cambiare le loro vite per sempre. Seguendo la traccia informatica, due criminali entrano nella loro casa e uccidono barbaramente la madre e lo zio di Sofia, dando vita a un regolamento di conti covato per quasi vent’anni. Sofia scoprirà che la verità le è sempre stata taciuta e che Santo nasconde un oscuro passato di affiliato alla N’drangheta. Non senza conflitto, Sofia abbraccerà un’eredità fatta di furia e violenza e si alleerà con il padre per cercare una spietata vendetta.
Ha scritto Stanlio Kubrick su Esquire: “John Wick, appunto, ma senza il cane. Io vi troverò. Man on Fire. Potrei andare avanti all’infinito con il giochino delle influenze più o meno esplicite, e che provengono sostanzialmente tutte da fuori dei confini nazionali. Pur parlando di mafia (’ndrangheta, in realtà), Il mio nome è vendetta non è un film di mafia, non guarda a modelli nostrani ma alla tradizione del thriller all’americana stile ‘uno contro tutti’, della One Man Army, del racconto sempre teso ma tutto sommato rassicurante di come un tizio da solo sia in grado di sterminare un intero esercito se è abbastanza incazzato”. Potete leggere la sua recensione qui.
Quali altri film ci sono in questa classifica? Al primo posto c’è il norvegese Troll, seguito dal francese Under Paris, sugli squali nella Senna; al terzo La società della neve, che racconta il disastro aereo sulle Ande di cui fu protagonista una squadra di rugby nel 1972. Questa la trama di Troll: “Nella remota montagna di Dovre, una gigantesca creatura intrappolata per migliaia di anni si risveglia distruggendo tutto ciò che incontra sul suo cammino verso la capitale della Norvegia. Come fermare qualcosa che dovrebbe esistere solamente nel folklore norvegese?”
Guardo film e gioco a videogiochi, da un certo punto della vita in poi ho iniziato anche a scriverne. Mi affascinano gli angolini sperduti di internet, la grafica dei primi videogiochi in 3D e le immagini che ricadono sotto l’ombrello per nulla definito della dicitura aesthetic, rispetto alle quali porto avanti un’attività di catalogazione compulsiva che ha come punto d’arrivo alcuni profili Instagram. La serie TV con l’estetica migliore (e quella migliore in assoluto) è comunque X-Files, che non ho mai finito per non concepire il pensiero “non esistono altre puntate di X-Files da vedere per il resto della mia vita”. Stessa cosa con Evangelion (il manga).
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