La visita di Stato in Italia del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan (MbZ), ha segnato un capitolo decisivo nelle relazioni tra Roma e Abu Dhabi. L’annuncio di investimenti emiratini per oltre 40 miliardi di dollari, combinato con un Business Forum che ha riunito a Roma 300 imprenditori dei due Paesi, rappresenta un risultato concreto del lavoro diplomatico portato avanti dal governo guidato da Giorgia Meloni. Questo partenariato, che spazia da energia e infrastrutture a difesa e innovazione tecnologica, non è solo un successo bilaterale: proietta l’Italia come attore chiave nel Mediterraneo allargato e apre nuove prospettive di cooperazione globale.
Il percorso che ha portato a questo punto non è stato lineare. Durante il governo Conte II, un divieto italiano sull’esportazione di armi verso gli Emirati aveva scatenato una crisi diplomatica, raffreddando i rapporti con Abu Dhabi. La svolta è iniziata con Mario Draghi, che ha avviato un processo di distensione, ma è con l’insediamento di Giorgia Meloni nell’ottobre 2022 che si è assistito a un’accelerazione significativa. La premier ha investito personalmente nella relazione, compiendo tre visite ufficiali negli Emirati e costruendo un dialogo basato su fiducia e pragmatismo. La cena al Quirinale con il Presidente Sergio Mattarella e gli incontri con le principali aziende italiane – da Eni a Fincantieri – testimoniano la solidità di questa nuova fase.
Al cuore della partnership ci sono settori strategici che riflettono le priorità di entrambi i Paesi. Sul fronte energetico, gli Emirati puntano sull’Italia per rafforzare i propri investimenti nelle rinnovabili, con Masdar pronta a collaborare con Eni ed Enel in vista della COP28, che Dubai ospiterà nel 2025. Infrastrutture e digitale vedono invece l’ambizioso progetto IMEC (India-Middle East-Europe Economic Corridor), un corridoio economico che collegherà India ed Europa attraverso il Golfo, con l’Italia come snodo chiave. Si parla di cavi sottomarini per dati, cybersecurity e tecnologie avanzate, ambiti in cui TIM e altre realtà italiane potrebbero giocare un ruolo di primo piano. In materia di difesa, la cooperazione si concentra su cantieristica navale, sommergibili e sicurezza delle infrastrutture critiche, con Leonardo e Fincantieri tra i protagonisti. Infine, l’intelligenza artificiale e lo spazio emergono come terreni di innovazione condivisa, sfruttando l’avanguardia emiratina e le capacità italiane di ricerca.
I 40 miliardi di investimenti annunciati non sono un traguardo, ma un punto di partenza. Per l’Italia significano un’iniezione di capitali capace di stimolare crescita economica e occupazione, rafforzando il cosiddetto “Sistema Italia” in un momento di competizione globale. Ma c’è di più: la collaborazione con gli Emirati si estende all’Africa, dove il “Piano Mattei” di Meloni – un progetto per promuovere sviluppo sostenibile e partenariati nel continente – potrebbe beneficiare dell’esperienza e delle risorse finanziarie emiratine, già collaudate in Medio Oriente.
L’imprenditore Kamel Ghribi, figura di spicco nel dialogo tra i due mondi, ha elogiato il ruolo della premier: “Meloni ha saputo trasformare la diplomazia in risultati economici tangibili, e la presenza di 300 imprenditori al Business Forum ne è la prova”. Ghribi ha sottolineato anche l’importanza della stabilità geopolitica per il successo di queste intese, un tema cruciale in un contesto segnato da conflitti come quello in Ucraina e dalle tensioni mediorientali.
I vantaggi per l’Italia sono evidenti: oltre agli aspetti economici, il rapporto con gli Emirati diversifica le alleanze strategiche del Paese e ne amplia l’influenza nel Medio Oriente. Tuttavia, non mancano le sfide. La complessità del contesto regionale richiede una politica estera attenta, mentre temi come l’export di tecnologie militari e la sostenibilità degli investimenti impongono un equilibrio tra opportunità e responsabilità.
La visita di MbZ e gli accordi siglati a Roma inaugurano una partnership che va oltre i numeri. È una scommessa su un futuro in cui Italia ed Emirati possono collaborare per la transizione energetica, l’innovazione digitale e la stabilità globale, con un occhio al Mediterraneo e uno all’Africa. Il successo di questa intesa dipenderà dalla capacità di tradurre le promesse in progetti concreti, ma il messaggio è chiaro: Meloni ha aperto una strada che potrebbe ridefinire il ruolo dell’Italia sullo scacchiere internazionale.
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