Se fosse approvato il progetto “Sardegna 1” da Villasimius sarebbe visibile il parco eolico con 37 turbine alte 275 metri. Quali sarebbero gli effetti su paesaggio e turismo?
Dante Sicbaldi (albergatore, titolare di aziende di pesca e pescaturismo): «È l’equivalente di un muro alto centinaia di metri che nasconderebbe l’orizzonte: sarebbe la fine di Villasimius come l’abbiamo conosciuta sino ad oggi. In Sardegna siamo pochi e con uno scarso bisogno di energia, perché vogliono colpire proprio noi? Si delinea un impatto mostruoso a livello ambientale, quello specchio di mare è sulla rotta dei cetacei che sarebbe inevitabilmente modificata. Alle flotte del settore ittico sarebbe sottratto uno spazio vitale, negli alberghi e nei ristoranti si serve il pescato locale: che fine farebbero l’attività e i lavoratori? Progettano di ancorare questi mostri su secche pescosissime infliggendo il colpo di grazia. Oggi sulla strada costiera c’è una vista meravigliosa sull’infinito, domani si vedrà una sfilza di torri eoliche. Una scelta suicida per un Comune e un territorio che hanno costruito con serietà e impegno un’economia florida, mi sento morire solo al pensiero. Vogliamo parlare dei diportisti? Navigare è un po’ come volare, penso al rumore, alle vibrazioni di queste eliche giganti, di colpo il Golfo degli Angeli avrebbe un paesaggio post industriale».
Gianluca Dessì (sindaco): «Le ripercussioni sarebbero mortali per noi che viviamo di ambiente e turismo. Il problema arriva da lontano, da quando il governo Draghi ha varato quel decreto che calpesta ogni ragione di buon senso col tacco di una transizione ecologica violenta. Oggi raccogliamo i cocci. Il problema non è solo l’installazione delle pale, ma la rimozione alla fine del ciclo vitale. Resteranno lì oppure galleggeranno a pezzi nel golfo? Quali sono i vantaggi per i sardi? Tagli in bolletta? Non mi risulta. Società spagnole, americane e norvegesi vengono in Sardegna a fare legna. Le infrastrutture da costruire a terra provocheranno altre ferite, chilometri e chilometri di cavi creeranno altri problemi, come sta accadendo a Selargius con il Thyrrenian link. Il Governo deve modificare le decisioni prese a suo tempo, temperarle in nome della ragion di Stato. L’ha fatto anche di recente su scala nazionale liberando il libico Almasri, accusato di reati infami, lo può fare a maggior ragione per tutelare i cittadini sardi dall’assalto indiscriminato dei progetti eolici».
Sergio Ghiani (presidente del Consorzio turistico, albergatore e agente immobiliare): «Le multinazionali vogliono speculare sulle spalle di imprenditori seri che da mezzo secolo rispettano l’ambiente e le leggi. Creano società di copertura con 10mila euro di capitale che fanno ciò che vogliono. Per modificare una pergola nelle zone Sic – siti di importanza comunitaria – c’è una procedura infinita, mentre per questi obbrobri la strada è breve e in discesa. Noi siamo per l’energia rinnovabile, a Villasimius gran parte degli alberghi e delle ville hanno i pannelli fotovoltaici per l’autoproduzione, ma oggi dobbiamo difenderci dalla speculazione. Cala Caterina è un po’ la nostra Costa Smeralda, le ville costano milioni di euro, ora si scopre che lì l’impatto visivo sarà da brividi. Nel ramo immobiliare la vista mare è fondamentale, moltiplica il prezzo e dalla sera alla mattina vorrebbero innalzare una pala che farebbe crollare le quotazioni di tutta la zona: siamo matti? Così ci tagliano fuori dal movimento turistico mondiale, ci stanno attaccando sul nostro fronte più importante. Tempo fa hanno rimosso giustamente quegli orrendi tralicci da Molentargius andando nella direzione della tutela e ora li vogliono impiantare infinitamente più grandi nel golfo degli angeli: che logica è? Il paese garantisce uno stipendio a migliaia di sardi, sono sicuro che tutti, iniziando dal sindaco, sono pronti ad accamparsi davanti al Parlamento. La Regione e il Governo devono puntare i piedi, altrimenti è meglio che vadano via».
Amedeo Ferrigno (direttore del porto): «Mi sono trasferito da Capri, mi sento sardo a tutti gli effetti. Ho venduto entrambe le destinazioni portuali e Villasimius ha fatto la parte del leone. Grazie a Dio abbiamo una posizione strategica, 750 imbarcazioni vanno e vengono quotidianamente dal porto. Le pale creerebbero un impatto visivo insostenibile e problemi operativi. La navigazione è stata sostituita dall’elettronica, le carte non vengono più lette, il pilota automatico porta le barche a destinazione: un muro di torri obbligherebbe i piloti a prendere i comandi, tanti sarebbero spinti verso altre destinazioni più facili da raggiungere. Il marina di Villasimius ha un sacco di prenotazioni, è in salute, il periodo Covid ci ha aiutato a riportare gli americani, ma così rischiamo di perderli».
Mai incontrati i rappresentanti delle aziende? Cosa vi hanno proposto?
Sicbaldi: «Mai, non so chi siano. Se li incontrassi e mi proponessero l’energia elettrica gratis direi sempre no. Stanno creando un clima insostenibile, così si distrugge un territorio e si affama un popolo. Ci siamo riscattati con il lavoro, vogliono farci ripiombare nella povertà e nell’arretratezza di altri tempi».
Dessì: «Abbiamo creato l’Area marina protetta nel 1998 per proteggere l’ambiente. Villasimius rischia di pagare un prezzo altissimo senza essere coinvolta neppure nella fase istruttoria, è una pazzia. Siamo disperati perché le armi a disposizione dei Comuni sono pochissime. Bisogna trattare con l’Europa, deve farlo il governo. Sono sfiduciato perché questo assalto è ben congegnato con multinazionali che non hanno riguardo per l’Isola».
Ghiani: «Nessun contatto, questi progetti sono stati presentati in sordina. Già il nome che usano non mi piace: cos’è un parco eolico? Il parco è fatto di alberi non di pali di acciaio. Chiamiamolo per quello che è: un’industria che arricchisce solo chi specula senza lasciare nulla in Sardegna».
Ferrigno: «Mai, per fortuna».
Cosa si può fare per bloccare il progetto?
Sicbaldi: «Il coordinamento tra i partiti è fondamentale, devono remare insieme. Abbiamo bisogno di risposte: siamo pronti a una protesta dura, senza sconti».
Dessì: «Soltanto lo Stato può intervenire. Si profila un danno economico e ambientale senza precedenti. Tutti, ma proprio tutti i partiti devono intervenire immediatamente».
Ghiani: «La situazione è talmente grave che il governo è obbligato a trattare con l’Europa un alleggerimento della transizione ecologica, altrimenti insostenibile. L’hanno fatto per le auto – che potranno essere vendute dopo il 2035 anche se non elettriche -, affrontino il problema dell’eolico. I danni all’economia sarebbero enormi, divamperebbe una tensione sociale pericolosissima».
Ferrigno: «La montagna è difficile da scalare, ma volere è potere, quindi sì, penso che si possa cambiare il destino».
Credete nella via giudiziaria?
Sicbaldi: «Me lo auguro, ma non sono convinto».
Dessì: «Sono contento che qualcuno batta questa strada, ma penso che l’unica soluzione sia la mediazione con l’Europa. Ci dev’essere la volontà politica di trovare una soluzione. Va rivisto il Green deal, così si uccide il mondo».
Ghiani: «L’Europa deve intervenire, però è giusto che la magistratura controlli tutte le pratiche per capire se ci sono state irregolarità. Già il fatto che le società abbiano un capitale sociale insignificante, 10mila euro nonostante il business miliardario, è sospetto. Se costruisco un albergo do una dotazione finanziaria adeguata alla società che lo possiede, non 10mila euro».
Ferrigno: «Mi auguro che la magistratura possa bloccare questo scempio, anche se ne dubito. È un problema esclusivamente politico».
Dove mettereste gli impianti?
Sicbaldi: «L’eolico è davvero impattante, le pale andrebbero autorizzate solo con il benestare delle comunità. I pannelli invece li metterei sui tetti, nei parcheggi».
Dessì: «Le torri eoliche devono avere un piccolissimo impatto sulla Sardegna, la soluzione sono i pannelli fotovoltaici con un sistema di incentivi per i cittadini. Stiamo lavorando per creare una comunità energetica per le esigenze di cittadini e imprese».
Ghiani: «Le pale eoliche non sono compatibili con la Sardegna. Sugli altri sistemi per produrre energia rinnovabile la valutazione andrebbe fatta Comune per Comune: gli amministratori pubblici conoscono l’eventuale compatibilità meglio di chiunque. Comunque, sarebbe fondamentale eliminare le royalties pagate in bolletta dai cittadini a queste finte società green: guadagnino dall’energia che riescono a vendere sul libero mercato, punto. Sarebbe un calcio alla speculazione, i progetti si fermerebbero».
Ferrigno: «In Sardegna bandirei l’eolico, a terra e in mare».
Paolo Carta
Marco Noce
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