Geologo bresciano riapre una miniera in Sardegna ricca di fluorite, strategica per batterie al litio e transizione ecologica

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di
Pietro Gorlani

Umberto Gioia ha investito decine di milioni a Silius sito chiuso da tempo; l’iter è durato oltre 11 anni. Il via all’estrazione previsto entro un anno: ci sono riserve di fluorite per oltre 3 milioni di tonnellate

Conto e carta

difficile da pignorare

 

È merito di un bresciano, il geologo Umberto Gioia, se a breve in Italia riaprirà la prima miniera italiana sotterranea, dopo la raffica di chiusure degli anni 80’ e 90’. Si tratta del sito di Silius, a 50 chilometri da Cagliari, al cui interno giacciono ancora oltre 3 milioni di tonnellate di fluorite, minerale preziosissimo visto che è un componente strategico per la transizione ecologica, essendo utilizzata, in combinazione con altri materiali, quale elettrolita nelle batterie agli ioni di litio.

Un iter lunghissimo quello intrapreso dal dottor Gioia e durato una dozzina d’anni, fino alla concessione ottenuta nel 2023 dalla Mineraria Gerrei, società nata da un’associazione temporanea di impresa tra la Sma Srl di Castegnato (che è di Gioia) e la bergamasca Edilmac srl di Gorle (di proprietà di Matteo Maccabelli), con cofinanziamenti di Aruba, leader in Italia dei servizi cloud. Nel sito sono stati investiti quasi cinquanta milioni di euro e saranno impiegati un centinaio di addetti. «Sono serviti oltre 11 anni per ottenere i titoli autorizzativi nonostante il territorio fosse fortemente favorevole alla riapertura e nonostante l’assenza di qualsivoglia vincolo ambientale entro l’area di concessione» ha spiegato Gioia al Corriere della Sera. Con la sua società punta ad estrarre (l’obiettivo è partire entro la fine del 2025) almeno 70 mila tonnellate l’anno di fluorite ma anche 6800 tonnellate di galena. 




















































Una spinta in più all’apertura è arrivata anche dal decreto Materie Prime Critiche 84 del 2024, pensato per diminuire la dipendenza da sud America, Africa e Cina di quei minerali fondamentali alla transizione ecologica e al futuro della tecnologia. L’Italia non è terra ricchissima di terre rare, ma l’obiettivo è sfruttare quello che c’è.

«Le materie prime critiche sono fondamentali per l’industria europea e il decreto recepisce una precisa esigenza di garanzia dell’approvvigionamento di questi materiali essenziali. L’attrattività di nuove iniziative minerarie per gli investitori passa non solo attraverso una semplificazione delle procedure autorizzative ma anche — e soprattutto — attraverso regole chiare d’ingaggio del territorio, in modo da evitare contrapposizioni e favorire una corretta informazione» prosegue Gioia. Stando ai diversi servizi giornalistici (Rai in testa) che annunciano la riapertura della miniera, pare che il territorio sardo abbia recepito in modo positivo le opportunità lavorative ed economiche ma anche le garanzie ambientali promesse.

La sfida principale del manager bresciano è proprio quella di far capire alla popolazione che questi siti estrattivi garantiscono presidi di sicurezza e ambientali di altissimo livello, distanti anni luce dalle condizioni infernali delle miniere presenti in Africa e Sud America, che arricchiscono note multinazionali. Per questo chiede un surplus d’impegno alle istituzioni. «Le nuove norme dovrebbero affrontare in modo organico anche il tema dell’accettazione sociale dell’attività mineraria: diversi progetti relativi a materie prime critiche e strategiche, avviati in diverse Regioni (Lombardia, Piemonte, Liguria, Lazio) stanno affrontando significative opposizioni da parte delle comunità locali, in parte anche per problemi di disinformazione e scarsa conoscenza dei moderni processi produttivi. Il nuovo decreto non prevede comunque deroghe rispetto ai criteri di compatibilità ambientale e di rispetto delle condizioni di sicurezza, i cui costi sono molto onerosi» chiude Gioia.

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22 febbraio 2025 ( modifica il 22 febbraio 2025 | 18:24)

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