Corone, diademi e tiare: significati e differenze

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“[…] Avevano bisogno di gioielli, dovevano indossare gioielli. I gioielli erano parte del loro modo di vivere”. A parlare è lo storico Vincent Meylan, l’occasione è l’asta tenutasi lo scorso anno alla Sotheby’s Luxury Week di Ginevra dal titolo Vienna 1900: An Imperial and Royal Collection. La Vienna del Diciannovesimo secolo, capitale di arti e tecniche moderne, città del “modernismo ideale” di Klimt e dello Jugendstil – lo “stile giovane”– fu anche epicentro di balli ed eventi mondani condotti a ritmo di valzer. Re, regine, principi, principesse, duci, granduchi, arciduchi e, naturalmente, gioielli, ne erano i protagonisti. Indossare un pezzo di stoffa senza ornamento era impensabile: È stata un’era di rappresentazione, un tempo in cui le persone si travestivano. Lo facevano per impressionare, per esibirsi, per adornare il ruolo che era stato dato loro, puntualizza Andres White Correal, Vice Presidente della casa d’aste Sotheby’s.

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Tim Graham//Getty Images

La Principessa Diana sistema la sua tiara durante un banchetto in Nuova Zelanda, 1983.

Un’era, insomma, di abiti da ballo, completi eleganti, paillettes e perline, in cui i gioielli esaltavano e distinguevano le singole personalità. E non parliamo tanto, o solamente, di anelli, orecchini e collane, quanto dei gioielli posti sul capo: corone, tiare e diademi. Accomunate dalla posizione, queste si identificano come simboli di regalità, da ricondursi a personaggi e famiglie note, quali i reali di Inghilterra, gli Asburgo d’Austria, la Casa dei Savoia o, ancor prima, la corte dell’Impero Napoleonico. Più di recente, il catalogo si è allargato a figure di stato, personaggi istituzionali, membri dell’alta società e del jet set hollywoodiano. La stessa Grace Kelly, prima di assumere il ruolo di Principessa di Monaco, affermava di avere sempre con sé qualche gioiello infilato nella sua Hermès, per ogni evenienza. Accanto a lei possiamo citare Audrey Hepburn e Liz Taylor, che sul set e nella trama reale della vita hanno adornato i loro capi con gioielli da museo.

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Dalla tiara di diamanti con finiture di boccioli indossata dalla principessa Anna (Audrey Hepburn) in Vacanze Romane (1953) alla Cambridge Lover’s Knot sulle teste coronate della Regina Elisabetta, di Lady Diana e, in epoca recente, di Kate Middleton, corone, tiare e diademi rimangono un simbolo di nobiltà e istituzione, allargatosi, nell’immaginario popolare, all’alta società dello spettacolo. Eppure, nonostante il lento sfumare delle rigide tradizioni regali in uno spettro di uso “comune”, un certo distinguo rimane.

La Corona

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Samir Hussein//Getty Images

Re Carlo III e la Regina Camilla sul balcone di Buckingham Palace dopo la cerimonia di incoronazione a Westminster Abbey. Londra, 6 maggio 2023.

Simbolo del potere regale, riservata ai monarchi regnanti, le caratteristiche distintive della corona includono una forma circolare completa e l’uso di materiali e gemme preziose. Zaffiri, rubini, perle e diamanti ne fanno il “gioiello supremo” fin dall’antico Egitto, dove rappresentava il potere divino dei faraoni. Dunque, una tradizione remota, che prosegue in età greco-romana, quando le corone costituivano premi per atleti, artisti o guerrieri. Il Medioevo e il Rinascimento, ne fecero un emblema di autorità monarchica, stella luminosa delle cerimonie di incoronazione.

Nel tempo, il design si è evoluto da semplici modelli in metallo a veri e propri capolavori artistici, conservando allo stesso tempo un forte valore simbolico legato alle tradizioni storiche e culturali. Basti pensare alla Corona di Sant’Edoardo, protagonista tutt’oggi delle incoronazioni britanniche: realizzata nel 1661 per Carlo II, è decorata con oro massiccio e pietre preziose, come diamanti e zaffiri, e pesa circa 2,23 kg. O, ancora, la Corona di Stato Imperiale del Regno Unito: composta da 2.868 diamanti, 17 zaffiri, 11 smeraldi, 269 perle e 4 rubini, viene indossata dal monarca in carica quando lascia l’Abbazia di Westminster dopo l’incoronazione e, in seguito, durante occasioni di rilevanza nazionale.

Il Diadema

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Max Mumby/Indigo//Getty Images

La Principessa del Galles lascia Kensington Palace per partecipare a un banchetto di Stato a Buckingham Palace. Londra, 23 ottobre 2018.

Oggetti opulenti, da occasione, per lo più decorati con pietre preziose, diamanti e perle, i diademi devono il loro nome al verbo greco greco diadeo (διαδέω), ‘legare attorno’. Il termine, da considerarsi una versione ridotta della corona – per questo si usa anche il vezzeggiativo coronet può riferirsi a copricapi sia circolari che semicircolari. Nella Grecia classica i diademi ornavano i il capo di statue sacre, membri dell’aristocrazia, atleti e guerrieri vittoriosi. Allora, si trattava per lo più di composizioni naturalistiche a forma di ghirlanda, arricchite da fiori e spighe di grano, la cui tradizione proseguì fino alla fine dell’Impero romano, quando la regalità e i suoi simboli scolorarono nella dimenticanza.

E in effetti il diadema o coronet per come lo conosciamo oggi scaturì dalla nuova aristocrazia del Diciottesimo secolo, quando accanto a titoli e nomine fiorì anche un rinnovato interesse per il classicismo e le sue arti. Fu così che a ogni rango venne assegnato un particolare stile di diadema: un cerchio argentato con otto foglie di fragola per duchi e duchesse; quattro foglie di fragola e quattro sfere d’argento per marchesi e marchese; un cerchio argentato con sei perle per baroni e baronesse, e così via. Accanto agli stili della tradizione, nel Ventesimo secolo i diademi entrarono nel circolo delle mode, dove si iniziarono prediligere modelli leggeri, fino a evolversi negli aigrette degli anni Venti, vale a dire diademi sottili ornati da una piuma sul davanti.

La Tiara

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Julian Parker//Getty Images

La Regina Silvia e la Principessa Vittoria di Svezia alla cerimonia di consegna dei Premi Nobel presso la Stockholm Concert Hall. Stoccolma, 2006.

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Se la base della corona è sempre un cerchio completo, la tiara ha forma semicircolare. Se la corona può essere indossata unicamente da re e regine, la tiara può essere indossata da chiunque. Risalente all’Antica Grecia e poi traghettatasi nella storia romana, dove il suo uso si sovrappone a quello del diadema, la tiara – a differenza della corona e del diadema – non rappresenta un simbolo di ricchezza o di posizione sociale. Piuttosto, si tratta di un gioiello prezioso, da occasione, solitamente sfoggiato per eventi dal carattere formale. L’unico requisito storico noto in merito al suo uso è che si posi sul capo di donne già maritate – ma si tratta, naturalmente, di una tradizione non più osservata. Quanto ai modelli più noti, ricordiamo la Spencer Tiara: tramandata dalla famiglia Spencer, composta da diamanti montati su una struttura in oro e argento, venne indossata dalla Principessa Diana in occasione del matrimonio con il re Carlo (1981).

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