Anche Goldoni può essere thriller

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Quando si dice che la cultura è un ponte, sembra una frase fatta. Lo è, se usata a sproposito, per operazioni di facciata, ma rivela tutta la verità nel caso di scambio proficuo, che arricchisce le parti in dialogo per un comune obiettivo. Un ponte è lo spettacolo nato da un progetto internazionale della Fondazione Teatro Stabile del Veneto -Teatro nazionale con il Dramma italiano del Teatro nazionale croato di Fiume-Rijeka. Ha debuttato lo scorso 1º febbraio al teatro Ivan de Zajc di Fiume, sala ottocentesca che vanta affreschi, sul soffitto, di Gustav Klimt. Chi scrive, presente alla rappresentazione, può testimoniare che si è trattato di una festa non solo della cultura, ma della comunità italiana di una città che tante vicende e una lunga storia ci fanno sentire vicina al cuore. È andato in scena – prima in Croazia con tre repliche a Fiume e due al Teatro Popolare Istriano di Pola, poi in Slovenia al Teatro Tartini di Pirano per due sere, e finalmente in Italia a Venezia, con due repliche al Goldoni: ora è in cartellone al Verdi di Padova fino al 23 febbraio – il patrimonio comune Carlo Goldoni, drammaturgo veneziano che con pochi altri, uno è William Shakespeare, è stato fulcro di un drastico rinnovamento teatrale.

Il suo La moglie saggia, che appunto ha debuttato con rappresentazione, può testimoniare che si è trattato di una festa non solo della cultura, ma della comunità italiana di una città che tante vicende e una lunga storia ci fanno sentire vicina al cuore. È andato in scena – prima in Croazia con tre repliche a Fiume e due al Teatro Popolare Istriano di Pola, poi in Slovenia al Teatro Tartini di Pirano per due sere, e finalmente in Italia a Venezia, con due repliche al Goldoni: ora è in cartellone al Verdi di Padova fino al 23 febbraio – il patrimonio comune Carlo Goldoni, drammaturgo veneziano che con pochi altri, uno è William Shakespeare, è stato fulcro di un drastico rinnovamento teatrale. Il suo La moglie saggia, che appunto ha debuttato con gran successo a Fiume, e continua a ottenere il plauso della critica e del pubblico, venne scritta nel 1752 ed è, ricorda il regista Giorgio Sangati, «una delle sue opere più singolari, un Goldoni horror, più nordico che mediterraneo». Anticipa Henrik Ibsen, arriva a dire Sangati, ma senza che allo spettatore manchi l’effetto comico connaturato all’autore di La locandiera (di cui questo spettacolo-ponte costituisce in un certo modo il contraltare). Rosaura, la moglie saggia se non addirittura diabolica, è Camilla Semino Favro; suo marito Ottavio, gran farfallone, è Ivan Alovisio; la conturbante Beatrice, che rimanda per più di un tratto a una Crudelia De Mon ante litteram o alla Glenn Close del film Le relazioni pericolose, è Olga Rossi. Tutti attori bravi, anche Aurora Cimino (Corallina), Riccardo Gamba (Brighella), Stefano Iagulli (Lelio), Giuseppe Nicodemo (Pantalone), Alberto Olinteo (Arlecchino), Andrea Tich (Florindo). Notevoli, per aderenza alle sfumature psicologiche dei personaggi, i costumi di Manuela Paladin Šabanovic, che punteggiano le scenografie minimaliste di Marco Rossi e Francesca Sgariboldi.

Siamo di fronte a uno spettacolo riuscito, un Goldoni rimesso al centro delle attenzioni culturali contemporanee. Speriamo che La moglie saggia prosegua la tournée in altre piazze e che altri teatri importanti si accorgano di una messinscena per la quale devono essere orgogliosi il presidente del Teatro Stabile del Veneto, Giampiero Beltotto, il direttore dello stesso ente teatrale, Claudia Marcolin, e il direttore del Dramma Italiano di Fiume, Mirko Soldano. Ha detto Beltotto: «Fare sistema è ormai fondamentale, sul territorio così come in Europa. Grazie a rapporti di coproduzione con grandi istituzioni, come quello con il Teatro nazionale di Rijeka, e a progetti di cooperazione internazionale, lo Stabile del Veneto sta dando prova di avere intrapreso un percorso internazionale ampio e autorevole, partendo da una solida base regionale. Inoltre, da quest’anno il nostro teatro è entrato a far parte della ETC- European Theatre Convention, la rete dei principali teatri europei che ci per metterà di aumentare occasioni di scambio e rafforzare le nostre relazioni in Europa». E Claudia Marcolin: «Venezia e Fiume hanno molto in comune, sono due città che guardano al mondo attraverso la storia, gli scambi commerciali e la cultura. La messa in scena del lavoro di Goldoni rappresenta una preziosa occasione di dialogo tra i popoli. Il nostro impegno in Europa non guarda però solo alle coproduzioni. Abbiamo avviato progetti di cooperazione internazionale, in particolare con l’Europa dell’Est, per lavorare su temi come l’innovazione e l’inclusione sociale. Siamo partner di Romania e Germania in un progetto che interseca il teatro di Shakespeare con il tema della salute mentale per i giovani, mentre con Serbia e Polonia stiamo lavorando a un percorso che coinvolgerà giovani artisti emergenti, compresi artisti con disabilità o provenienti da contesti di emarginazione». Non ci sarà solo il Goldoni di Sangati come ponte, con «la sua lingua che è memoria, che è viva, con i registri alti e bassi del popolo», ha detto Mirko Soldano, direttore del Dramma Italiano di Fiume. Dal Veneto e Venezia, area geografica che storicamente è sempre stata protesa verso l’esterno, basti vedere i segni culturali, e artistici lasciati in tutto il bacino Adriatico, ci si aspettano altri progetti adatti a quel riassunto del mondo che è il teatro. Su il sipario, popoli di buona volontà.

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