Allarme per i piccoli comuni in Puglia: sono 88 a rischio scomparsa

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Nel cuore dell’Italia, lontano dalle luci scintillanti delle metropoli e dai ritmi frenetici delle grandi città, si nascondono le aree interne caratterizzate dai piccoli comuni, quelli con meno di cinquemila abitanti: borghi molte volte bellissimi immersi in contesti paesaggistici meravigliosi, ma anche centri amministrativi che vivono di criticità economiche e gestionali da mettere a repentaglio il loro futuro Istituzionale.

Questi angoli meno conosciuti del Paese comprendono 5.521 piccoli comuni (che rappresentano quasi il 69,9% di tutti i Comuni italiani) e, come detto, sono caratterizzati da un panorama demografico sempre più complesso.

Il Piemonte è la regione che ha il maggior numero di Piccoli Comuni. Ne conta 1.045, cioè il 18,91% del totale nazionale, seguita dalla Lombardia con 1.035.

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In Puglia sono 88 le amministrazioni comunali (su 257 Comuni totali) sotto i 5 mila abitanti. Si trovano soprattutto in Salento e nel Foggiano. Proprio in Capitanata, sui Monti Dauni, a 726 metri sul livello del mare, si trova Celle San Vito che, con una popolazione di 144 residenti, rappresenta il più piccolo paese della Regione Puglia. Un piccolo centro urbano dove si parla anche il franco provenzano ma dove i pochi residenti non possono contare su diversi servizi. È assente una scuola , non c’è un ospedale e manca anche la fibra ottica. A tal riguardo, dopo l’appello del sindaco Palma Maria Giannini, che nei giorni scorsi aveva lamentato l’inesistenza di una connessione veloce, anche Celle di San Vito avrà presto una connessione internet più stabile. La promessa è arrivata da Infratel, la società che dovrebbe occuparsi di completare le operazioni che consentiranno anche al più piccolo comune pugliese di avere la connessione alla banda ultralarga di internet.

Ma in realtà questi piccoli Comuni vivono troppo spesso situazioni di concreta difficoltà, accentuate dalla loro dimensione, che impediscono alle amministrazioni di incidere in un vero cambio di passo nella gestione di situazioni difficili come il dissesto finanziario. I sindaci di queste mini-amministrazioni, dunque, sono da considerare eroi quotidiani. Hanno spesso mezzi e uomini limitati, risorse scarsissime, devono arrangiarsi come possono, i dipendenti devono essere multifunzionali. O così o si affonda. E sono soprattutto i paesi collocati in zone di montagna ad essere costretti a combattere tutti i giorni con difficoltà di ogni genere perché spesso lontani dai centri urbani più attrezzati e con una viabilità che lascia a desiderare.

«Gli oltre cinquemila piccoli Comuni italiani, in particolare i 88 presenti in Puglia – conferma Noè Andreano, vicepresidente di Anci Puglia e sindaco di Casalvecchio di Puglia, il comune della Capitanata con poco più di 1.500 abitanti – si trovano di fronte a una crisi senza precedenti, caratterizzata non solo da un drammatico spopolamento ma anche dal rischio di estinzione. Questa situazione è aggravata dalla riduzione dei servizi essenziali, che aumenta il divario economico rispetto alle aree metropolitane».

Da parte della Regione Puglia non manca l’attenzione per queste piccole realtà collocate spesso in zone di montagna e costrette a combattere tutti i giorni con difficoltà di ogni genere perché spesso lontane dai centri urbani più attrezzati e con una viabilità che lascia a desiderare.

Sul finire dello scorso anno, per esempio, è stato pubblicato un avviso pubblico destinati ai Comuni con popolazione fino a 5 mila abitanti per permettere la pubblicazione «dati aperti» con sistemi automatici sul portale regionale dedicato.

«Per affrontare questa emergenza – continua il sindaco Noè Andreano – è fondamentale un cambio di paradigma nella gestione delle politiche locali. È necessaria una “legislazione differenziata” che riconosca le specificità delle aree interne e montane, attraverso riforme strutturali e misure mirate per garantire la sostenibilità economica e sociale dei piccoli Comuni, dove vivono circa 10 milioni di cittadini».

La mancanza di servizi in queste aree interne le rende meno vivibili per le famiglie, specialmente se hanno figli a carico. Da ciò deriva il progressivo spopolamento: dove c’erano i campi da coltivare oggi spesso i boschi hanno riconquistato ettari di territorio. I giovani dai piccoli comuni se ne vanno. E per di più di giovani ne nascono sempre meno. E così succede che i piccoli borghi rischiano di sparire. Il rischio è che rimangano lì solo gli anziani, e quando questi ultimi non ci saranno più ecco che di quei piccoli comuni non rimarranno che le rovine. Rovine che, col tempo, i boschi inghiottiranno.

«È urgente, pertanto, adottare misure straordinarie per garantire pari opportunità di sviluppo e preservare il patrimonio culturale di questi territori – conclude il vicepresidente di Anci Puglia – Tra le soluzioni proposte dall’Anci vi è la trasformazione della Strategia nazionale aree interne (Snai) in misura ordinaria, per assicurare uno sviluppo sostenibile e inclusivo. Inoltre, l’Agenda Controesodo mira a rivitalizzare queste aree attraverso il potenziamento dei servizi essenziali e la valorizzazione delle risorse locali».

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