Abruzzo, 550mila pazienti in fuga verso le cliniche del Nord

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PESCARA. «Le dimissioni in mobilità passiva extraregionale dei residenti in Abruzzo, sono prodotte in prevalenza da strutture di tipo privato rispetto alle strutture pubbliche (56% contro il 44%)», scrive l’Asr nel report 2023, l’ultimo pubblicato dall’Agenzia regionale diretta da Pierluigi Cosenza. Ma la percentuale favorevole alle cliniche private del Nord sale al 69,5% – sottolinea l’Agenas, Agenzia sanitaria nazionale – per le prestazioni d’alta complessità. E ancora: su 30.881 pazienti abruzzesi costretti, di fatto, a curarsi fuori regione nel 2023, ben 17.268 risultano dimessi da strutture private. Parliamo di un solo anno sui quindici che abbiamo analizzato nella nostra inchiesta giornalistica cominciata ieri sulle pagine del quotidiano dell’Abruzzo. Una indagine che ha svelato una voragine complessiva di oltre 800 milioni di euro e una fuga di 550mila pazienti. Dati choc partiti da una delibera della struttura commissariale che, nel 2010, gestiva la sanità in Abruzzo.

Ma ogni anno in più che passa, il buco si allarga. Nel 2023, infatti, la Mobilità passiva ha generato una spesa per la Regione di oltre 138 milioni di euro con un saldo negativo di meno 60 milioni se si compensa la cifra con le entrate da mobilità attiva. «I dati di mobilità interregionale verso il privato accreditato sono potenzialmente di particolare interesse. Tale mobilità, infatti, genera costi e correlati debiti per la Regione di provenienza del paziente e margini potenzialmente negativi», rimarca l’Asr lanciando l’ennesimo segnale d’allarme. La distribuzione dei ricoveri per disciplina e per tipo di strutture fuori Regione, peraltro, mostra che le dimissioni da reparti di “Ortopedia e Traumatologia”, “Recupero e Riabilitazione” e “Lungodegenti” vengono effettuate soprattutto da strutture private rispettivamente con il 72%, 93% e 86%.

Quali sono le Regioni che si arricchiscono di più sulle spalle dell’Abruzzo? Dove fuggono maggiormente i nostri pazienti per curarsi? Dove li conduce il treno della speranza?

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CHI CONGOLA.

Sono quattro le regioni d’Italia che si assicurano le fette più grandi della torta della Mobilità passiva. I ricoveri effettuati dai cittadini abruzzesi fanno arricchire Marche, Emilia Romagna, Lombardia e Lazio. Nelle prime tre i ricoveri sono in prevalenza di tipo chirurgico e rispettivamente del 65, 5%, il 75,5% ed il 71,3%; nella quarta, invece, risultano principalmente di tipo medico (56,2%). Ma dietro le percentuali ci sono cifre a sei zeri, costi impressionanti per le casse della sanità della Regione Abruzzo. Nel 2023, infatti, il Lazio ha incassato dalla Mobilità passiva abruzzese la bellezza di 36.612.039 euro (di cui 26.345.268 di euro per ricoveri chirurgici e 10.266.771 per le prestazioni mediche); le Marche: 35.626.568 euro (chirurgici 24.280.330 e medici 11.346.238); l’Emilia Romagna: 27.234.376 euro (23.601.245 chirurgici e 3.633.131 medici); la Lombardia: 11.473.360 euro (chirurgici 9.535.211 e medici 1.938.149). Un fiume di denaro dirottato altrove: dall’Abruzzo verso gli ospedali pubblici e, soprattutto, l’ospedalità privata del Nord Italia.

Accade da quindici anni, e continuerà ad accadere se la Regione non risolverà il problema con accordi di confine e percentuali maggiori da riservare ai budget per la spesa sanitaria accreditata. Ovvero quella quota che dal 2010 fino ad oggi è scesa dall’8,5% al 4,7%, cioè da oltre 200 milioni di euro a 140 milioni l’anno, creando l’illusione, e solo questa, di una benefica spending review che invece è un regalo alle cliniche private di altre regioni. Perché quella spesa, decurtata in Abruzzo, ha incrementato, negli anni successivi al 2010, il mostro della Mobilità passiva fino a un saldo negativo record che, nel solo 2023, ha generato una doppia voragine di 105 milioni di euro per le Drg (raggruppanti omogenei di diagnosi) chirurgiche e 33.035.792 di euro per le mediche. Dov’è il risparmio?

L’ORTOPEDIA DOCET.

L’ultimo aspetto su cui indagare è la “quantificazione economica delle attività di ricovero”. In parole semplici, quali solo le maggiori prestazioni sanitarie extraregionali che, in Abruzzo, alimentano la macro spesa della Mobilità passiva?

Quali cure cercano gli abruzzesi che si spostano prevalentemente verso le strutture sanitarie private di Emilia Romagna, Lombardia, Marche e Lazio? Il report dell’Asr offre un quadro dettagliato dei tipi di ricoveri extraregionali con i relativi costi. In cima alla lista delle principali Major diagnostic category (Mdc) spicca la voce “malattie e disturbi del sistema muscolo scheletrico”.

L’Ortopedia docet con il 25,30% dei ricoveri fuori regione, un paziente su quattro, e con una spesa per la Regione Abruzzo che nel 2023 ha superato quota 41,5 milioni di euro. Subito dopo, scorrendo la classifica che riportiamo nella tabella in pagina, troviamo sul podio le malattie dell’apparato cardiocircolatorio (10,30% pari a un costo di circa 22 milioni di euro, con una prevalenza di interventi sulle valvole cardiache) e i disturbi del sistema nervoso (7,83% per 14 milioni di euro).

Infine, indagando sulla distribuzione delle prestazioni nelle varie strutture sanitarie di fuori regione, balza agli occhi un dato: le cliniche private del Nord fanno cassa a spese dell’Abruzzo prevalentemente con gli «interventi su spalla, gomito o avambraccio», gli «interventi sul piede» e, in generale, restando in questo ampio raggruppamento di diagnosi, con le «sostituzioni di articolazioni maggiori o reimpianti degli arti inferiori», come per esempio le protesi d’anca. Voci, queste ultime, che vanno a incidere sul budget della sanità abruzzese per una spesa di 11 milioni di euro. Ma, come si legge del report dell’Asr: «Al momento non vi sono sufficienti evidenze sulla correlazione tra una migliore qualità e l’offerta di assistenza fuori regione». Vale la pena ricordarlo.

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