Pronta la mossa dello zar a tre anni dall’invasione: «Annuncerà la vittoria»

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Lunedì 24 febbraio cadrà il terzo anniversario della guerra in Ucraina, e secondo la Bild e il Kyiv Independent, che citano come fonte i servizi segreti ucraini, Vladimir Putin ne approfitterà per annunciare la vittoria contro l’Ucraina e la Nato. Ieri sera il settimanale francese Le Point annunciava anche una visita di Donald Trump a Mosca il 9 maggio, giorno della celebrazione russa della vittoria nella Seconda guerra mondiale. Non ci sono conferme, anzi, secondo l’agenzia Bloomberg poche ore dopo Trump ha negato che andrà, ma vedere il presidente russo e quello americano assistere insieme alla parata sulla Piazza Rossa farebbe rabbrividire i responsabili di molti governi non solo in Europa, ma anche a Pechino.

LA PROPAGANDA
La celebrazione della vittoria è per ora solo propagandistica: nessuna tregua è stata ancora firmata e le battaglie continuano. I russi sono arrivati ieri a cinque chilometri dall’oblast di Dnipropetrovsk, un’area industriale che diventerà la quinta regione ucraina con presenza russa. I negoziati saranno ora ancora più difficili per Kiev, ma secondo il consigliere per la Sicurezza nazionale americano Mike Waltz, il presidente Volodymyr Zelensky è pronto ad «abbassare i toni» e a firmare «entro pochi giorni» l’accordo sui minerali che Trump gli ha chiesto.

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LE CIFRE
Waltz ha confermato che l’Ucraina dovrà cedere agli Stati Uniti 500 miliardi di dollari di terre rare, «per far recuperare ai contribuenti americani parte dei 175 miliardi di dollari investiti nella difesa dell’Ucraina». Si tratta soprattutto di alluminio, gallio e trizio, essenziali per le tecnologie avanzate, la ricerca nucleare, i semiconduttori e le applicazioni militari. Il consigliere per la Sicurezza ha aggiunto che c’è una bella differenza tra l’aiuto americano e quello europeo. Gli americani hanno speso soldi veri, mentre quelli degli europei erano costituiti «da prestiti spesso rimborsati attraverso gli interessi sui beni russi congelati».

Trump ha ribadito ieri di avere avuto «ottimi colloqui con Putin» ma «non così buoni con l’Ucraina», che usa toni forti, ha aggiunto, ma «ha poche carte da giocare». Il piano di pace sembra comunque già deciso. Putin vuole le quattro province finora occupate, anche se molta parte del loro territorio è ancora libero. Chiede la smilitarizzazione dell’Ucraina e nessun accordo militare di Kiev con altri paesi, quindi niente Nato. Zelensky è ormai rassegnato a dover cedere territori ai russi e terre rare agli americani, ma non si fida e pretende anche garanzie di sicurezza per il futuro. Putin non poteva porre fine a questa guerra senza proclamare di averla vinta. Centinaia di migliaia di soldati torneranno a casa e chiederanno conto della ragione per la quale almeno 800 mila loro compagni sono morti. Le conquiste territoriali e i nuovi equilibri geopolitici dovranno dimostrare che ne è valsa la pena. Ma mentre la propaganda russa e americana continua a ribadire che è stata l’ostinazione di Zelensky a complicare tutto, molti analisti militari non sono così sicuri che la Russia, nel terzo anniversario dell’invasione, si trovi davvero in condizioni di superiorità rispetto all’Ucraina. L’International Institute for Strategic Studies britannico, massima autorità mondiale sui conflitti, aveva previsto che Putin avrebbe potuto sostenere la guerra per non più di tre anni e ha ribadito l’anno scorso che la Russia avrebbe raggiunto «un punto critico di esaurimento» già nel 2025. Dello stesso parere è anche Hans Petter Midttun, ex comandante militare della Norvegia e studioso della guerra in Ucraina. La Russia al ritmo attuale di avanzamento avrebbe bisogno di altri due-quattro anni per occupare i 24 mila chilometri quadrati di territorio ancora libero negli oblast che pretende da Kiev. Al tasso di perdite registrato nel 2024, l’avanzata costerebbe tra 1,3 e 2,2 milioni di morti e feriti, un bilancio difficilmente giustificabile tra la popolazione. Secondo Midttun, che fa parte di un think-thank sull’Ucraina, l’economia di guerra della Russia è vicina al collasso: le spese per il conflitto avrebbero superato nel 2025 quelle complessive per sanità, istruzione e politiche sociali. L’ultimo bilancio approvato da Putin ha destinato il 32,5 per cento alla difesa nazionale e per la presidente della Banca Centrale Russa, Elvira Nabiullina, «lo scenario attuale è di stagflazione e sarà possibile fermarlo solo a costo di una profonda recessione».

LA DEBOLEZZA
Trump sta dunque facendo un favore anche a Putin, permettendogli di cantare vittoria e liberandolo da un conflitto sempre più oneroso e difficile da sostenere. Il favore andrà restituito quando verrà il momento, mentre l’Europa sta a guardare, sempre più debole e angosciata.

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