L’Azione Cattolica di Ossi ha celebrato i suoi 120 anni di storia con un evento culturale promosso in collaborazione con la Fondazione Accademia “Casa di Popoli, Culture e Religioni”, che venerdì 21 febbraio si è svolto nel salone parrocchiale “Zimidoriu”.
L’evento ha avuto inizio con l’inaugurazione della mostra allestita nel Palazzo Baronale. Successivamente, c’è stata la presentazione del libro, curato da Mons. Giancarlo Zichi, per raccontare i 120 anni dell’Azione Cattolica di Ossi.
Presente l’arcivescovo Gian Franco, alla presentazione del libro ha partecipato anche Francesco Soddu, professore ordinario di Storia delle istituzioni politiche all’Università degli Studi di Sassari. Moderatore della conferenza è stato Francesco Mulas, vicepresidente dell’Azione Cattolica di Ossi.
Il volume ripercorre la storia dell’Azione Cattolica di Ossi nel contesto della diocesi di Sassari e della realtà sarda, articolandola in sette periodi storici, dalla nascita del laicato e delle prime opere sociali fino al rinnovamento degli ultimi cinquant’anni. Particolare rilievo viene dato al contributo di Don Beniamino Sole, sacerdote carismatico che, operando prima come viceparroco e poi come parroco, ha guidato la formazione spirituale e pastorale della comunità, favorendo la nascita di numerosi rami dell’Azione Cattolica. Il volume si arricchisce, inoltre, di un’appendice documentaria e di una raccolta di immagini.
L’arcivescovo Gian Franco, nel suo intervento, ha detto:
«Celebrare la festa dell’Azione Cattolica, una memoria dell’Azione Cattolica nella nostra Italia, significa celebrare la vita non solo della Chiesa, ma anche della società. Perché insieme si è percorso un importante itinerario e, in un momento come questo in cui la comunità umana riflette su se stessa, questi appuntamenti diventano un’occasione magistrale per interrogarci su come, indipendentemente dalla posizione in cui ci troviamo, possiamo contribuire ad un’opera costantemente necessaria.
Tra le varie citazioni significative che si potrebbero prendere in considerazione e riportate da Monsignor Zichi, studioso di chiara fama nel settore, mi piace soffermarmi un istante sulla lettera del 1942 di Maria Melia. Mi soffermo solo su un punto essenziale: quando questa donna afferma di lavorare per l’Università, dice: “Nel mio cuore sentivo una fame che non mi lasciava in pace, e davvero il Sacro Cuore esaudì il mio ardente desiderio”. Ecco, io penso che qui vi sia un esempio importante. Chi costruisce la cultura di una nazione, di uno stato, di un paese, di una società? Tutti. E questa vocazione sociale è propria del cristianesimo, del cattolicesimo, ed è un valore che possediamo e che dobbiamo, in questo momento, mettere in campo in modo consono ai nostri giorni, secondo quell’ottica che Papa Francesco, nell’Evangelii Gaudium, definisce come dialogo sociale, amicizia sociale, affermando che ogni persona, ogni battezzato, è una missione.
Questa dimensione popolare, nel senso più nobile del termine, che l’Azione Cattolica ha esercitato, mi sembra essere anche un fattore di unità in una tappa storica in cui le associazioni e i movimenti si interrogano sul loro carisma. Il carisma non si concentra su una persona, ma su un dono al servizio del Vangelo. E davvero lo abbiamo potuto vedere nella mostra, dove è esposta una fotografia che ritrae uno spaccato di vita, includendo persone di ogni ceto, di ogni età e con scelte di vita differenti. E allora, questo esempio di questa donna – se ne potrebbero citare altri – desidero metterlo in rilievo, perché entrare in questa logica di partecipazione e impegno a partire dal proprio posto significa offrire quel contributo che, nel Vangelo, viene definito come l’obolo della vedova, il quale non è necessariamente un contributo in denaro, ma vuol dire “ho dato tutto ciò che potevo, a partire da quello che sono e da dove mi trovo”.
Incoraggio l’Azione Cattolica a proseguire con questo bello spirito di rinascita che avete nel cuore. Questo è un segno della Provvidenza, è un segno dello Spirito Santo: continuate e continuiamo a coltivarlo. La presenza, accanto alla gerarchia, rappresenta una vocazione importante, secondo le formule e lo stile indicati dal Concilio Vaticano II, così come incoraggio la parrocchia in questo cammino di conversione pastorale».
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