“Io sono ottimista”. Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini a proposito dei cinque referendum proposti dalla Cgil, in un’intervista rilasciata oggi (22 febbraio) a La Stampa. “Nel nostro Paese – ha aggiunto – i referendum sui diritti e la qualità della vita delle persone hanno sempre sorpreso in positivo. Ora stiamo lavorando per costituire comitati territoriali, comitati nei luoghi di lavoro, in ogni comune e territorio e stiamo registrando una partecipazione molto ampia di associazioni, di reti e di tante singole personalità”.
A primavera, tra l’altro, ci saranno le elezioni amministrative e per questo, ha osservato il leader della Cgil, al governo “chiediamo che ci sia un election day per andare a votare nello stesso periodo e risparmiare sulle spese. Poi chiediamo che venga confermato un provvedimento che permetta non solo agli studenti ma anche ai lavoratori e alle lavoratrici che sono fuori sede di poter votare nel luogo dove si trovano”.
Stesso discorso per gli italiani che vivono all’estero e che devono essere “messi nelle condizioni di votare. Mentre alla Rai e alla Commissione di vigilanza chiediamo che i mezzi pubblici forniscano una adeguata informazione alle persone sui quattro referendum”.
Il valore democratico dei referendum
Per Landini i referendum rappresentano “un bel test per la democrazia”, per questo “invito tutte le forze politiche che sono in Parlamento a stimolare le persone ad andare a votare, perché troverei davvero un attacco alla democrazia se passasse invece l’idea di incentivare l’astensionismo o chiedere alle persone di non andare a votare”. E se ovviamente i partiti potranno dare le loro indicazioni di voto, “credo che in un Paese dove c’è una crisi democratica, visto che alle ultime europee ha votato meno del 50%, sia compito di tutti i soggetti favorire la partecipazione democratica”.
Il segretario generale della Cgil è poi entrato nel merito dei quesiti, rispondendo innanzitutto alle critiche del ministro del Lavoro, Calderone, secondo cui il quesito sul Jobs Act sarebbe “sorpassato dai tempi”. “Noi chiediamo che tutti quelli che sono stati assunti dopo il 2015 e tutti quelli che saranno assunti in futuro abbiano lo stesso diritto rispetto ad un licenziamento ingiusto che hanno quelli che sono stati assunti prima del 2015, che anche loro possano avere il reintegro nel loro posto di lavoro. Questo è un diritto di civiltà, non è superato nel tempo. E banalmente se il referendum raggiunge il quorum, 4 milioni di persone acquisiranno questi nuovi diritti”.
Non solo: “Vogliamo assicurare più diritti contro i licenziamenti anche a quei 4 milioni che lavorano in imprese sotto i 15 dipendenti”, mentre in tema di sicurezza sul lavoro “attraverso il referendum vogliamo che la responsabilità rimanga in capo all’azienda che ha deciso di appaltare il lavoro. In un paese dove muoiono tre persone al giorno e dove ci sono 500.000 infortuni all’anno questo è un altro tema fondamentale”. Infine il quesito sulla cittadinanza. In questo caso, ha sottolineato “il referendum assicurerebbe il diritto di cittadinanza a due milioni e mezzo di persone che risiedono e lavorano da anni in Italia”.
Contratti e inflazione
Non sono poi mancati, nel colloquio, diversi passaggi dedicati all’attualità a cominciare dal carovita in relazione al rinnovo dei contratti. “Gli aumenti in busta paga – ha scandito – devono pareggiare l’inflazione” e secondo questo criterio, che tutela le famiglie, vanno rinnovati i contratti sia pubblici che privati. Landini attacca in particolare il governo sui contratti pubblici, con il tentativo di “imporre degli aumenti del 6% di fronte a una inflazione del 17, in un momento in cui i prezzi anziché diminuire continuano ad aumentare”, accettare questo, “significa avallare una riduzione programmata del potere d’acquisto dei salari. Tra l’altro in settori come quelli della scuola, della sanità e degli enti locali, dove le persone se ne stanno andando favorendo così un processo di privatizzazione dei servizi pubblici”.
Il peso dell’energia
Rispetto poi al costo dell’energia, per il segretario generale della Cgil bisogna “disaccoppiare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas, rivedere i meccanismi di formazione dei prezzi controllati da un sistema dominato dalla speculazione, tutelare le fasce più fragili, investire e non ritardare le fonti rinnovabili e tassare gli extraprofitti delle aziende energetiche, profitti che in Italia non solo vengono tassati ma non vengono nemmeno reinvestiti perché all’80% se li spartiscono gli azionisti”.
No all’aumento delle spese militari
Non poteva poi mancare un giudizio sul quadro internazionale. Per Landini la decisione dell’Europa di aumentare le spese militari “è una cosa sbagliata. Perché mentre penso che sia giusto andare verso un’Europa che abbia una politica fiscale e sociale comune, che possa anche avere un sistema di difesa comune, trovo pericolosa questa logica di aumentare le spese militari”. Anche perché “se l’Europa deve recuperare un ritardo, è sul terreno dell’innovazione e della ricerca, e più che sulle armi abbiamo bisogno di investimenti sulle politiche industriali e sull’intelligenza artificiale”.
I danni di Trump
E, infine, Trump. Per il numero uno della Cgil il presidente degli Usa “sta facendo politiche pericolosissime, perché in realtà non c’è un interesse a ricostruire una vera pace nel rapporto tra gli stati e le nazioni, ma semplicemente punta a realizzare il controllo diretto sulle materie prime che oggi sono necessarie nella ridefinizione geopolitica del mondo e nello scontro aperto con la Cina”.
Proprio per questo, ha concluso, “l’Europa deve recuperare quel ruolo di costruttore di pace che non ha avuto negli ultimi anni”.
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