TASSE & POLITICA/ Leo e la svolta sul fisco “promossa” dai numeri

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Tra i dati positivi rilasciati dall’Agenzia delle entrate nei giorni scorsi, che certificano un nuovo record storico dal recupero dell’evasione fiscale (33,4 miliardi di euro), ce n’è uno che forse merita più attenzione. Oltre alle “maggiori entrate” derivanti da controlli e norme speciali, l’Agenzia delle entrate ha spinto, infatti, l’acceleratore anche sull’adempimento spontaneo, inviando, nel 2024, 3,2 milioni di lettere dalle quali è derivato un ritorno di 4,5 miliardi di euro.



Inoltre, ha assicurato “minori uscite” a carico del bilancio dello Stato grazie alle analisi di rischio e alle attività preventive anti-frode per un totale di 5,8 miliardi di euro tra crediti e rimborsi bloccati nei vari settori di indagine. In particolare, spiccano le indebite compensazioni di crediti fittizi, che hanno fatto segnare un risparmio di oltre 3,1 miliardi di euro.

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Scorporando il dato record di 26,3 miliardi (altri 7,1 miliardi con recuperi non erariali che sono stati conseguiti da Agenzia delle entrate-Riscossione per conto di altri Enti), la componente maggiore è rappresentata dall’attività ordinaria, che ha consentito un recupero di 22,8 miliardi: si tratta di un altro risultato record, che supera di 6 miliardi i 16,8 miliardi recuperati nel 2019. In questa attività ordinaria, in particolare, 12,6 miliardi derivano da versamenti diretti, mentre 5,7 miliardi da cartelle di pagamento affidate ad Agenzia delle entrate-Riscossione. I restanti 4,5 miliardi sono il frutto dell’attività di promozione dell’adempimento spontaneo, attraverso 3,2 milioni di lettere inviate ai contribuenti nel 2024 per consentire loro di rimediare spontaneamente a eventuali errori o dimenticanze.



E questo è il dato che forse maggiormente premia quella che è stata la strategia adottata da Maurizio Leo, il viceministro dell’Economia, con delega al fisco. Il professor Leo, vicinissimo alla Premier (qualcuno lo avrebbe voluto al posto del ministro Giorgetti, con il quale la concordia è massima, almeno a quanto si racconta nei corridoi di via XX settembre), ha instaurato quello che è un nuovo approccio da parte dell’Agenzia delle entrate verso i contribuenti. Secondo Leo, il rapporto tra fisco e contribuente non deve essere incentrato sulla diffidenza e sull’antagonismo, ma sulla collaborazione reciproca. E questo concetto è stato messo in pratica attraverso lo strumento della compliance fiscale.

L’istituto della compliance, o dell’adempimento collaborativo, si pone, infatti, l’obiettivo di instaurare un rapporto di fiducia tra amministrazione e contribuente che miri a un aumento del livello di certezza sulle questioni fiscali rilevanti. Tale obiettivo è perseguito tramite l’interlocuzione costante e preventiva con il contribuente su elementi di fatto, ivi inclusa l’anticipazione del controllo, finalizzata a una comune valutazione delle situazioni suscettibili di generare rischi fiscali. È un istituto che prevede l’adesione volontaria del contribuente qualora sia in possesso di requisiti soggettivi e oggettivi.

Maurizio Leo, con il suo operato, sta smontando la falsa narrazione che il Governo abbia un occhio di riguardo verso gli evasori. Tra l’altro è stato criticato per la decisione di mettere a disposizione dell’Agenzia delle entrate anche i dati sui social dei cittadini a rischio evasione. La lotta all’evasione fiscale “che è un’emergenza paragonabile al terrorismo”, ha detto Leo, “deve servirsi anche dei social media, che offrono una fotografia dello stile e del tenore di vita di professionisti e imprenditori”.

Questa la sintesi del pensiero del viceministro dell’Economia due settimane fa davanti alla Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria, quando appunto ha annunciato che “quello che si deve fare e su cui stiamo lavorando con le Entrate e Sogei è il cosiddetto data scraping, considerare cioè anche i dati sul tenore di vita che professionisti e imprenditori pubblicano sui social”.

Leo, commentando i risultati record dall’evasione, ha rivendicato i 14 decreti attuativi della riforma che dovrebbe rendere il fisco un “partner affidabile” e non più un “controllore sospettoso”. Il nuovo clima inaugurato dal viceministro, stando ai risultati, sembra pagare, confermando la tesi secondo cui un fisco più equo e collaborativo porta benefici sia al contribuente, che non si sente più vessato e oppresso, sia soprattutto all’Erario tramite maggiori entrate.

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