Di Giuseppe Gagliano
KUALA LUMPUR. All’alba di una nuova era per i Servizi segreti della Malesia, un Generale di carriera guida la trasformazione dell’Intelligence militare del Paese.
La mappa della Malesia
Il Tenente Generale Mohd Razali Alias, nominato alla fine del 2023 al vertice dell’Organizzazione di Intelligence della Difesa malese (MDIO), ha assunto il ruolo di capo dell’Intelligence militare con un mandato chiaro: modernizzare il Servizio e proteggere la sovranità nazionale, trovando al contempo il giusto equilibrio nei rapporti con il potere politico.
Il Il Tenente Generale Mohd Razal, capo del’Intelligence militare malesiana
La sua leadership rappresenta un punto di svolta per un apparato di sicurezza impegnato ad adattarsi a minacce sempre più complesse, mantenendo saldo il legame con le istituzioni democratiche.
Una carriera al servizio della Sicurezza nazionale
Mohd Razali Alias, 58 anni, è un militare di carriera con oltre tre decenni di esperienza alle spalle. Arruolatosi nelle Forze Armate nel 1985, ha scalato gradualmente i ranghi fino a ottenere il titolo onorifico di Datuk per i meriti di servizio, sinonimo di riconoscimento nazionale.
Dopo aver guidato per anni il Kor Risik Diraja – il Corpo Reale di Intelligence militare malese – dal 2020 al 2023, Razali è stato scelto come successore del Generale Ahmad Norihan Jalal alla guida dell’intelligence della Difesa.
La sua nomina a Direttore Generale del MDIO è avvenuta il 1º dicembre 2023, in occasione di una cerimonia a Kuala Lumpur in cui il capo uscente gli ha passato il testimone alla presenza del comandante delle Forze Armate.
Razali è così divenuto il 18° Direttore generale dell’Agenzia, segno di una continuità istituzionale ma anche di rinnovamento ai vertici.
Durante l’evento di insediamento, Razali ha manifestato profonda riconoscenza verso tutto il personale dell’intelligence per il supporto ricevuto e ha esortato i suoi uomini a proseguire il lavoro “con integrità e professionalità”, ricordando che *”il nostro operato forse non sarà sempre visibile, ma il suo impatto si fa sempre sentire. Voi siete la spina dorsale della Difesa nazionale”*.
Queste parole, riecheggiate dalle dichiarazioni del suo predecessore, sottolineano il ruolo cruciale ma spesso discreto svolto dall’intelligence militare malese: un lavoro nell’ombra, il cui successo si misura nella sicurezza quotidiana del Paese.
Razali ha inoltre ribadito che dedizione e impegno verso la sicurezza e la sovranità della Malaysia restano i valori fondamentali del servizio.
Forte di una carriera votata alla sicurezza nazionale, egli porta al vertice dell’MDIO una combinazione di esperienza operativa e visione strategica, maturata tanto sul campo quanto nei quartieri generali dell’intelligence.
L’intelligence militare malese e la protezione della sovranità
Per comprendere la portata del compito affidato a Mohd Razali Alias, occorre delineare la struttura e la missione dell’intelligence malese.
La Malaysian Defence Intelligence Organisation (MDIO) è l’Agenzia di intelligence militare delle Forze Armate malesi, fondata nel 1981 in piena Guerra Fredda.
In origine nota come Defense Intelligence Staff Division (DISD), fu creata per unificare le attività informative dei militari e contrastare efficacemente l’insurrezione comunista del Partito Comunista malese durante la cosiddetta “Seconda Emergenza malese”.
Oggi il MDIO viene spesso paragonato, per ruolo, alla Defense Intelligence Agency (DIA)statunitense.
Esso coordina l’intelligence tri-forza – integrando i reparti informativi di Esercito, Marina e Aeronautica – e fornisce analisi strategiche a supporto della difesa nazionale.
Sul piano operativo, l’MDIO risponde direttamente ai vertici militari e politici del paese: il suo Direttore Generale riferisce al capo delle Forze Armate, al ministro della Difesa e al Consiglio di Sicurezza Nazionale presso il primo ministro.
Questa catena di comando garantisce che le valutazioni di intelligence militare confluiscano rapidamente nelle decisioni governative di alto livello.
In altre parole, l’MDIO funge da nervo sensibile della sicurezza malese, allertando il governo e lo Stato Maggiore della Difesa su minacce emergenti e fornendo informazioni critiche per la protezione della sovranità nazionale.
Il funzionamento di questa macchina informativa combina raccolta discreta di informazioni, analisi strategica e supporto alle operazioni delle Forze Armate.
Se necessario, l’intelligence militare malese coopera con altri apparati di sicurezza interni, come il Special Branch (l’intelligence della Polizia Reale malese dedicata alla sicurezza interna) e con l’unità di intelligence esterna nota come Research Division – ufficialmente parte del Dipartimento del primo ministro – che in realtà opera come Malaysian External Intelligence Organisation (MEIO), responsabile dello spionaggio all’estero.
Questa collaborazione inter-agenzia è cementata dal Consiglio di Sicurezza Nazionale, dove convergono le informazioni di MDIO, Special Branch e MEIO, permettendo ai vertici politici (primo ministro e Gabinetto) di avere un quadro integrato delle minacce. Tale modello strutturale, simile a quello di diversi paesi vicini, punta ad assicurare che nessuna minaccia, né interna né esterna, sfugga al radar della sicurezza malese.
In questo contesto, proteggere la sovranità significa molte cose: pattugliare i confini fisici e digitali, sventare complotti terroristici, prevenire infiltrazioni di spie straniere e mantenere alto il livello di prontezza delle Forze Armate.
Non a caso, nel suo discorso di commiato il precedente Direttore dell’MDIO (Ahmad Norihan) ha messo in guardia il personale sull’”atmosfera di incertezza” dovuta alla complessità dello scenario geostrategico regionale e internazionale, dove questioni di sicurezza globali possono facilmente avere ripercussioni sulla Difesa nazionale e la sovranità malese.
Il precedente Direttore dell’MDIO, Ahmad Norihan
Minacce tradizionali e non tradizionali – dai conflitti convenzionali al terrorismo transnazionale, fino alle cyber-guerre – possono mettere a rischio la stabilità del paese. Di fronte a ciò, Norihan ha sottolineato come le Forze Armate, in quanto “fortezza della difesa nazionale”, debbano mantenersi a un elevato livello di prontezza, “sostenute da un’intelligence speciale” capace di pianificare ogni sforzo necessario a tutelare l’integrità e la sovranità della nazione.
Questa filosofia operativa viene ora ereditata e portata avanti da Razali Alias, deciso a rafforzare ulteriormente il ruolo dell’MDIO come scudo informativo della Malesia.
Le nuove minacce: terrorismo, cyber-sicurezza e ingerenze straniere
La sicurezza della Malaysia negli ultimi decenni è stata sfidata da minacce molteplici e in evoluzione.
Mohd Razali Alias si trova a fronteggiare un panorama di rischi che spazia dal terrorismo internazionale alle cyber-minacce, fino alle ingerenze straniere meno visibili ma altrettanto insidiose.
Terrorismo. La minaccia del terrorismo di matrice islamista ha toccato da vicino la Malaysia, seppur in modo indiretto.
Il drammatico assedio di Marawi del 2017, nella vicina Filippine, ha visto la partecipazione di decine di combattenti stranieri affiliati allo Stato Islamico – tra cui diversi cittadini malesi – che hanno attraversato i confini marittimi porosi del Mare di Sulu per unirsi ai militanti.
L’episodio ha dimostrato come reti jihadiste regionali possano avere ramificazioni fino in Malesia, mobilitando l’Intelligence malese a intensificare il monitoraggio dei movimenti transfrontalieri.
Negli anni successivi, Kuala Lumpur ha smantellato cellule terroristiche domestiche legate all’ISIS e ad altri gruppi estremisti, adottando un approccio onnicomprensivo: sorveglianza proattiva, arresti preventivi, espulsioni di sospetti stranieri e programmi di deradicalizzazione per i propri cittadini rimpatriati dal Medio Oriente.
Secondo rapporti internazionali, la Malaysia ha sostenuto sforzi continui di controterrorismo volti a monitorare, arrestare, perseguire e riabilitare individui coinvolti nell’estremismo violento, riuscendo finora a prevenire attacchi sul proprio suolo.
Consapevole della natura transnazionale del pericolo, lIintelligence malese collabora strettamente con i servizi dei Paesi vicini.
Nel 2018 la Malaysia si è unita all’iniziativa regionale “Our Eyes” – un patto d’Intelligence tra 6 Nazioni del Sud-Est Asiatico – finalizzata a condividere informazioni sui gruppi militanti islamisti e a costruire un database comune dei terroristi attivi nell’area. Nell’ambito di questo accordo, alti funzionari della difesa di Malaysia, Indonesia, Filippine, Singapore, Thailandia e Brunei si incontrano regolarmente per scambiare dati di intelligence e coordinare le strategie di contrasto, superando storiche diffidenze reciproche in nome di una sicurezza collettiva.
“Qualcosa di apparentemente semplice, ma dall’effetto straordinario”, ha dichiarato l’ex ministro della Difesa indonesiano Ryamizard Ryacudu , osservando che grazie a tale cooperazione sarà più difficile che si ripeta un altro caso Marawi nella regione.
L’ex ministro della Difesa indonesiano Ryamizard Ryacudu
Sul fronte interno, la Malaysia ha rafforzato i propri meccanismi di risposta alle crisi terroristiche.
Nel 2024 la Polizia Reale malese ha istituito una speciale “Negotiator Cell” (Unità negoziatori) incaricata di fungere da intermediario tra il governo e eventuali sequestratori o terroristi durante situazioni di crisi.
Questa squadra, composta da agenti altamente addestrati nella negoziazione con gruppi armati, viene attivata in caso di attacchi o prese di ostaggi per guadagnare tempo, raccogliere informazioni e cercare soluzioni pacifiche, privilegiando il salvataggio delle vite umane. Alla cerimonia di lancio di questa iniziativa era presente anche il Generale Razali Alias, a testimonianza della stretta collaborazione tra Intelligence militare e Forze di Polizia nella lotta al terrorismo.
L’approccio malese, dunque, combina prevenzione intelligence, cooperazione regionale e gestione operativa delle crisi: un modello che finora ha garantito al paese una relativa immunità dagli attacchi che hanno invece colpito altre nazioni della regione.
Cyber-sicurezza. Parallelamente alla minaccia fisica del terrorismo, la Malesia deve far fronte a sfide emergenti nel dominio cibernetico. Con un’economia e una pubblica amministrazione sempre più digitalizzate, il paese è bersaglio di attacchi hacker, campagne di disinformazione online e spionaggio informatico da parte di attori sia statuali sia criminali.
Mohd Razali Alias ha identificato la cyber-sicurezza come una delle priorità dell’Intelligence militare nella sua agenda di modernizzazione.
Sotto la sua guida, l’MDIO sta potenziando le proprie capacità tecnologiche e promuovendo una vera cultura dell’innovazione all’interno dell’Agenzia.
Documenti ufficiali sottolineano come la rapida evoluzione tecnologica e la crescente esposizione a minacce digitali esigano un adattamento costante: l’MDIO sta formando analisti esperti in sicurezza informatica e investendo in strumenti d’avanguardia, integrando nelle operazioni di Intelligence le potenzialità dell’Intelligenza artificiale, del machine learning e della data analytics.
L’obiettivo è duplice: prevenire gli attacchi cibernetici – ad esempio proteggendo le infrastrutture critiche e i database governativi da intrusioni ostili – e al contempo sfruttare le tecnologie emergenti per migliorare la raccolta e l’elaborazione delle informazioni. Razali ha anche incoraggiato partenariati con il settore tecnologico e il mondo accademico, riconoscendo che nell’era digitale nessuna agenzia può operare in isolamento.
Non a caso, la Malesia ha promosso in sede ASEAN l’adozione di strumenti di intelligenza artificiale per contrastare le frodi online e le campagne di inganno sul web, consapevole che la cooperazione internazionale in campo cyber è fondamentale per tenere testa a minacce che non conoscono confini nazionali.
La flessibilità e l’adattabilità divengono dunque parole d’ordine dell’intelligence malese: in un mondo in cui un attacco hacker può essere devastante quanto un attacco armato, l’MDIO mira a essere altrettanto vigile sul fronte digitale quanto lo è su quello fisico.
Influenze straniere e spionaggio. Un ulteriore banco di prova per Mohd Razali Alias è rappresentato dalle ingerenze straniere, un ambito che spazia dallo spionaggio classico alle pressioni geopolitiche.
La posizione strategica della Malaysia – crocevia tra l’Oceano Indiano e il Mar Cinese Meridionale, con ricche risorse naturali e una società multietnica – la rende un naturale oggetto di interesse per le grandi potenze e per i servizi segreti di vari paesi. Proteggere la sovranità significa dunque anche sventare attività occulte di intelligence straniera sul territorio nazionale e nel suo cyberspazio.
Gli episodi del passato recente evidenziano la complessità di questo tema.
Kim osannato dai suoi militari
Nel 2017, ad esempio, la spietata eliminazione di Kim Jong-nam (fratellastro del leader nord coreano Kim Jong-un) all’aeroporto di Kuala Lumpur – ucciso con un agente nervino da sicari presumibilmente legati a Pyongyang – ha mostrato come operazioni di intelligence estera possano svolgersi sul suolo malese, cogliendo di sorpresa le autorità locali. Analogamente, negli ultimi anni gli 007 malesi hanno dovuto vigilare sulle attività di spionaggio economico e militare nella regione: basti pensare alle controversie nel Mar Cinese Meridionale, dove potenze come la Cina e gli Stati Uniti giocano una silenziosa partita di raccolta informativa e influenza diplomatica coinvolgendo inevitabilmente anche la Malaysia.
La risposta di Kuala Lumpur a queste sfide è duplice: da un lato, potenziare il controspionaggio interno, dall’altro mantenere una diplomazia equilibrata che eviti al paese di diventare terreno di scontro tra grandi potenze.
L’MDIO collabora con il Special Branch e il MEIO per identificare e monitorare potenziali agenti stranieri, mentre il Consiglio di Sicurezza Nazionale assicura che ogni informazione critica venga immediatamente condivisa con il primo ministro e il Gabinetto.
Tale flusso informativo verso i vertici politici permette di intraprendere azioni rapide – dall’espulsione di diplomatici sospetti alla denuncia pubblica di ingerenze – e, se necessario, di alzare il livello di guardia sulle infrastrutture sensibili.
Allo stesso tempo, l’intelligence malese è consapevole del sottile confine tra legittima protezione degli interessi nazionali e potenziale scontro politico-diplomatico. Razali Alias, in qualità di capo dell’MDIO, funge anche da consigliere strategico del governo su questioni geopolitiche: le sue analisi aiutano a calibrare le posizioni della Malaysia in consessi internazionali e negoziati regionali, tenendo conto di ciò che si muove dietro le quinte. In un’epoca di fake news e guerre dell’informazione, inoltre, i servizi segreti lavorano per contrastare campagne di influenza straniera dirette all’opinione pubblica malese, coordinandosi eventualmente con il National Security Council per operazioni di counter-intelligence sul piano informativo.
La sfida delle ingerenze straniere, insomma, richiede vigilanza costante e nervi saldi.
Ed è qui che l’esperienza di Razali – forgiata nella tradizionale intelligence militare ma aperta ai nuovi orizzonti tecnologici – può fare la differenza. Il generale sa che difendere la sovranità nel XXI secolo significa tanto intercettare un agente nemico sul terreno quanto bloccare un malware di provenienza estera nei server governativi; significa smascherare una rete di reclutamento jihadista online così come bilanciare le pressioni diplomatiche di potenze rivali.
La sicurezza nazionale, sotto la sua direzione, diventa un concetto onnicomprensivo che ingloba aspetti militari, economici, informatici e sociali – con l’intelligence a fare da collante conoscitivo di tutti questi fronti.
Equilibrio tra intelligence, politica e potere militare
Uno degli aspetti più delicati del ruolo di Mohd Razali Alias riguarda il rapporto tra i servizi segreti e il potere politico in Malaysia.
Nella storia del Paese, l’Intelligence è sempre stata uno strumento strategico nelle mani del Governo, talvolta però finendo nell’occhio del ciclone per commistioni con la politica interna.
Razali si trova dunque nella posizione di dover rafforzare l’efficacia dell’MDIO assicurando al contempo che esso operi al servizio della nazione e non di particolari fazioni o leader – un equilibrio sottile ma fondamentale in una democrazia.
Un caso emblematico che ha segnato la percezione pubblica dei servizi segreti malesi è avvenuto nel 2018, quando trapelò sulla stampa una lettera inviata dalla direttrice dell’agenzia di intelligence esterna (MEIO) alla CIA statunitense alla vigilia delle elezioni generali di quello stesso anno.
In quella missiva – classificata e poi leakata anonimamente – l’allora capo del MEIO chiedeva sostegno a Washington per il Governo in carica di Najib Razak, nel timore di una vittoria dell’opposizione guidata da Mahathir Mohamad. La lettera, che dipingeva Mahathir come anti-occidentale e auspicava che gli Stati Uniti continuassero a supportare Najib anche in caso di maggioranza risicata, suscitò clamore: fu vista da molti come prova di un uso politico dei servizi segreti per mantenere il potere. Il nuovo esecutivo subentrato dopo quelle elezioni avviò indagini e riorganizzazioni ai vertici dell’intelligence civile, proprio per riaffermare la neutralità dei servizi.
Episodi simili hanno reso evidente l’importanza di preservare una linea di demarcazione tra intelligence e politica.
Mohd Razali Alias ha assunto la guida dell’MDIO in un contesto sensibilizzato da tali vicende, con l’intento dichiarato di *trovare il giusto equilibrio rispetto al potere politico”*.
Ciò significa, in pratica, garantire che l’Intelligence militare lavori a stretto contatto con il Governo – fornendo informazioni cruciali per le decisioni – senza però farsi strumentalizzare da agende partitiche.
Razali, in quanto alto ufficiale, risponde al ministro della Difesa e al primo ministro, ma il suo mandato professionale resta quello di tutelare la sicurezza nazionale e la stabilità del paese nel suo insieme, indipendentemente dai cambi di leadership politica.
Per mantenere questo equilibrio, vengono seguiti protocolli di riservatezza, accountability e coordinamento istituzionale.
Le attività di Intelligence più sensibili sono supervisionate da comitati ristretti del Consiglio di Sicurezza Nazionale, e il Parlamento malese – sebbene non abbia Commissioni d’Intelligence attive come in altri Paesi – può esercitare un certo controllo attraverso interrogazioni parlamentari al Governo.
Inoltre, la tradizione malese di rispetto della gerarchia civile fa sì che, a differenza di altre nazioni, i militari non abbiano mai preso il potere con la forza: le Forze Armate e i loro Servizi segreti rimangono sotto il comando civile, un principio a cui Razali e i suoi predecessori si sono sempre attenuti.
Va detto che in Malaysia la relazione tra Esercito, Intelligence e politica è peculiare: pur essendo un Paese senza colpi di stato nella sua storia, ha conosciuto periodi di governo autoritario in cui le leggi di sicurezza interna (come l’Internal Security Act) consentivano detenzioni senza processo per motivi di sicurezza nazionale.
In quei frangenti, l’Intelligence – in particolare il Special Branch della Polizia – fu accusata di essere usata per sorvegliare oppositori politici e limitare il dissenso.
Le riforme degli ultimi anni, specialmente dopo il cambio di Governo nel 2018, hanno mirato a sganciare i Servizi di sicurezza dagli interessi di partito, rendendoli più trasparenti e soggetti allo stato di diritto.
Razali Alias si inserisce in questa tendenza come figura garante: da un lato uomo d’ordine leale alle istituzioni, dall’altro riformatore silenzioso intenzionato a rinnovare il servizio affinché sia all’altezza delle sfide attuali ma sempre fedele ai principi democratici.
Nel suo lavoro quotidiano, Razali deve spesso fare da cerniera tra il mondo militare e quello politico.
ùAd esempio, nel consigliare il Governo su come gestire una minaccia terroristica, egli deve valutare tanto le esigenze operative dei suoi analisti e agenti sul campo quanto le implicazioni politiche di eventuali misure (come operazioni con paesi vicini o l’introduzione di leggi speciali). Finora, fonti vicine al Ministero della Difesa descrivono il generale come un mediatore abile, capace di tradurre il linguaggio dell’Intelligence in termini utili ai decisori politici, ottenendo al contempo dai leader il sostegno necessario a far funzionare al meglio l’MDIO.
Il suo approccio equilibrato è in linea con la tradizione malese di governo collegiale: l’intelligence fornisce conoscenza e allerta, la politica prende le decisioni, e il militare esegue – ciascuno nel proprio ambito, ma in coordinamento stretto.
In definitiva, l’equilibrio tra intelligence e politica in Malaysia è un delicato gioco di fiducia reciproca. Mohd Razali Alias, con il suo profilo rispettato sia dalle forze armate sia dall’amministrazione civile, è visto come la persona giusta per tenere in piedi questo equilibrio. La “posta in gioco” è alta: garantire che gli 007 malesi restino la spina dorsale della difesa nazionale – come lui stesso ha ricordato – senza mai diventare un potere oscuro e incontrollato.
Sguardo regionale: confronto con i servizi di sicurezza vicini
La Malaysia, nel plasmare i propri Servizi di sicurezza e di intelligence, guarda anche all’esperienza delle nazioni confinanti e alle dinamiche regionali.
Pur avendo un modello multiforme (con agenzie militari, di polizia e civili distinte), il Paese condivide con i vicini molte delle sfide di sicurezza e adotta strategie talvolta simili, talvolta differenti, in base alla propria cultura politico-militare.
In termini di architettura istituzionale, la Malesia presenta analogie con stati come Singapore e Indonesia.
Singapore, ad esempio, pur essendo molto più piccola, mantiene anch’essa una chiara separazione tra Intelligence interna (affidata all’Internal Security Department, erede del Special Branch in epoca coloniale) e Intelligence esterna (il Security and Intelligence Division sotto il Ministero della Difesa), oltre a robusthe unità informative nelle Forze Armate.
L’enfasi singaporeana su tecnologia e analisi preventiva ha alcuni paralleli nell’approccio di Razali, il quale sta spingendo l’MDIO verso una maggiore adozione di strumenti hi-tech.
Tuttavia, Singapore ha un coordinamento fortemente centralizzato sotto l’ufficio del primo ministro per tutte le attività di sicurezza, mentre in Malaysia il coordinamento avviene tramite il Consiglio di Sicurezza Nazionale che include diverse Agenzie.
Ciò riflette una differenza di stile di governance: più verticistico a Singapore, più collegiale e bilanciato in Malaysia, dove l’MDIO, il Special Branch di Polizia e il MEIO estero cooperano ma restano entità separate che si fanno da contrappeso l’un l’altra.
L’Indonesia, dal canto suo, offre un caso interessante di riforma dell’Intelligence nel periodo post-autoritarismo.
Sotto la dittatura di Suharto, l’Intelligence indonesiana (BAKIN, poi BIN) e il ramo militare (Kopkamtib e altre strutture) erano noti per le pesanti ingerenze nella politica interna e per il controllo capillare sulla società, in modo non dissimile dal Special Branch malese degli anni ’80.
Con la democratizzazione, l’Indonesia ha istituito il Badan Intelijen Negara (BIN) come Agenzia civile centrale, affiancato però da Intelligence militari all’interno di Esercito, Marina e Aeronautica.
Oggi il BIN coordina le attività informative e risponde direttamente al Presidente.
La Malaysia, paragonata all’Indonesia, ha una situazione più stabile: non avendo vissuto bruschi cambi di regime, i suoi Servizi segreti hanno mantenuto continuità ma hanno anche saputo correggere gradualmente il tiro, passando da una sicurezza di stato concentrata sul controllo interno (ai tempi dell’emergenza comunista e delle tensioni razziali) a una sicurezza umana più focalizzata su terrorismo, unità nazionale e stabilità economica.
Razali Alias incarna proprio questo passaggio, guidando un’intelligence militare che non deve più preoccuparsi di guerriglie comuniste nelle giungle, bensì di terroristi globalizzati e hacker senza volto.
Uno specchio critico viene spesso dall’osservazione della Thailandia, altro vicino ASEAN.
La Thailandia ha numerose Agenzie di intelligence (militari e civili) e una lunga storia di colpi di Stato militari: di conseguenza, i rapporti tra Esercito, spie e politici a Bangkok sono stati spesso turbolenti.
In Malaysia, al contrario, l’ordine costituzionale – pur con le sue imperfezioni – ha resistito: le Forze Armate non hanno mai preso il potere e l’intelligence non ha mai agito in modo platealmente autonomo dal Governo civile.
Questo conferisce a Kuala Lumpur una credibilità democratica maggiore nella gestione dei servizi di sicurezza rispetto a Bangkok. Il “rischio tailandese”, ovvero che i militari diventino attori politici diretti, in Malaysia è storicamente scongiurato dalla forte tradizione parlamentare e da una monarchia costituzionale che funge da arbitro.
Razali, come ufficiale, opera dunque in un contesto dove il confine tra esercito e governo è rispettato, e ciò gli permette di concentrarsi sulle minacce esterne (terrorismo, cyber, spionaggio) piuttosto che su questioni di politica interna.
In Thailandia spesso l’Intelligence ha dovuto monitorare anche i movimenti politici interni per conto dei Generali al potere; in Malaysia, l’Intelligence militare può dedicare più risorse alla dimensione strategica internazionale.
Dal punto di vista della cooperazione regionale, la Malesia partecipa attivamente a varie iniziative con i vicini, riconoscendo che la sicurezza nazionale oggi è interdipendente da quella altrui.
Oltre al già citato patto “Our Eyes” per l’anti-terrorismo condiviso, Kuala Lumpur è parte del Framework di cooperazione di intelligence delle Forze di Difesa dei 5 Paesi (FPDA) insieme a Singapore, Australia, Nuova Zelanda e Regno Unito, che sin dagli anni ’70 prevede consultazioni (e in caso di minaccia attacco consultazioni immediate) in materia di Difesa.
Inoltre, collabora con l’Indonesia e le Filippine per pattugliamenti congiunti marittimi nel Mar di Sulu e nello Stretto di Malacca, allo scopo di arginare pirateria, traffici illeciti e infiltrazioni terroristiche. Queste partnership hanno il duplice effetto di moltiplicare le fonti di intelligence – grazie allo scambio di informazioni – e di creare fiducia reciproca tra i vari apparati di sicurezza della regione.
Lo Stretto di Malacca
In uno scenario come il Sud-Est asiatico, dove coesistono paesi estremamente diversi per sistema politico (dalla città-Stato iper-organizzata di Singapore alla giovane democrazia indonesiana, fino al regime comunista del vicino Vietnam), la Malaysia si posiziona come un attore di medio calibro che cerca di bilanciare efficacia ed equilibrio.
I suoi Servizi segreti, sotto la guida di Razali, aspirano a essere efficienti quanto quelli di Singapore, ma senza scivolare negli eccessi di ingerenza politica che hanno macchiato il passato in altre nazioni.
Al contempo, la Malesia si mostra consapevole che imparare dalle esperienze altrui è fondamentale: gli errori commessi nei Paesi vicini – dall’abuso dell’intelligence per fini interni alla sottovalutazione di nuove minacce come il radicalismo islamista negli anni ’90 – sono lezioni preziose per non ripeterli in casa propria.
Conclusione
L’avvento di Mohd Razali Alias al comando dell’Intelligence militare malese simboleggia la volontà di Kuala Lumpur di proiettare i propri servizi di sicurezza nel futuro senza rinnegare la propria tradizione.
Con un occhio alle innovazioni tecnologiche e l’altro alla stabilità delle istituzioni, Razali sta traghettando l’MDIO attraverso un processo di modernizzazione che abbraccia nuovi domini di conflitto – dal cyberspazio alla guerra dell’informazione – e rafforza le alleanze informative con partner regionali, il tutto mantenendo la barra dritta sul principio cardine della subordinazione dell’intelligence all’autorità civile.
In definitiva, la figura di Razali Alias incarna un equilibrio di qualità indispensabili: la disciplina del soldato, l’acume dell’analista e la visione dello statista.
Sotto la sua guida, lIintelligence militare malese si sta adeguando ai tempi, affrontando le sfide del terrorismo globale, delle minacce cibernetiche e delle tensioni geopolitiche con approccio integrato e lungimirante.
Al contempo, egli si muove con cautela nel terreno politico, ben conscio che la fiducia delle istituzioni e dei cittadini verso i Servizi segreti è un asset fondamentale tanto quanto le tecnologie più avanzate.
Nel panorama del Sud-Est asiatico in rapida evoluzione, la Malaysia di Mohd Razali Alias si propone dunque come un attore chiave sia per la propria sicurezza nazionale sia per la stabilità regionale.
La sua Intelligence rinnovata – efficiente, moderna e saldamente ancorata al controllo democratico – rappresenta non solo un baluardo contro le minacce presenti, ma anche un modello di come un Paese possa rafforzare i propri servizi di sicurezza senza sacrificare i princìpi di buon governo.
Razali Alias, il “guardiano” dell’Intelligence militare malese rinnovata, sta scrivendo un nuovo capitolo in cui la sovereignty del Paese si difende con l’informazione tanto quanto con le armi, e in cui la conoscenza segreta diventa strumento di pace e sicurezza, ben calibrato nei meccanismi dello stato di diritto malese.
Fonti:
- Louis Raymond, “General Mohd Razali Alias, guardian of Malaysia’s revamped military intelligence”, Intelligence Online, 21 febbraio 2025.
- MY Military Times, “Appointment of Lt. Gen. Datuk Mohd Razali Alias as New Director-General of Defence Intelligence”, 3 dicembre 2023.
- Air Times News Network, “Mohd Razali kini Ketua Pengarah Perisikan Pertahanan ke-18”, 1 dicembre 2023.
- Malaysian Defence Intelligence Organisation – voce di Wikipedia (en).
- Astro Awani (Bernama), “Police to establish ‘Negotiator Cell’ to deal with terrorist crisis”, 4 ottobre 2024.
- Tom Allard, Reuters, “Southeast Asian states launch intelligence pact to counter Islamist threat”, 25 gennaio 2018.
- Kenneth Tee, Malay Mail, “MEIO agents in fear after letter to CIA leaked, lawyer claims”, 31 luglio 2018.
- Research Division of the Prime Minister’s Department – voce di Wikipedia (en).
- Messaggio di Mohd Razali Alias, DSA & NATSEC Asia 2024 – Direzione MDIO.
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