Finanziata dallo Stato la demolizione dell’ecomostro di Scifo vista l’inottemperanza dei proprietari. Il Comune di Crotone agirà in danno
CROTONE – Alla fine paga Pantalone per lo scempio di Punta Scifo? No, anticipa i costi agendo “in danno”. Almeno a questo punta l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Vincenzo Voce, che non molla la presa sul caso del contestatissimo Marine Park Village. Vista l’inottemperanza degli imprenditori che avevano iniziato a costruire in piena Area marina protetta “Capo Rizzuto” e a due passi dalla colonna magnogreca simbolo della città di Pitagora nel mondo, sarà il Comune a demolire i manufatti realizzati abusivamente in uno dei tratti più suggestivi della cosca crotonese. Il progetto, con relativa richiesta di finanziamento, è stato approvato dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Lo rende noto l’assessore all’Urbanistica, Giovanni Greco. Il Ministero, in particolare, finanzia la metà dei costi di abbattimento: 173.960,52 euro su un totale di 347.921,04 euro. I restanti 173.960,52 euro, come da progetto, saranno a carico del Comune di Crotone.
SCIFO, ESECUZIONE IN DANNO
Si chiama “esecuzione in danno”, come dicono gli addetti ai lavori della giustizia. L’amministrazione avvierà contestualmente azioni di recupero delle somme anticipate sulla base degli ordini di demolizione già emessi. Quindi, si uniformerà alle statuizioni relative alla connessa vicenda giudiziaria in cui è stato riconosciuto il risarcimento del danno in favore dell’ente quale parte civile. L’ordinanza del Comune, che nell’agosto 2019 disponeva la demolizione dei manufatti realizzati senza titolo in un’area sottoposta a vincoli paesaggistici, ambientali ed archeologici, è ormai definitiva, come ha stabilito il Consiglio di Stato nel gennaio 2023.
SCIFO, LA VICENDA PENALE
La Corte d’Appello di Catanzaro, si ricorderà, ha dichiarato prescritti, un anno fa, i reati per i quali, nel luglio 2021, il Tribunale penale di Crotone aveva disposto cinque condanne. In primo grado, condanne a due anni e sei mesi di reclusione ciascuno erano state disposte per Elisabetta Dominijanni, dirigente del settore Urbanistica del Comune, e per Gaetano Stabile, responsabile del procedimento; un anno e sei mesi di arresto per gli imprenditori Armando Scalise e Salvatore Scalise e per il progettista Gioacchino Buonaccorsi. In primo grado fu assolto Mario Pagano, ex soprintendente archeologico e paesaggistico per le province di Catanzaro, Crotone e Cosenza, accusato di falso, che nel processo d’appello era pertanto uscito di scena.
La sentenza d’appello conferma la condanna al risarcimento dei danni in favore delle parti civili Comune e Legambiente e la confisca dei terreni e delle opere. Ma azzera il ripristino dello stato dei luoghi a carico degli Scalise e di Buonaccorsi. Ecco perché se la vede il Comune. La storia però non è ancora finita perché si attende l’esito del processo in Cassazione. Gli imputati puntano a un’assoluzione nel merito.
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SCIFO, IL FINANZIAMENTO
Dopo l’approvazione, da parte della Giunta comunale, della proposta progettuale, l’amministrazione ha richiesto di fruire dei finanziamenti previsti dal decreto del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti del 23 giugno 2020 che disciplina le modalità di erogazione ai comuni dei contributi per la demolizione di opere abusive. Il progetto dell’Ente crotonese si colloca terzo posto, per importo di finanziamento ottenuto, tra quelli presentati ed ammessi dai Comuni italiani. Il progetto prevede la demolizione di tutte le strutture realizzate in conglomerato cementizio armato e di quelle in legno, compresi ristorante, bungalow e ricovero di attrezzi. Saranno levate da Punto Scifo 79 piastre di cemento, la vasca della piscina, lo scavo con battuto in cemento e altro, per una volumetria di quasi 2500 metri cubi.
L’obiettivo del Comune è quello di ripristinare l’originale bellezza paesaggistica dei luoghi. Ma c’è anche un processo civile e la vicenda rischia di trasformarsi in un boomerang. Gli Scalise chiedono un maxi risarcimento dei danni – per sette milioni di euro – che l’ente avrebbe determinato col rilascio dei permessi di costruire la lottizzazione abusiva.
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