Game on, quattro campioni sul palco per raccontare la bellezza dello sport – Varesenoi.it

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Max Ferraiouolo, Chicca Macchi, alfieri dello sport cittadino per antonomasia, la pallacanestro. E poi Diego Dominguez, uno dei più forti giocatori di rugby che abbiano calcato i campi italiani. E infine Pierpaolo Frattini, alfiere del nostro canottaggio, 3 olimpiadi all’attivo da atleta e la responsabilità della storia della Canottieri Varese da portare avanti nel dopo agonismo.

Grandi personaggi che questa sera hanno personificato nel Salone Estense del Comune di Varese l’amore per lo sport, la sua importanza sociale ed educativa, i racconti pieni di emozioni che lo caratterizzano, il valore dell’esempio che si porta dietro sotto ogni aspetto.

Il talk show che li ha coinvolti, moderato dal giornalista varesino Francesco Pierantozzi, si è inserito all’interno del progetto GAME ON, finanziato dal bando “Sport e Giovani: crescere insieme” di Regione Lombardia e Sport e Salute.

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Padrone di casa il Comune di Varese: «Crediamo che l’inclusione sociale sia fatta soprattutto dallo sport che insegna disciplina, regole e correttezza tra le persone. Iniziative come queste sensibilizzano sulla fragilità dei giovani e noi come adulti dobbiamo avere un senso di responsabilità verso di loro» ha detto l’assessore ai Servizi Sociali Roberto Molinari. «Lo sport ha una verticalità ed orizzontalità che nessun’altra attività ha. Verticalità perché chi fa sport impara regole, impara ad avere una vita sociale ed orizzontale perché chi ha fatto sport se lo porta dietro per sempre. Chi ha fatto sport si porta dietro i suoi valori tutta la vita» ha aggiunto Stefano Malerba, assessore allo Sport. «Perché a Varese tanti fanno sport? Le ragioni possono essere le più disparate ma penso che l’ingrediente fondamentale sia la reputazione condivisa che lo sport è innanzitutto educazione e comunità – è stato invece l’intervento del sindaco Davide Galimberti – Il fatto che all’interno di un sistema educativo e scolastico, si sia consolidato il credo che lo sport sia fondamentale, è un passaggio culturale importantissimo. eventi come questo possono solo rafforzare questo senso d’importanza dello sport nella formazione e nella crescita».

All’inizio non mi piaceva assolutamente giocare a basket ma dopo un mese l’amore era sbocciato – ha raccontato Max Ferraiuolo, team manager della Pallacanestro Varese, suo ex playmaker negli anni ’80, varesino che “sanguina” biancorosso – Non ho mai avuto un fisico per fare il giocatore di basket ma proprio il fatto di voler raggiungere l’obiettivo di voler arrivare a giocare con i grandi mi ha permesso di arrivare in Serie A. Sono stato fortunato ma anche molto determinato. Nella Pallacanestro Varese in cui ho giocato io c’era una grandissima presenza di ragazzi varesini e questo creò un legame indissolubile con la città. Mi sono formato a livello umano e sportivo in quest’avventura, crescendo nell’educazione e nella determinazione. Nei ragazzi del nostro settore giovanile oggi rivedo il me bambino che con la speranza ed il sogno di arrivare in A ogni giorno si allenano con passione per raggiungere questo obiettivo. Io parlo sempre di tre A quando parlo di settore giovanile: altruismo, ambizione e appartenenza, tre valori fondamentali nel percorso formativo che cerchiamo di offrire ai ragazzi».

«Vorrei riuscire a ridare indietro alla pallacanestro almeno la metà di quello che ha dato a me – è stato l’incipit di Laura Chicca Macchi, anch’ella varesina, forse la più forte giocatrice di basket italiana di sempre – Se sei di Varese e non nasci con la passione per il basket hai un problema (ride, ndr). Lo sport trasmette valori, è importante a livello di formazione, ti dà disciplina, ti forma sotto il punto di vista relazionale con gli altri. Il rispetto, più di tutti, è la cosa che ti insegna lo sport: per te e per gli altri. Quello che impari nello sport te lo porti dietro nella vita, ed è vero. La capacità di mettere in fretta da parte una vittoria o una sconfitta è qualcosa di unico che solo lo sport ti insegna».

«Lo sport è trasversale, ci sono fattori uguali per tutti: l’impegno, la capacità di dedicarsi anima e corpo la ricerca del miglioramento personale continuo, il non cercare la vittoria o la sconfitta come obiettivo ma solo come punto di passaggio. Sono stato fortunato perché i miei genitori da bambino mi hanno sempre permesso di fare tanti sport: ho giocato a basket, calcio, hockey poi sono capitato nel mondo del canottaggio per caso e mi ha svoltato la vita. Mi ricordo le Olimpiadi di Atlanta in tv del 1994 e 10 anni dopo sono arrivato ad Atene, con il decisivo passaggio dal doppio all’otto. La cosa più bella dello sport per me però è il contatto con i ragazzi, il vederli crescere ed il riuscire a trasmettergli qualcosa: gli consiglio sempre di non fermarsi al risultato ma di guardare al processo di crescita», è stato l’intervento di Pierpaolo Frattini.

Infine parola a Diego Dominguez, “intruso” nel senso di non varesino (ma ultimamente frequenta tantissimo la Città Giardino, ma particolarmente inspirato nel raccontare gli episodi più belli della sua vita sportiva: «Arrivare ad alto livello è molto difficile, solo pochi hanno questa opportunità, bisogna fare tantissimi sacrifici. Cambiano le discipline ma i valori alla base sono gli stessi. Io fino a 20 anni ho pagato per giocare: quote, viaggi ecc. Giocare sul campo in erba era un sogno per me, in Sudamerica di erba non ce n’è sui campi. Oggi manca un pò di senso di appartenenza verso il club che ti forma ed allora dobbiamo formare e dedicare tanto tempo per far crescere i ragazzi anche sotto questo punto di vistaCollaboro da 12 anni con il carcere minorile di Milano, facciamo 8 ore al giorno sport, tutte le discipline indistintamente e cerco di fargli capire come, se si impegnano, possono avere una chanceMa non solo, lo sport è anche veicolo d’integrazione ed è una cosa preziosissima questa».



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