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Sarà una corsa tra due magistrati con esperienza nelle indagini antimafia quella per eleggere il nuovo procuratore di Bologna. Il plenum del Consiglio superiore della magistratura dovrà scegliere tra Paolo Guido e Rosa Raffa, procuratori aggiunti rispettivamente a Palermo e a Messina. Una designazione a sorpresa quella della quinta commissione di Palazzo dei Marescialli, competente per gli incarichi direttivi. A correre per una delle nomine giudiziarie più importanti dell’anno erano in 15, tutti magistrati di lunga esperienza. Alla fine sono rimasti fuori anche alcuni pm che erano considerati favoriti alla vigilia.
Il voto in commissione – La commissione presieduta dal consigliere laico Ernesto Carbone, ex deputato renziano eletto in quota Italia viva, ha assegnato tre voti a testa a Guido e a Raffa. Per l’attuale procuratore aggiunto di Palermo si è espresso il presidente della commissione, la laica Claudia Eccher, eletta in quota Lega, e il consigliere togato Eligio Paolini, esponente di Magistratura indipendente, la corrente più conservatrice delle toghe. All’aggiunta di Messina, invece, sono andati i voti dei consiglieri eletti dalle componenti più progressiste: Maurizio Carbone di Area, Mimma Miele e Michele Forziati di Magistratura democratica. Il Csm ha attualmente una maggioranza che tra laici e togati è schierata a destra. Dunque se al plenum dovessero essere confermate le tendenze di voto emerse in commissione, sarebbe Guido a vincere la corsa per la successione di Giuseppe Amato, promosso al vertice della procura generale di Roma.
Testa a testa al plenum – Calabrese, 56 anni, Guido ha sempre lavorato a Palermo: arrivato nel 1996 da giovane uditore giudiziario, è stato sostituto procuratore e poi aggiunto. Titolare delle indagini su Matteo Messina Denaro, il 16 gennaio del 2023 ha coordinato le operazioni che hanno portato alla cattura dell’ultimo superlatitante di Cosa nostra. Descritto dai colleghi come un instancabile lavoratore, allergico ai riflettori (le sue interviste si contano sulle dita di una mano), nei mesi scorsi il pm aveva presentato la sua candidatura anche per la procura di Catania e per quella di Firenze: il Csm, però, gli ha preferito altri magistrati. Ora potrebbe portare la sua esperienza nella indagini antimafia a Bologna, in una Regione segnata dalla penetrazione della ‘ndrangheta. Negli ultimi anni il maxi processo Aemilia ha dimostrato come le cosche calabresi abbiano messo radici in Emilia Romagna. E in effetti già nella scelta del nuovo procuratore di Reggio Emilia il Csm aveva deciso di puntare su Gaetano Paci, un altro magistrato esperto in indagini antimafia, con trascorsi da pm a Palermo e di aggiunto a Reggio Calabria. Sulla strada che potrebbe condurre Guido sotto le due torri c’è però Raffa. L’aggiunta di Messina può vantare un’anzianità superiore, essendo entrata in magistratura nel 1989. Per il resto, però, non ha in curriculum esperienze particolari rispetto a quelle vantate da Guido: è stata pm a Siracusa e ha guidato una piccola procura, quella di Patti. Nella città sullo Stretto si è occupata di inchieste antimafia: ha indagato sulle cosche tirreniche, sull’omicidio di Graziella Campagna e su quello del giornalista Beppe Alfano. Era in corsa anche per guidare la procura di Messina, dove ha retto la guida nell’ufficio. Ma nel febbraio scorso il Csm le ha preferito Antonio D’Amato, esponente di punta di Magistratura indipendente.
Gli esclusi – Nella corsa alla guida della procura di Bologna, va segnalato che in commissione non hanno ottenuto voti anche alcuni magistrati esperti e autorevoli: Alessandra Dolci, procuratrice aggiunta a Milano ed esperta di indagini sulla ‘ndrangheta nel Nord Italia, e Paolo Ielo, aggiunto a Roma e recentemente tornato semplice sostituto dopo la fine degli otto anni da dirigente. Quest’ultimo potrebbe tornare presto a fare l’aggiunto a Milano, dove da giovane aveva fatto parte del pool di Mani pulite. Aveva invece deciso di fare un passo indietro il candidato più titolato tra i 15 aspiranti procuratori di Bologna: Giuseppe Borrelli, 65 anni, da cinque a capo dell’ufficio inquirente di Salerno. Aveva presentato domanda per il capoluogo emiliano e sembrava in nettissimo vantaggio, ma ha scelto di abbandonare la contesa alla vigilia. Il motivo? Vuole puntare tutto su un’altra poltrona: quella di capo dei pm di Reggio Calabria.
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