Visita pastorale: celebrazione eucaristica nella parrocchia di San Vincenzo | Arcidiocesi di Sassari

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Nel pomeriggio di martedì 18 febbraio, in occasione della Visita pastorale alle parrocchie della città di Sassari, l’arcivescovo Gian Franco ha presieduto la Santa Messa in parrocchia San Vincenzo de’ Paoli.

Si riporta di seguito l’omelia tenuta dall’Arcivescovo:

«Nella Prima lettura, tratta dal libro della Genesi, Dio constata una situazione dolorosa: l’umanità aveva intrapreso la via del male, abbandonando la via del bene. Egli vede che il cuore dell’uomo, della sua creatura umana, nel suo intimo, non è spinto da desideri buoni. Dio guarda l’opera delle sue mani, la creatura che aveva plasmato a sua immagine e somiglianza perché fosse feconda e riflettesse la bellezza del suo Creatore. Ma proprio il cuore di questa creatura, lasciata alla sua libertà, la conduce su un cammino che non corrisponde al progetto di Dio. L’autore del libro della Genesi ci mostra che, vedendo questa situazione, Dio se ne addolorò nel suo cuore. È il mistero di Dio che soffre perché la sua creatura amata, creata a sua immagine e somiglianza, alla quale aveva affidato una terra affinché producesse molti frutti, si trova in una condizione di dolore. Credo che questo aspetto sia per noi importante: sapere che la nostra vita è sempre sotto lo sguardo di Dio.

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Dio ha un amore grande, profondo, sia nei momenti in cui noi camminiamo nella via del bene, ma anche nei momenti in cui noi camminiamo nella via del male. Nel primo sguardo, sembra quasi che l’autore biblico faccia dire a Dio: “Cancellerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato”, e con lui anche il bestiame, i rettili e gli uccelli del cielo, perché “mi pento di averli fatti”. Ma ecco che, di fronte a questa drammatica realtà, c’è una svolta: “Noè trovò grazia agli occhi del Signore”. Dio recupera la creatura umana. Il suo sguardo ritorna a essere uno sguardo d’amore. E così l’arca diventa il luogo nel quale Noè entra con la sua famiglia.

Ma cosa apprezza Dio in Noè? “Ti ho visto giusto dinanzi a me in questa generazione”. Essere giusto non significa che non avrà avuto limiti o peccati, ma che il suo cuore era orientato verso Dio e verso i fratelli. Dio guarda il cuore e non l’apparenza. Dio guarda l’interiorità della creatura umana. Così Noè fece quanto il Signore gli aveva comandato, ed entrò nell’arca, che divenne uno spazio di nuova salvezza.

Al di là del linguaggio veterotestamentario e del suo stile letterario, ciò che a noi in questo momento interessa sottolineare è che Dio crea uno spazio di salvezza per l’umanità. Ed è bello, in questa Visita pastorale, riflettere su cosa è una parrocchia, cosa è una diocesi, cosa è la Chiesa. La Chiesa è un’arca di alleanza, un luogo in cui Dio offre uno spazio per ciascuno affinché possa vivere il progetto d’amore per cui è stato creato, nel quale possa sperimentare la via dell’amore, nel quale possa sperimentare la sua salvezza.

Che cos’è una parrocchia? La parrocchia non è solo una struttura, né semplicemente un ente di natura giuridica. Tutte queste cose sono mezzi, ma non sono la sostanza. La parrocchia è l’arca dell’alleanza, il luogo in cui il Signore ci attende, ci convoca, ci raduna e ci aiuta ad attraversare i diluvi della vita: ad andare oltre il male e ogni esperienza di morte per ridarci la vita. È uno spazio di vita, uno spazio di rinascita.

Il Signore ci parla, ci nutre con la sua Parola, ci nutre con il Pane eucaristico, con la mensa della misericordia e del perdono. Riscoprire questa dimensione della parrocchia e della Chiesa come arca dell’alleanza, credo sia una missione significativa in una società in cui tante persone si sentono prive di uno spazio dove poter stare, prive di uno spazio di misericordia. La Chiesa deve essere accogliente, una Chiesa dalle porte aperte, dove Dio desidera incontrarci.

La parrocchia non è, anzitutto, un luogo di socializzazione – sebbene possa esserlo –, ma è il luogo dell’incontro con l’amore e la misericordia di Dio. È la famiglia dei figli di Dio, che viene radunata dal Signore. Diversamente, si innestano meccanismi, tante altre logiche e interessi umani che, per quanto possano essere buoni, non vengono da Dio. La parrocchia non è una onlus, non è una cooperativa sociale, né sportiva, né filantropica. È uno spazio di fede. E questo non significa uno spazio chiuso, in cui ci si sente migliori degli altri. La parrocchia è uno spazio dove veramente è possibile vivere l’esperienza di incontro con il Signore.

Oggi, tante persone cercano Dio, anche se non sempre sembra evidente. Tante sono le domande che si pongono su Dio. E allora, qual è il nostro compito, la nostra missione? È quella di essere persone che consentono di entrare nell’arca, di creare uno spazio davvero dove si può sperimentare l’incontro con il Signore. Il Signore dona quindi uno spazio di vita. È quello che nel Vangelo di oggi ci presenta l’evangelista Marco: la discussione sorta tra coloro che chiedevano del pane da mangiare, ma i discepoli, ricorda l’Evangelista, avevano dimenticato di prendere dei pani e avevano con sé sulla barca che un solo pane. E qui, ecco, questi discutevano fra loro perché non avevano pane, ma il loro riferimento non è Gesù. 

Gesù è con loro, ma essi parlano, forse litigano e si accusano a vicenda: “È colpa tua!”, “No, è colpa tua!”, “L’hai lasciato tu!”, “L’hai dimenticato tu!”. Un po’ di fantasia ci riporta all’evento, a questa esperienza. Gesù interviene e dice loro: “Perché discutete che non avete pane?” Cioè, “Qual è la vostra discussione? Di cosa state a discutere? Qual è l’oggetto della vostra discussione?”. Poi aggiunge: “Voi non capite, non comprendete, avete il cuore indurito”. È lo stesso dolore di Dio che ci viene presentato nel Libro della Genesi per l’umanità che si è allontanata da Lui, per il cuore indurito di un’umanità che dalla via del bene aveva deviato nella via del male. Mentre allora Dio propone l’arca di salvezza, ora vi è una barca. Un’arca e una barca: sono entrambi luoghi nei quali Dio desidera dare vita, desidera dare nutrimento.

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Ai discepoli che discutono Gesù dice: “Avete occhi ma non vedete, avete orecchi ma non udite, e non ricordate”. Sono un gruppo di persone smemorate, che non centrano l’oggetto della discussione, e non ricordano le opere di Dio. Gesù li interroga, li porta a riflettere sul loro essere discepoli di Cristo.

Ecco, la Visita pastorale è un momento di incontro in cui vogliamo riscoprire la nostra vocazione di discepoli di Cristo, vogliamo trovare in Cristo colui che ci sfama, colui che ci dà il pane buono, il pane che è per tutti. I discepoli avevano un solo pane, solo con le loro forze non potevano dare di più, senza Gesù non potevano sfamare. E così l’arca diventa un luogo di salvezza: è la riscoperta di Dio nella nostra vita.

La Visita pastorale desidera sollecitare principalmente le nostre comunità perché diventino, come ci ricorda Papa Francesco, luogo di un rinnovato incontro con Gesù, con il Signore risorto, una Chiesa dalle porte aperte, una Chiesa accogliente. I discepoli litigano per cose secondarie, proprio come facciamo noi oggi nelle nostre parrocchie: per una chiave, per un genuflessorio, per questioni marginali. Così rischiamo di perdere di vista l’essenziale: la nostra vera missione.

Qual è, dunque, la conversione pastorale richiesta da papa Francesco? Ricentrare la nostra vita in Cristo, ricentrare la nostra vita in Dio. San Vincenzo de’ Paoli, a cui questa parrocchia è dedicata, lo capì bene. Visse in un’epoca tormentata, nella quale si discuteva tanto, ma egli decise di scegliere la via dell’amore, la via del Vangelo, la sequela di Cristo.

La conversione della parrocchia passa attraverso questa bella esperienza: fissare lo sguardo su Cristo, ascoltare la sua Parola, donare il Pane eucaristico, creare uno spazio di vita e di amore.

L’arca dell’Alleanza e la barca dei discepoli rimangono per noi due immagini che la Visita pastorale desidera riconsegnarci e vi affido: ricordare la presenza del Signore in mezzo a noi e riscoprire il primato della Grazia. Questo per fare memoria della presenza del Signore in mezzo a noi, ricordare quante volte Egli ci ha sfamati, quante volte ha provveduto per noi, e quante volte ha realizzato ciò che noi, piccoli gruppi di discepoli, non siamo stati in grado di fare.

In questo tempo, in cui siamo chiamati a intraprendere una nuova stagione dell’evangelizzazione, siamo altresì chiamati a riscoprire il primato della Grazia, 

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Cosa possiamo fare noi? Certo, possiamo agire, ma “abbiamo un solo pane”. E spesso, proprio quel pane diventa motivo di discussione, di divisione. Chi può moltiplicarlo? Chi può davvero offrire ciò che serve a tutti? Chi può nutrire ogni persona? La risposta è Cristo.

A volte, nelle parrocchie, questo pane rischia di diventare un movimento, un gruppo, una persona, l’idea che qualcuno possa da solo offrire tutto e soddisfare tutti. Ma questa è una presunzione pastorale. Nessuno di noi può dare tutto. Siamo tutti poveri discepoli con un solo pane. Abbiamo ancora bisogno che il Signore ci apra le orecchie, ci apra gli occhi, ci ravvivi la memoria, affinché possiamo ricordare la sua presenza operosa in mezzo a noi.

Con questo spirito viviamo l’esperienza della Visita pastorale, dove la presenza del Vescovo è anzitutto quella dell’Apostolo che annuncia la presenza del Signore Risorto. Questo è il fondamento. E se questo è il fondamento, tutto il resto seguirà, pian piano».

 Dopo la Celebrazione Eucaristica, nei locali della parrocchia si è svolta l’assemblea parrocchiale alla presenza dei gruppi degli Artigiani di Comunità, dell’Azione Cattolica e dell’Oratorio.



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