Rinuncia alle cure: in Friuli uno dei dati più bassi d’Italia.
In un contesto nazionale caratterizzato da una crescente spesa sanitaria privata e da difficoltà di accesso alle cure, il Friuli Venezia Giulia si distingue come una delle regioni italiane con il tasso più basso di rinuncia alle prestazioni sanitarie. Secondo il Report GIMBE sulla spesa sanitaria privata in Italia nel 2023, il 5,1% dei cittadini friulani ha dichiarato di aver dovuto rinunciare a cure mediche, un dato che si colloca tra i più bassi del Paese, alla pari con la Provincia Autonoma di Bolzano. Un risultato significativo rispetto alla media nazionale del 7,6% e ai dati più critici registrati in Sardegna (13,7%) e nel Lazio (10,5%).
Spesa sanitaria privata: il peso sulle famiglie
L’aumento della spesa sanitaria a carico delle famiglie – la cosiddetta spesa out-of-pocket – è una delle problematiche evidenziate dal report GIMBE. A livello nazionale, nel 2023 la spesa sanitaria privata ha raggiunto 40,6 miliardi di euro, con un incremento del 26,8% nell’ultimo decennio.
“L’aumento della spesa out-of-pocket non è solo il sintomo di un sottofinanziamento della sanità pubblica – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – ma anche un indicatore delle crescenti difficoltà di accesso al SSN. L’impossibilità di accedere a cure necessarie a causa delle interminabili liste di attesa determina un impatto economico sempre maggiore, specie per le fasce socio-economiche più fragili che spesso non riescono a sostenerlo, limitando le spese o rinunciando alle prestazioni”.
Secondo i dati ISTAT-SHA, le principali voci di spesa sanitaria delle famiglie includono l’assistenza sanitaria per cura (comprese le prestazioni odontoiatriche) e riabilitazione, che rappresenta il 44,6% del totale (€ 18,1 miliardi). Seguono i prodotti farmaceutici e apparecchi terapeutici (36,9%, pari a € 15 miliardi) e l’assistenza a lungo termine (LTC), che assorbe il 10,9% della spesa complessiva, per un totale di € 4,4 miliardi (Figura 7).
“Tuttavia – spiega il Presidente – le stime effettuate nel report indicano che circa il 40% della spesa delle famiglie è a basso valore, ovvero non apporta reali benefici alla salute. Si tratta di prodotti e servizi il cui acquisto è indotto dal consumismo sanitario o da preferenze individuali quali ad esempio esami diagnostici e visite specialistiche inappropriati o terapie inefficaci o inappropriate”.
In Friuli Venezia Giulia, il costo medio pro-capite per la sanità privata si attesta intorno ai 730 euro (nel 2022 era 678 euro), in linea con la media nazionale (di 737 euro) ma significativamente inferiore ai 1.023 euro della Lombardia, la regione con la spesa più elevata. La distribuzione evidenzia che le Regioni con migliori performance nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) registrano una spesa pro-capite superiore alla media nazionale, mentre quelle del Mezzogiorno e/o in Piano di rientro si collocano al di sotto.
“Questo dato – spiega il Presidente – conferma sia che il livello di reddito è una determinante fondamentale della spesa out-of pocket, sia che il valore della spesa delle famiglie, al netto del sommerso, non è un parametro affidabile per stimare le mancate tutele pubbliche, perché condizionato dalla capacità di spesa individuale“.
Liste d’attesa e sanità integrativa: le sfide future
Uno dei principali problemi che spinge i cittadini a rivolgersi alla sanità privata è la lunghezza delle liste d’attesa. A livello nazionale, circa 4,5 milioni di persone nel 2023 hanno dovuto rinunciare a visite o esami diagnostici, di cui 2,5 milioni per motivi economici. Il Friuli Venezia Giulia sembra riuscire a contenere in parte questo fenomeno, ma il sottofinanziamento della sanità pubblica e l’inefficienza del sistema di sanità integrativa rappresentano ancora criticità da affrontare.
Secondo il report, la sanità integrativa in Italia gioca un ruolo ancora marginale, coprendo solo il 3% della spesa sanitaria totale. Questo significa che la maggior parte delle famiglie si trova costretta a coprire i costi delle cure in modo diretto, senza un adeguato supporto da parte di fondi sanitari e assicurazioni.
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