COPPOLA (CONSIGLIO PAT – AVS) * INQUINAMENTO PFAS – MONITORAGGIO: «LA GIUNTA PAT PREVEDA DA GIUGNO 2025 UNA COMUNICAZIONE SEMESTRALE, TRAMITE L’APPA»

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11.41 – martedì 18 febbraio 2025

Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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INQUINAMENTO DA PFAS: AZIONI PER TUTELARE LA SALUTE E L’AMBIENTE

Premesso che: la campagna “Acque senza veleni” condotta da Greenpeace nei mesi scorsi, i cui risultati sono stati pubblicati nel mese di ottobre, ha rilevato nell’acqua potabile di tutte le regioni d’Italia la contaminazione da PFAS, composti poli e perfluoroalchilici, cioè prodotti chimici nati nella prima metà del secolo scorso e utilizzati nell’industria a partire dagli anni Cinquanta. Tali sostanze conferiscono alle superfici repellenza all’acqua e ai grassi (es. il Teflon). A differenza di altri prodotti chimici visibili e tangibili, i PFAS non si vedono, non si toccano, ma sono molto diffusi (se ne contano più di 4700), e alcuni sono stati riconosciuti come cancerogeni;

per cercare di ovviare alla scarsità, o addirittura in alcune realtà all’assenza di controlli da parte delle istituzioni in varie realtà, l’associazione ha infatti raccolto in tutta Italia 260 campioni di acqua potabile in 235 città da Nord a Sud e il 79% dei campioni è risultato positivo, in particolare nelle regioni settentrionali. L’indagine ha monitorato per la prima volta anche i livelli di contaminazione da composti ultracorti come il TFA, una sostanza persistente e indistruttibile che, per le sue stesse caratteristiche, non può essere rimossa mediante i più comuni trattamenti di potabilizzazione;

in Italia si cominciò a parlare di PFAS in particolare nel 2013, quando se ne scoprì la presenza nel terreno e nelle acque, anche sotterranee, di tre province venete (Vicenza, Padova e Verona), definite “zona rossa”, con circa 150.000 persone interessate, che presentavano alte percentuali di PFAS nel sangue con rischio di malattie degenerative e cardiovascolari, problemi alla tiroide, basso peso alla nascita, interruzioni di gravidanza. Si scoprì che lo sversamento di queste sostanze era soprattutto ad opera di un’industria, la Mitemi, contro i cui rappresentanti attualmente è in corso un procedimento penale presso il Tribunale di Vicenza. A questa scoperta seguì quella dell’inquinamento prodotto nell’Alessandrino dalla Solvay;

l’Agenzia provinciale trentina per la Protezione dell’Ambiente (APPA) ha iniziato il monitoraggio dei PFAS a partire dal 2018, per ottemperare alle richieste normative previste dal D. Lgs. 172 del 2015 che recepisce la Direttiva 2013/39/UE, la quale introduce un elenco di controllo per fornire informazioni attendibili sulla presenza nelle acque superficiali di una serie di sostanze emergenti, non solo PFAS, che potenzialmente possono inquinare l’ambiente acquatico;

anche il nostro territorio non è indenne dalla contaminazione da Pfas, la cui presenza è stata, per ora, evidenziata nei comuni di Storo, Trento, Rovereto, Villalagarina e Arco;

a partire dall’inizio del 2026, entrerà in vigore in Italia la direttiva europea 2020/2184 che impone dei limiti normativi; tuttavia i parametri di legge fissati a livello comunitario sono stati superati dalle più recenti evidenze scientifiche (ad esempio quelle diffuse dall’EFSA), tanto che recentemente l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) ha dichiarato che i limiti in via di adozione rischiano di essere inadeguati a proteggere la salute umana. Per questo, numerose nazioni europee (Danimarca, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Svezia e la regione belga delle Fiandre) hanno già adottato limiti più bassi (dalla raccolta dati di Greenpeace è emerso ad esempio che il 41% dei campioni analizzati nel nostro Paese supera i parametri danesi);

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da tempo Greenpeace Italia ha lanciato una petizione che chiede al Governo di mettere al bando l’uso e la produzione di tutti i PFAS, sostituendoli con alternative più sicure e già disponibili nella quasi totalità dei settori industriali. La petizione, sottoscritta da oltre 136 mila persone, non ha trovato ancora alcun riscontro nell’azione legislativa;

l’accesso all’acqua pubblica e non contaminata è un diritto minimo essenziale da garantire a tutte e tutti;

Tutto ciò premesso il Consiglio provinciale impegna la Giunta provinciale

a prevedere, tramite l’Agenzia provinciale per la Protezione dell’Ambiente, una comunicazione pubblica periodica (es. semestrale) degli esiti del monitoraggio della contaminazione da PFAS nella nostra provincia, a partire da giugno 2025;

invita:

i parlamentari eletti in Trentino ad adoperarsi affinché il Parlamento chieda alle istituzioni europee la definizione di limiti più severi alla presenza di PFAS nelle acque potabili, allineando tali soglie a quelle vigenti in altre nazioni (es. Danimarca), al fine di garantire il più possibile l’accesso a tutta la popolazione ad acqua potabile priva di PFAS, anche attraverso un piano di riconversione industriale progressivo che punti su soluzioni alternative ai PFAS, già disponibili.

 

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Lucia Coppola

Consigliera provinciale/regionale – Alleanza Verdi e Sinistra



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