«Pac, adesso si cambia. L’Italia in prima linea»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 


CREMONA – «Sulle conseguenze di possibili dazi statunitensi a carico del nostro agroalimentare aspetterei ad esprimermi. Commento la situazioni che si verificano e mi pare che la questione — dato anche l’impegno diretto del governo italiano e della presidente Meloni — sia ancora decisamente aperta…».
Ospite d’onore — lunedì scorso al Ponchielli — della celebrazione dei 125 anni di Latteria Soresina, il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha confermato una sostanziale apertura di credito nei confronti del tycoon, sottolineando poi il ruolo conquistato dall’Italia nell’Ue e annunciando l’importante vertice romano in programma martedì 25 marzo 2025 con l’eurocommissario all’agricoltura Christophe Hansen.
A conferma del primo elemento è arrivato nei giorni scorsi anche il riconoscimento di politico.eu, edizione europea con sede a Bruxelles della testata Usa che ha ‘incoronato’ lo stesso Lollobrigida, definendolo «probabilmente il ministro dell’Agricoltura più potente d’Europa». Un endorsement preceduto da dati sottolineati con soddisfazione.

Ritiene che si possa parlare di un ‘cambio di marcia’ strutturale?
«Direi proprio di sì. Del resto, quando il nostro sistema-Paese lavora insieme riesce ad affermarsi in ogni situazione. In due anni e mezzo di lavoro e di continue interlocuzioni con gli operatori del settore e con le loro organizzazioni di rappresentanza siamo arrivati a poter contare su un’agricoltura certamente più solida rispetto a quella di altre nazioni. Oggi il valore aggiunto dell’agricoltura italiana è il più alto in Europa, l’export del comparto ha raggiunto quota 70 miliardi, e ha tutte le caratteristiche per crescere ancora. Questo non ci basta, è uno stimolo a fare di più in termini di fatturati e contrasto all’italian sounding, e si verifica anche a fronte della debolezza strutturale di altre nazioni, che ovviamente ci preoccupa. Ma è un fatto che i risultati stiano arrivando, anche sul piano culturale».

Per esempio?
«Siamo finalmente riusciti a definire formalmente l’agricoltore per quello che davvero è: non solo produttore di cibo, qualità e benessere, ma anche custode dell’ambiente e del territorio. Con una ricomposizione culturale assolutamente dovuta e necessaria. Avviare il ‘cambio di marcia’ non è stato facile. All’inizio eravamo soli in Europa a dire determinate cose, e ci guardavano con un certo sospetto… Poi però sono risultati chiari a tutti il senso e l’obiettivo del nostro lavoro: continuare a testimoniare con le parole e con i fatti che per noi l’agricoltura è (e deve rimanere) un elemento centrale. Una convinzione che si è concretizzata con particolare evidenza nella riunione dei leader europei tenuta lo scorso anno, il 21 marzo; non a caso nel giorno che ricorda il patrono del nostro continente, San Benedetto da Norcia. Erano tre i temi all’ordine del giorno di quel summit: la grave aggressione della Russia all’Ucraina, la crisi mediorientale e l’agricoltura: tornata così realmente al centro dell’attenzione; con risultati importanti. Penso alla modifica della Pac, risintonizzata sulla necessità di incentivare le produzioni, e non — come qualcuno aveva in testa — di ‘educare’ l’agricoltore attraverso norme sempre più rigide come gli ecoschemi, che non di rado vincolavano la concessione di finanziamenti al divieto di produrre».

Microcredito

per le aziende

 

Di cosa parlerete il mese prossimo con l’eurocommissario Hansen?
«Parleremo di tutto questo. Perché adesso bisogna costruire il futuro recuperando il passato, vale a dire la grande e sempre attuale lezione dei padri fondatori dell’Europa: che per superare le macerie non solo materiali della Secondo Guerra Mondiale vollero puntare soprattutto sul settore primario; come naturale garanzia di sovranità e sicurezza alimentare, di cibo di qualità, ricchezza e benessere per tutti, e allo stesso modo di tutela ambientale. Perché sapevano fin troppo bene ciò che qualche ‘verde’ sembra curiosamente aver dimenticato: dove non c’è agricoltura, o dove il settore non guadagna abbastanza per sostenersi, ‘viene giù tutto’. Questo significa guardare alla realtà con lucidità e pragmatismo, senza finire vittima di ideologie lontane anni luce dalla concretezza delle cose, non basate sul dato scientifico, a quanto parrebbe favorite da lobby che coltivano altri interessi; compresa la standardizzazione di prodotti e sapori. Quindi con Hansen ci confronteremo su questi temi, convinti come siamo che ora ci sia maggiore sintonia anche con l’Europa per mettere mano ad una revisione del Green Deal. Nessuno può onestamente pensare che ci sia qualcuno contrario alla salvaguardia dell’ambiente, vale a dire il luogo nel quale viviamo. Tanto meno lo si può pensare degli agricoltori. Ma l’Europa in questi anni ha seguito un orientamento differente, che ora va modificato. Ci sono regole rigidissime e illogiche, che a parità di consumo avranno il solo effetto di avvantaggiare i produttori di Paesi nei quali spesso non si rispettano né l’ambiente né i lavoratori. L’Italia farà, come sempre, la sua parte perché si volti pagina. Nell’interesse di tutti».





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *