C’è una sottile linea bianca che unisce i vari quartieri di Parma. E’ quella della cocaina. Una droga che nella nostra città non è mai passata di moda, nonostante l’evoluzione del mercato delle sostanze stupefacenti nel corso degli ultimi decenni. Certo, ci sono le ‘nuove’ sostanze come il crack e il fentanyl ma se fumare crack è considerata un’attività da emarginati e prendere il fentanyl una cosa da ‘tossici’ farsi di cocaina no. Soprattutto se è di buona qualità e purezza. E a prezzo molto più alto di quella che si trova in strada.
Senza una forte domanda non ci sarebbe tanta richiesta e Parma, in questo, è una vera Regina. Non a caso è una delle città preferite dai grossisti della droga. Come emerso in alcune indagini delle forze dell’ordine i ‘grandi spacciatori’ hanno necessità di introdurre sempre più coca sul mercato, per stare dietro alla forte domanda. E le categorie sociali che ne fanno uso aumentano sempre di più. E con loro aumenta e si ingrossa anche il mercato. Tutto fatturato illegale – di milioni di euro – per le mafie e la criminalità organizzata, italiana e straniera.
Fiumi di cocaina vengono spacciati e consumatori ogni giorno: la polvere bianca è stata in grado di abbattere le divisioni tra le classi sociali, soprattutto tra i giovani: se un tempo erano i giovani di ‘buona famiglia’ ad utilizzarla a partire dai primi anni del Duemila la coca è stata sdoganata anche tra i ‘proletari’, tra i lavoratori e le lavoratrici in ogni ambito produttivo, dalle officine alle fabbriche, dagli uffici agli studi professionali, fino ai giovanissimi delle seconde e terze generazioni di immigrati.
“Non ti dico che mi arriva in ufficio ma quasi: a Parma ormai i fattorini della coca sono più diffusi di quelli che portano le pizze in scooter. In un fine settimana arrivo a spendere fino a 600 euro per comprarla. La consumo con gli amici ma non andiamo a comprarla in via Trento. Ci sono altri canali per la coca buona”.
Francesco (nome di fantasia) è un parmigiano di 38 anni, che lavora nello studio di un professionista, ha deciso di raccontare la sua storia a Parmatoday. I tossicodipendenti – spesso senza un posto dove vivere – che vediamo in via Trento, in via Brennero e in stazione sono solo una piccolissima parte dei consumatori di droga nella nostra città. Con i loro acquisti frenetici alimentano il mercato delle sostanze stupefacenti.
E le cifre che ‘muovono’ ogni giorno sono da capogiro. “Arrivo a spendere, ogni fine settimana, anche 600 euro per la cocaina. Ti parla della coca con un alto livello di purezza, che non trovi in strada in via Trento”. Come dire che in strada, in San Leonardo ma non solo, c’è la droga ‘proletaria’, negli uffici e nei locali c’è quella dei benestanti. E’ l’unica divisione di classe che sembra rimanere.
Dove compra la cocaina?
“Ci sono persone di fiducia che la portano e non solo a me. Il mercato dello spaccio di cocaina di un certo livello (e fa il segno dei soldi tirandoli fuori dal portafoglio) – parlo di 100/120 euro al grammo – è diverso da quello in strada. Nessuno di noi, tra me e i miei amici, andrà mai in strada a comprarla in stazione o in via Trento. Ormai la qualità è bassissima e in quel modo si rischierebbe di avere coca tagliata male. Il prezzo poi è sceso vorticosamente, solo questo dovrebbe farti pensare che la qualità è pessima”.
Quanto spende per la droga?
“Calcolando che da qualche anno acquisto solo cocaina da almeno 90/100 euro al grammo, direi che ogni settimana faccio fuori più di 600 euro. Ora posso permettermelo. Fino a qualche anno fa, invece, anch’io la acquistavo quasi sempre in strada, dove i prezzi scendono anche fino a 50 euro al grammo. Ma c’è il forte rischio di prendere coca tagliata male. Quello è il mercato dei tossici, che non hanno soldi e magari nemmeno una casa”. Sono gli stessi, decodifichiamo noi, che commettono reati come furti e spaccate per finanziare l’acquisto di droga. Ma c’è anche chi, come Francesco, che non si sognerebbe mai una cosa del genere. “Io consumo tanto e pago con i soldi che guadagno dal mio lavoro”
Conosce molte persone intorno a lei che ne fanno uso?
“Si, sono in tanti a farne uso. Potrei citarti professionisti, ingegneri, avvocati, operai, commercianti o addirittura medici che ne fanno (o ne hanno fatto) un uso costante. Molti studenti, di destra e di sinistra, la usano. Da vent’anni è stata sdoganata e non è più un vizio solo per i ricchi. Ci sono le colleghe della mia fidanzata che ne fanno uso. I figli di alcuni miei amici più grandi – avranno 12/13 anni – sono stati beccati dai genitori a farne uso”.
Se non ci fosse tanta richiesta l’offerta non sarebbe così vasta e generalizzata. Quando carabinieri e polizia sequestrano i cellulari ai pusher e scorrono la lista dei numeri di telefono dei consumatori si trovano davanti ad uno spaccato della nostra società, come età, classe sociale, posizione lavorativa e disponibilità economica.
Hai mai avuto problemi con le forze dell’ordine?
“Una sola volta sono stato segnalato come assuntore in Prefettura e ho avuto alcune conseguenze, per esempio il ritiro della patente. Poi, dopo quell’episodio, non ho avuto più problemi. Non consumo la droga in strada, cerco di essere discreto. Anche nei locali cerco di passare inosservato anche se ormai è un’abitudine. Sarebbe come allontanare qualcuno che si fa una canna. La coca è diventata questo. Certo che c’è consumo anche nelle altre città ma le persone di Parma che conosco ne fanno un uso assiduo”.
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