come raccontare seimila anni di storia

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Basteranno 18mila metri quadrati di spazi espositivi su tre piani e 2mila reperti esposti, per raccontare 6mila anni di storia? È la scommessa del MegaMuseo di Aosta che, dopo la riapertura alle visite a fine 2023 e sotto la guida di Generoso Urciuoli, nominato lo scorso autunno responsabile della direzione attività culturali e scientifiche, ha inaugurato una nuova fase di sviluppo e valorizzazione, seguendo un progetto curatoriale innovativo che supera i confini della museologia tradizionale per aprirsi a una dimensione fluida, partecipativa e interconnessa, grazie anche alle nuove tecnologie.

Il museo sorge su un’area che, riportata alla luce nel 1969, si estende per circa un ettaro e rivela uno dei più interessanti siti archeologici della preistoria in Europa: significative testimonianze di millenni di storia, dai momenti finali del Neolitico ai giorni nostri.

Megamuseo, Aosta (foto Enrico Romanzi)

Non si tratta infatti di un museo virtuale nel senso più canonico del termine ma di una piattaforma in cui il medium digitale diventa linguaggio costitutivo. MegaMuseo nasce con l’obiettivo di rimettere in discussione il ruolo delle istituzioni culturali, trasformandole da depositi della memoria a dispositivi dinamici di interpretazione del presente.

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L’approccio curatoriale di MegaMuseo di Aosta si basa su un principio chiave: la conoscenza è un organismo vivo, in continua evoluzione, e la curatela deve rifletterne la natura molteplice e non lineare. Il percorso espositivo si configura quindi come un archivio aperto, attraversabile e rielaborabile, che mette al centro il rapporto tra fruitore e contenuto.

Megamuseo (foto Enrico Romanzi)
Megamuseo, Aosta (foto Enrico Romanzi)

Le strategie espositive adottate si muovono in una direzione che richiama le pratiche dell’open access e della conoscenza condivisa: opere, documenti e narrazioni sono resi fruibili e messi in circolo, interrogati, riattivati attraverso livelli di lettura stratificati. MegaMuseo diventa così una struttura rizomatica, con ambienti immersivi e schermi oleografici, in cui il visitatore non è spettatore passivo, ma co-autore di un’esperienza che si riscrive continuamente.

D’altra parte, un arco temporale così vasto, che parte dal Neolitico (fine del V millennio a.C.), attraversa l’Età del Rame (IV-III millennio a.C.), del Bronzo (II millennio a.C.) e del Ferro (I millennio a.C.), per arrivare fino a reperti romani e cristiano medievali, ha bisogno di modalità innovative di narrazione. Ma l’intenzione è quella di ampliare lo sguardo, come dimostra, per esempio, la mostra attualmente visitabile e dedicata a Letizia Battaglia, a cura di Paolo Falcone, che riunisce 70 fotografie di grande formato della grande artista siciliana.

Megamuseo, Aosta (foto Enrico Romanzi)

«Vogliamo raccontare 6mila anni di storia con uno sguardo contemporaneo, preservando la memoria», ha dichiarato Generoso Urciuoli. «Nell’ambito del mio progetto culturale, attribuisco un ruolo prioritario alla valorizzazione delle collezioni e all’attenzione verso le diverse categorie di pubblico. Il piano strategico a cui stiamo lavorando – ha aggiunto – rappresenta lo strumento essenziale per tradurre questi principi in azioni concrete».

Novità anche sul fronte della ricerca archeologica, con l’annuncio della ripresa degli scavi nell’area archeologica di Saint-Martin-de-Corléans, nella seconda metà di giugno. Tra le iniziative in fase di sviluppo al MegaMuseo spicca il ciclo Dal Mega al Micro, pensato per mettere in relazione i reperti dell’area megalitica con manufatti provenienti da altri musei.

Megamuseo, Aosta, ph Paolo Rey

«La valorizzazione del patrimonio archeologico è fondamentale per la crescita culturale, economica e sociale della nostra comunità. MegaMuseo non è solo un ampliamento dell’offerta culturale, ma un investimento che genera ricadute concrete sul territorio», ha dichiarato l’assessore ai Beni culturali, Jean-Pierre Guichardaz.

Megamuseo, Aosta, ph Paolo Rey

«È nostra intenzione offrire – una chiave di lettura innovativa per comprendere l’identità archeologica della Valle d’Aosta, integrando il Museo in un sistema più ampio di siti storici e culturali, anche al fine di evidenziare come questa regione, sin da epoche preistoriche, sia sempre stata una terra di passaggi», ha annunciato la soprintendente per i Beni e le attività culturali, Laura Montani. In questo senso «L’obiettivo che ci poniamo è quello di creare sinergie tra le realtà regionali, promuovendo progetti innovativi e strumenti digitali che rendano più accessibile il patrimonio storico culturale della nostra regione», ha specificato Viviana Maria Vallet, dirigente della struttura Patrimonio storico-artistico e gestione siti culturali.

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