Fine vita, in Veneto manca da un anno il Comitato di Bioetica che dovrebbe validare le linee guida

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di
Michela Nicolussi Moro

Non è mai stato rinnovato. La Regione: «Lo sarà a breve». Sono 15 le richieste di suicidio assistito presentate dalla fine del 2022 al settembre 2024

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Prima l’Emilia Romagna, che il 5 febbraio ha deliberato tempi e modalità del fine vita, sancendo un’attesa massima di 42 giorni dalla richiesta per concedere il suicidio medicalmente assistito agli aventi diritto. Poi, l’11 febbraio, la Toscana ha fatto un passo in più, approvando una legge in consiglio regionale che inquadra il limite per lo svolgimento delle pratiche in 37 giorni. E il Veneto, l’altra Regione benchmark per la sanità? Il 16 febbraio 2024 l’assemblea di Palazzo Ferro Fini per un voto mancante (un’astensione del Pd) ha bocciato la legge di iniziativa popolare presentata dall’associazione Luca Coscioni e ora aspetta «il regolamento» annunciato lunedì dal governatore Luca Zaia. Il quale non ha accolto la sollecitazione della stessa associazione di emanare una delibera, che ha valore di legge, ma «ha dato mandato ai tecnici dell’area Sanità di stabilire tempi e modalità di consegna dei farmaci per il suicidio assistito».

Di più non è dato sapere, ma c’è un particolare non di poco conto: sul tema deve esprimersi il Comitato regionale di Bioetica, però scaduto nel marzo 2024 e mai più rinnovato. «Il nostro incarico non è stato prorogato — conferma il professor Gianluigi Cetto, padre dell’Oncologia medica veronese inserito nel Comitato come esperto di cure palliative — ed è strano che non ci siano nuove nomine. Ma come fa la Regione a produrre un regolamento sul fine vita senza il Comitato di Bioetica, chiamato a predisporlo? In ogni caso deve esprimere un parere obbligatorio ma non vincolante». 




















































Tra l’altro il Comitato di Bioetica del Veneto scaduto l’anno scorso e presieduto da Massimo Rugge, professore onorario di Anatomia patologica e Oncologia all’Università di Padova, è stato il primo in Italia a mettere nero su bianco le raccomandazioni alle Usl per la corretta applicazione della sentenza con la quale, il 23 settembre 2019, la Corte Costituzionale ha dato il via libera al suicidio medicalmente assistito in presenza di quattro requisiti. E cioè: il paziente dev’essere capace di autodeterminarsi; soffrire di una patologia irreversibile; accusare sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili; essere dipendente da trattamenti di sostegno vitale. 

Quella sorta di vademecum, inviato alle Usl il 29 luglio 2022, non indica però i tempi entro i quali soddisfare le richieste accolte nè il medico che deve assistere il paziente nell’autosomministrazione del cocktail letale. Sollecita le Usl ad agire tempestivamente, precisa che il Comitato etico dell’azienda sanitaria interessata si deve far affiancare nel valutare l’idoneità del malato al suicidio assistito dagli specialisti che lo seguono ed esorta il potenziamento della rete di cure palliative nel Veneto.

Prima ancora, il 22 giugno 2022, era stata inviata ai direttori generali la nota dall’allora ministro della Salute, Roberto Speranza, che precisava: «Le strutture del Servizio sanitario nazionale sono chiamate a dare applicazione in tutti i suoi punti alla sentenza della Consulta. Sono a carico del Servizio sanitario nazionale le spese necessarie a consentire il suicidio medicalmente assistito ai pazienti che ne facciano richiesta». Il nuovo regolamento potrebbe partire da queste basi, ma va detto che anche i Comitati di Bioetica di alcune aziende sanitarie sono in scadenza. L’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, fa sapere che è stato lanciato il bando per la selezione degli esperti da inserire nel nuovo Comitato di Bioetica regionale, dunque da nominare a breve.

Dal canto suo Zaia ribadisce: «È doveroso rispettare le posizioni di tutti, ma viene prima la libertà di scelta del paziente. È bene uscire da questa ipocrisia nazionale per la quale si vuole far credere ai cittadini che il fine vita non esiste. Esiste in Italia dal 2019, con la sentenza della Corte Costituzionale, ed è un tema profondamente delicato, che noi governatori ci troviamo a dover gestire quotidianamente». 

Insiste sulla rapidità d’azione l’associazione Luca Coscioni: «Il regolamento non si faccia attendere e riprenda modalità e scadenze (27 giorni, ndr) contenute nella nostra proposta di legge. Senza una cornice chiara della procedura, le Usl rischiano di attivarsi con tempi non rispettosi della condizione esistenziale di chi chiede di mettere fine a sofferenze non più tollerabili». Sono 15 le richieste di suicidio assistito presentate in Veneto dalla fine del 2022 al settembre 2024. Hanno ricevuto parere favorevole quelle di Gloria, malata oncologica trevigiana di 78 anni, morta il 23 luglio 2023; e di Vittoria, anche lei trevigiana ma colpita da sclerosi multipla, che ha chiuso gli occhi lo scorso dicembre, a 72 anni. Otto domande sono state respinte, due sono in fase di valutazione, due si sono convertite in rinunce, due sono decadute per la sopraggiunta morte dei pazienti e tre sono pendenti, perché riguardano persone affette da malattia mentale. Lo certifica una nota di Massimo Annicchiarico, direttore generale della Sanità regionale.

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