Arriva a Genova – dopo aver fatto tappa nei giorni scorsi a Milano – la campagna itinerante di Legambiente “Genova Citta2030, come cambia la mobilità” che ha l’obiettivo di promuovere una mobilità sostenibile per rendere le nostre città più vivibili e sicure.
Si è svolta questa mattina, 12 febbraio, la conferenza stampa nella sede di Legambiente Liguria alla presenza di Stefano Bigliazzi, presidente Legambiente Liguria, Romolo Solari, presidente circolo Amici della Bicicletta Legambiente e Fiab Genova, e Sergio Gambino, assessore alla mobilità del Comune di Genova, per presentare i dati sull’inquinamento atmosferico, le performance locali sui principali indicatori di mobilità urbana e le proposte concrete per trasformare il capoluogo genovese in una città più sostenibile entro il 2030.
Dai dati emerge che il tasso di motorizzazione di Genova è tra i più bassi d’Italia (48 auto ogni 100 abitanti), ma, a causa delle caratteristiche orografiche e urbanistiche della città, ciò rappresenta una notevole limitazione per la trasformazione urbana. D’altro canto, l’alto numero di moto e scooter occupa ampie porzioni di spazio pubblico.
Preoccupa anche l’elevato tasso di incidentalità con morti e feriti, con 8,4 incidenti ogni 1.000 abitanti, ben oltre l’obiettivo di meno di 2 fissato per il 2030, con vittime soprattutto tra pedoni e ciclisti (Fonte: Ecosistema Urbano 2024).
Per quanto riguarda la qualità dell’aria, i principali inquinanti restano sotto i livelli di guardia. Questo dato deve però tener conto della futura direttiva dell’Oms, per questo sin da ora è necessario ridurre il biossido di azoto del 25% sulla media annuale. (Fonte: elaborazione Mal’Aria – Legambiente 2024).
Per il trasporto pubblico la domanda è buona, segno che i cittadini genovesi riconoscono l’importanza del tpl ma dai dati emerge la necessità di puntare su una mobilità più sostenibile.
Lo spiega Stefano Bigliazzi, presidente dell’associazione ambientalista: «Genova sarebbe già pronta per diventare una Città 30 ma saremmo già soddisfatti se il Comune avesse il coraggio di portare avanti la proposta di mettere il limite a 30 km/h in tutte quelle strade cittadine che si stanno dimostrando più a rischio di incidente, di morti e feriti. Manca invece completamente una visione per una scelta forte verso la mobilità pubblica alternativa. Siamo a zero come tram che invece sarebbe adattissimo alla nostra città nelle zone pianeggianti, da Levante a Ponente, e nelle due Valli Bisagno e Polcevera. Ma – continua Bigliazzi – ci vorrebbe il coraggio di abbandonare progetti dannosi, pericolosi e fallimentari come la Funivia e lo SkyMetro, e puntare decisamente su un modello di mobilità che è quello vincente e moderno in tutta Europa e nelle più avanzate città italiane: il tram. Il tram sarebbe il primo passo per diventare una città a misura d’uomo e non di macchina, con l’approccio parigino a “15 minuti”: comuni e quartieri dove tutti i servizi essenziali sono raggiungibili entro un quarto d’ora. Bologna (e non solo Bologna, anche molte altre città che hanno fatto la stessa scelta) dimostra che la scelta della Città a 30 km/h lungi da essere ideologica è molto pragmatica: serve a ridurre notevolmente i feriti e, lo scorso anno, addirittura ad escludere i decessi. La velocità media delle autovetture a Genova, secondo Tom Tom City, è di 28 km/h, mettere il limite a 30 km/h, quindi, non porterebbe a rallentamenti ma a rimodulazione e risparmio, evitando inutili accelerazioni per poi fermarsi ai semafori».
Durante la conferenza stampa Romolo Solari, presidente del Circolo Amici della Bicicletta, Fiab Genova ha presentato un dossier che propone la riduzione sperimentale della velocità in nove strade di Genova, una per Municipio, con l’obiettivo di verificarne i risultati dopo un anno. «Per elaborare la proposta, abbiamo identificato le strade più pericolose della città, chiedendo l’introduzione del limite di velocità di 30 km/h – spiega Romolo Solari – Questo intervento è essenziale per ridurre il numero di incidenti e garantire la sicurezza dei cittadini. Un caso emblematico è via Fereggiano, dove nel primo tratto, in dieci anni, ci sono stati ben 56 investimenti di pedoni. È evidente che bisogna intervenire. Secondo il report – continua Solari – sugli Incidenti Stradali 2023 di ACI-ISTAT, la velocità eccessiva è uno dei principali fattori, con gravi conseguenze per i pedoni. A 30 km/h, l’impatto con un pedone è paragonabile a una caduta dal primo piano di un edificio, con una probabilità di sopravvivenza del 90%. Aumentando la velocità a 50 km/h, la gravità delle lesioni aumenta significativamente».
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