I corsi gratuiti d’italiano per donne (con baby sitting)
Tra i cinque progetti premiati dal Comune di Trento con mille e cinquecento euro come esperienze di “volontariato dell’anno” c’è anche quello del Gioco degli specchi, che organizza corsi di italiano per donne straniere con servizio di baby-sitting. A parlarci del progetto è Cecilia Muscatelli, facilitatrice linguistica, una delle coordinatrici dei corsi che sono sempre accompagnati da un servizio di assistenza ai bambini piccoli.
Ci può descrivere l’associazione e in particolar modo il progetto dei corsi di italiano gratuiti per donne straniere?
L’associazione esiste dal 1994. All’epoca è nata con il nome di Atas Cultura e poi dal 2009 è diventata Il gioco degli specchi. Un nome particolare che descrive un po’ l’essenza di questo progetto: un’iniziativa gioiosa che sperimenta nuovi rapporti culturali e sociali in cui ci si può “specchiare” e quindi conoscere meglio se stessi e l’altro. I corsi gratuiti di italiano per donne straniere esistono da sempre, però solo dal 2020 il progetto ha preso una forma migliore, più di qualità, sia a livello di spazi che sul piano del servizio che offriamo. Sostanzialmente il progetto si svolge due volte a settimana, nella fascia oraria 9:00-12:00, nella sede della Circoscrizione San Giuseppe Santa Chiara. Attualmente ci sono 6 gruppi di donne che si dividono per fasce di livello linguistico.
Quanti volontari ci sono ad oggi?
Ci sono circa 20 volontari. Molte sono professoresse in pensione, altri studenti che hanno aderito al progetto SuXr (Studenti universitari per i rifugiati e le rifugiate). La cosa importante da sottolineare è che i volontari sono sempre affiancati da noi coordinatrici e facilitatrici linguistiche (Cecilia Muscatelli e Serena Angeli). Infatti una volta arrivati cerchiamo di formarli il più possibile prima di renderli più autonomi. Lo stesso vale per la parte di babysitting, coordinata da Giulia Negroni.
Come funziona il servizio di assistenza ai bambini piccoli?
Innanzitutto c’è sempre un primo colloquio con le mamme per conoscere meglio le esigenze del bambino. Attualmente i bambini presenti sono molto piccoli, quindi non abbiamo troppe attività ricreative da fare con loro. Ma in passato i bambini più grandi si divertivano a giocare e a stare in compagnia mentre le mamme seguivano i corsi. È un tipo di servizio che non offre nessuno e per questo c’è molta richiesta.
A quali utenti si rivolge il progetto?
Le utenti sono le più varie. Sono essenzialmente donne che vengono da ogni parte del mondo e che hanno bisogno di un aiuto con la lingua italiana. Noi offriamo corsi di vario livello perché c’è chi ha bisogno di imparare la lingua da zero o chi deve prendere la patente, chi deve ottenere il permesso di soggiorno e così via.
Come fare per partecipare? Sarebbe utile la presenza di altri volontari?
Le iscrizioni ai corsi sono aperte tutto l’anno. Proviamo ad inserire le mamme quanto più possibile, ma dipende dai posti a disposizione che abbiamo. Invece per i volontari, li aspettiamo sempre. Quando arrivano chiediamo prima le loro inclinazioni, in che “area” vorrebbero partecipare e poi proviamo a formarli affinché non si sentano spaesati. Chi volesse partecipare al progetto può scrivere all’email info@ilgiocodeglispecchi.org.
Qual è il valore del progetto per la città?
Sicuramente offriamo qualcosa che spesso manca: l’accoglienza. E soprattutto il fatto che le mamme trovino uno spazio dedicato anche ai loro figli. Questo facilita la partecipazione ai corsi. È un progetto ben strutturato, che segue il periodo scolastico e che riscuote tanto successo. A settembre ci sono spesso delle riconferme insieme alle nuove partecipanti. La cosa più bella è che queste donne vedono ancora la possibilità di un ritorno a “scuola” e il fatto che durante i corsi si approfondiscano le relazioni e si promuova lo scambio culturale. Vedo ancora oggi, spesso anche tra i ragazzi delle scuole in visita, che ci si approccia con molti pregiudizi; c’è un’idea del migrante molto impoverita. Invece l’obiettivo di questo progetto è di andare oltre i preconcetti e vedere quanto ci si possa stupire nell’incontro con l’altro. Avremmo bisogno di più spazi perché la richiesta è sempre molto alta, è difficile fare affidamento sui bandi perché ogni anno c’è l’incertezza di una continuazione. Ma ci teniamo a ringraziare la fondazione Lunelli che da due anni ci supporta e la fondazione Caritro che finanzia il progetto su Pergine e su Trento con un istituto comprensivo come partner.
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