Nel risiko bancario il rischio di creare giganti dai piedi di argilla

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L’offerta di Bper su Popolare Sondrio mostra le forti sinergie fra settore bancario e assicurativo. Come le altre operazioni conferma anche una visione tradizionale dell’attività: non è detto che risponda ancora alle esigenze di imprese e famiglie.

L’Ops di Bper Banca su Popolare di Sondrio

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Può essere che il management di Bper Banca e il suo principale azionista (Gruppo Unipol che ne controlla il 25 per cento) siano stati colti dal “sintomo della zitella” (anuptafobia), ovvero dalla paura più o meno irrazionale di non trovare qualcuno con cui condividere la propria esistenza e di finire nell’irrilevanza o preda dei nascenti gruppi. In effetti, molti protagonisti dell’attuale risiko bancario erano stati considerati, fino a poco tempo fa, utili compagni per costruire il terzo polo attorno alla dinamica banca emiliana.

Così, Carlo Cimbri, presidente di Unipol, assieme a Gianni Franco Papa, amministratore delegato di Bper, hanno deciso di lanciare un’offerta pubblica di scambio sull’ultima ex popolare ancora sul mercato: Banca Popolare di Sondrio spa, di cui il gruppo assicurativo bolognese detiene quasi il 20 per cento. Si direbbe un matrimonio in famiglia anche se, sotto l’aspetto formale, ha più il sapore di un’offerta ostile, dato che i termini dell’accordo non sono stati discussi né con il management né con gli altri azionisti della banca valtellinese.

Ancora una volta, un gruppo assicurativo sembra essere dietro al processo di consolidamento del sistema bancario italiano. Una riprova di quanto le sinergie fra settore bancario e assicurativo siano forti nel nostro paese, sia in termini di distribuzione dei prodotti che di gestione dei patrimoni; almeno fino a quando i canali on-line non prenderanno il sopravvento sulle vecchie reti distributive e l’intelligenza artificiale non soppianterà gli antichi gestori.

Anche in questo caso, poi, l’acquisizione avviene attraverso un’offerta pubblica di scambio (Ops) di azioni, mentre non vi è alcun esborso di denaro. Così le quotazioni in borsa sono diventate cruciali sia nel rendere possibile l’operazione che nel garantirne il successo. Se il prezzo delle azioni di Bper non fosse salito del 350 per cento negli ultimi due anni, mentre quello di Banca popolare di Sondrio solo del 250 per cento probabilmente non sarebbe stata possibile nessuna Ops. Così come il suo successo dipenderà dal fatto che, nel momento in cui gli azionisti della Popolare di Sondrio dovranno decidere se scambiare i propri titoli contro quelli di Bper, il valore relativo dei due titoli sia sarà superiore al rapporto di conversione offerto (oggi 1,45).

Premi bassi e possibili sinergie

In generale, possiamo tuttavia osservare che i premi finora proposti in Italia in questa tornata di offerte (6,6 per cento in questo caso) sono molto più bassi degli standard internazionali, che viaggiano attorno al 20-30 per cento. Ulteriori rilanci restano allora altamente probabili e poco costosi per gli azionisti di maggioranza presenti da entrambi i lati della transazione. Resta poi il fatto che il rapporto fra prezzi dei titoli e profitti di Bper (P/E=6,39) è inferiore a quello della Popolare di Sondrio (P/E=7,65), lasciando ai futuri azionisti del nuovo gruppo qualche speranza che il loro investimento aumenti, non solo per le future sinergie ma anche per dei multipli più alti.  

Veniamo ora alle sinergie industriali possibili. Oggi Bper è la quarta banca italiana per attivi, dietro a Intesa Sanpaolo, UniCredit e Banca Generali. Grazie alle numerose acquisizioni fatte negli ultimi anni (fra cui Carife, Banca Monte di Lucca, Banco di Sardegna, Carige e circa 480 filiali da Ubi), è presente in tutta Italia, oltre ad avere significative partecipazioni nel campo parabancario (Alba Leasing e Bper factoring), nel private (Banca Cesare Ponti) e nella gestione con Arca Fondi Sgr. In questo contesto, l’acquisizione della Popolare di Sondrio, una banca prettamente locale, appare coerente con il modello di business di Bper. Così il comunicato stampa di Bper parla di sinergie per 190 milioni sul lato dei costi e 100 milioni sul lato dei ricavi all’anno, contro costi d’integrazione una tantum di 400 milioni.

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In termini più generali, in un momento in cui le banche italiane fanno utili eccezionali, rimane da capire quanto l’accelerato processo di acquisizioni rafforzi il sistema, anche in una logica di future aggregazioni a livello europeo, e soprattutto quanto aiuti le famiglie e le imprese nella gestione dei propri attivi e nel finanziamento dei loro investimenti.

Con un forte presidio antitrust la presenza di tre o quattro gruppi importanti dovrebbe rafforzare il sistema e favorire gli utenti. Nel caso italiano, tuttavia, due punti meritano attenzione. Il primo ha a che fare con gli impieghi alle piccole medie imprese che sono la colonna portante del nostro settore industriale. Oggi, tutte le banche del mondo mostrano scarso interesse a finanziare le imprese, a causa della stringente regolamentazione prudenziale e di opportunità di business più remunerative e meno rischiose nell’asset management e nel settore assicurativo. A prendere il loro posto sono le attività di mercato (obbligazioni, commercial paper e altro) e gli intermediari finanziari non bancari (fondi di debito, fondi di equity). Tuttavia, entrambi questi canali sono poco sviluppati in Italia anche perché più consoni a imprese medio grandi. Di fronte al fallimento di mercato, l’assicurazione pubblica sui crediti privati risulta certamente un’alternativa da perseguire con determinazione.

Invece, la gestione del risparmio tradizionale (fondi, sicav e polizze vita), su cui le banche italiane hanno costruito la loro strategia di crescita e caricano commissioni ben più alte di quelle imposte all’estero, incontra sempre meno il favore dei risparmiatori. Questi, infatti, da un lato si stanno polarizzando sugli Etf (Exchange Traded Funds) e le altre forme di risparmio indicizzato a basso costo e migliore performance. Dall’altro su prodotti con sottostanti a scarsa liquidità, quali i fondi di private equity, private credit, hedge fund, e così via. La crisi del risparmio gestito tradizionale è particolarmente evidente negli Usa, ma presto o tardi arriverà anche da noi. 

Se queste sono le direttrici di marcia del sistema, è bene che i nascenti gruppi si adeguino rapidamente per non creare giganti dai piedi d’argilla: “La strada verso il successo e la strada verso il fallimento sono quasi esattamente la stessa” (Colin R. Davis).

Figura 1 – Quotazione della Banca Popolare di Sondrio e di Bper Banca

Banca Popolare di Sondrio

Bper Banca

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

267% dal 1° gennaio 2023

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Rony Hamaui

hamaui Rony Hamaui laureato all’Università Commerciale L. Bocconi e Master of Science alla London School of Economics. È professore a contratto presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e presidente di Intesa Sanpaolo ForValue. È consigliere del CDEC e del LSE-Alumni. E’ stato direttore Generale di Mediocredito e AD di Mediofactoring. Ha ricoperto numerosi incarichi presso il gruppo Intesa Sanpaolo; e’ stato responsabile del Servizio studi della Banca Commerciale Italiana nonché professore a contratto presso l’ Università di Bergamo e l’ Università Bocconi. Ha lavorato presso l’Istituto per la Ricerca Sociale. È autore di numerosi articoli scientifici e ha scritto e curato diversi libri riguardanti gli intermediari e i mercati finanziari internazionali nonché la finanza islamica.



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