La produzione di cibo è responsabile di più di un terzo delle emissioni globali di gas serra. Ne sono responsabili gli allevamenti intensivi, ma anche l’utilizzo di pesticidi e altre pratiche agricole. In generale il sistema alimentare ha dei costi ambientali (e sociali) elevatissimi. La buona notizia è che non è una strada obbligata. Le alternative non sembrano utopiche, anzi, si fanno sempre più concrete. A partire dal biologico. Un settore che resiste, soprattutto grazie ai consumatori; questa la sintesi del Rapporto Bio Bank 2024.
I dati della pubblicazione confermano il trend di aumento dei consumi. Nel nostro Paese il valore del mercato era aumentato di quasi il 9% nel 2022, incassando un altro +9% nel 2023. Resta il rischio greenwashing ma, sottolineano gli autori, «come cambierebbe la percezione dei consumatori se le aziende bio fossero così brave a comunicare i propri valori ambientali e salutistici come altre lo sono a distrarre dalla loro assenza?».
I numeri del biologico in Italia nel 2024
Lo scorso anno ha confermato la tendenza della diffusione di consumi biologici, nonostante una diminuzione del numero di attività. Il dato è globale ma si rispecchia anche in Europa e in Italia. Nel nostro Paese in particolare c’è stato un incremento del 9,1% dei consumi nel 2023 che si somma a quello dell’8,7% nel 2022. In dieci anni gli acquisti biologici sono aumentati del 135%.
I consumi domestici sono arrivati a 4,2 miliardi di euro, il 6,7% in più rispetto al 2022. Il dato è vertiginoso se si guarda a quelli fuori casa, cresciuti del 18,1% dallo stesso anno. Ormai rappresentano 1,3 miliardi di euro. Anche l’export ha registrato una crescita dell’8% e raggiunge i 3,6 miliardi di euro.
Italia leader nell’export di prodotti biologici
Nel 2022 il mercato globale dell’agroalimentare biologico è cresciuto dell’8,2% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 135 miliardi di euro. L’ultimo decennio, secondo i dati Fibl-Ifoam riportati dal Rapporto Bio Bank 2024, hanno registrato un aumento di quasi il 150% (146%).
L’Europa mostra la prima flessione dalla pandemia, perdendo 2 punti percentuali rispetto al 2021. L’export bio a livello comunitario è comunque cresciuto del 121% rispetto al 2013. La domanda cala anche nei mercati storici, mentre l’Italia resta al primo posto per export e numero di aziende di trasformazione. Su 92mila aziende totali, quelle che si dedicano alla trasformazione di prodotti bio sono 23.600.
Abbiamo il numero di produttori di agricoltura biologica più alto d’Europa e restiamo sul podio (ma terzi) per quanto riguarda le vendite domestiche al dettaglio e la superficie agricola bio totale. Siamo invece quinti per quanto riguarda la percentuale di biologico sulla superficie agricola utilizzata dalle aziende (Sau). Nel 2022 era del 18,7% (ben più rispetto al 10,4% europeo), nel 2023 ha toccato il 19,8%.
I dati del rapporto Bio Bank 2024 sulle imprese bio
Le 3.270 attività censite nel 2023 sono negozi, ristoranti, e-commerce di alimenti e di cosmesi, aziende della cosmesi e profumerie. Il loro numero totale registra la prima flessione: -5,6% nel 2022; -5,9% dal 2019. Diminuiscono del 9,1% gli esercizi bio di retail e ristorazione. Secondo gli autori, questo dipende dal fatto che la distribuzione si è affermata anche fuori dai canali specializzati. In dieci anni la quota di prodotti biologici nella grande distribuzione è cresciuta dal 40 al 58% e, contestualmente, è scesa dal 36 al 23% nei negozi specializzati.
Il rapporto Bio Bank 2024 si concentra anche sulle aziende di cosmesi: il turnover negativo registrato lo scorso anno, secondo gli analisti, si spiega con l’assenza di una normativa europea e l’eccesso di disciplinari privati. Pesa molto anche il greenwashing. Le regioni italiane con il maggior numero di esercizi bio, in calore assoluto, sono Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Quelle che hanno la densità più elevata sono Trentino-Alto Adige, Marche e, di nuovo, Emilia-Romagna.
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