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Jai Singh vive a Corato (provincia di Bari) dal 2016. Nel 2004 era entrato nel settore alberghiero e di lì è iniziato il percorso che lo ha portato a vincere l’importante riconoscimento
Quella di Jai Singh è una storia d’amore per il vino, per la Puglia e per sua moglie Paola. Indiano di nascita, è cresciuto in una famiglia indù in cui l’alcol era proibito. La vita, però, riserva sempre delle sorprese e apre strade inimmaginabili. Oggi, Jai Singh ha fatto del vino la sua vita, sino a diventare il miglior sommelier di India, pronto a giocarsi la partita a livello mondiale.
Jai Singh, il suo percorso nel mondo dell’ospitalità è ricco di esperienze.
Come ha avuto inizio questa avventura?
«Vengo da Lucknow, in India, e sono cresciuto in una famiglia di classe media, indù e astemia, motivo per il quale l’alcol in casa non era consentito. Mio padre era direttore di banca e a casa c’era un forte orientamento verso la stabilità lavorativa. Ma io sognavo altro. Nel 2004 ho deciso di entrare nel settore alberghiero, affascinato dall’idea di un mondo dinamico e ricco di cultura. Mi sono laureato in gestione alberghiera e turismo nel 2008 e ho mosso i primi passi nel settore lavorando in un ristorante a Nuova Delhi».
Da Nuova Delhi a Londra, fino alla Puglia. Cosa l’ha spinta a fare questi passi?
«Nel 2010 ho deciso di trasferirmi a Londra per perfezionare la mia carriera. Ho lavorato in diversi prestigiosi hotel, facendo esperienza e costruendomi una base solida. Poi, nel 2014, ho incontrato la mia futura moglie, Paola, pugliese. Ci siamo sposati nel 2016 e, complice la Brexit e le difficoltà nel settore, ho deciso di cambiare scenario e stabilirmi nella città di mia moglie, a Corato».
L’impatto con la Puglia com’è stato?
«Sorprendente. Corato è una cittadina agricola con una forte tradizione nella produzione di olio e vino. Sono arrivato in ottobre, proprio nel periodo della vendemmia, e l’aria profumava di mosto in fermentazione. Quel profumo mi ha colpito profondamente. Ho iniziato a visitare le cantine locali e ho scoperto l’importanza del Castel del Monte Docg, un vino con una storia e una qualità straordinaria. Ho capito che il vino non è solo una bevanda, ma un racconto, una storia, un’emozione».
È lì che nasce la sua passione per il vino?
«Dopo la laurea avevo già iniziato a studiare il vino, ma è stata la Puglia a darmi una nuova prospettiva. Durante la pandemia, nel 2020, ho sfruttato il tempo libero per approfondire la mia formazione, ottenendo una borsa di studio dalla Gérard Basset Foundation per specializzarmi sui vini italiani, ho raggiunto diversi livelli di certificazione Wset sino a diventare sommelier certificato della Court of Master Sommelier».
Com’è stato conciliare studio e lavoro?
«Intenso. Lavoravo come maitre di hotel, ma nel 2022 ho capito che per seguire davvero la mia passione dovevo concentrarmi sugli studi e ora sono a un passo dal completare il Wset Diploma, che mi abiliterà a diventare Wine Educator e Wine Judge».
Recentemente ha vinto un riconoscimento importante.
«Nell’ottobre 2024 la Sommelier Association of India ha lanciato il concorso per il miglior sommelier del paese e ho deciso di mettermi alla prova. Dopo una serie di prove durissime, sono arrivato in finale e il 23 gennaio 2025, a Mumbai, ho vinto il titolo di miglior sommelier dell’India. È stato un sogno che si è avverato».
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