In piazza contro il salva Milano

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La società civile scende in campo contro il salva Milano, il decreto del governo Meloni sulla deregolamentazione urbanistica che consentirebbe ingenti cementificazioni in tutta la penisola. Il provvedimento è stato approvato lo scorso novembre alla Camera ed è in discussione in questi giorni in Senato. Ieri 180 docenti universitari e urbanisti hanno rinnovato l’appello a Palazzo Madama per chiedere di fermare la norma e un centinaio di attivisti ha manifestato davanti alla sede del comune di Milano, mentre il consiglio comunale esaminava un ordine del giorno a favore del decreto.

Il salva Milano è stato concepito in seguito alle inchieste della procura di Milano sul settore immobiliare nel capoluogo lombardo. Le indagini contestano l’ampio uso dei permessi urbanistici per la ristrutturazione di piccoli edifici, che in realtà hanno consentito negli anni di costruire grandi complessi edilizi. La notizia delle indagini aveva paralizzato molti processi autorizzativi in essere, e per salvarli il sindaco Beppe Sala ha chiesto e ottenuto l’approvazione del decreto, che gode del sostegno del centrodestra e di parte del Pd. Tuttavia il provvedimento è molto criticato da sinistra e ambientalisti, poiché faciliterebbe l’aumento del cemento in tutti i comuni italiani.

In particolare, la norma sottrarrebbe ai consigli comunali il potere di controllo sui progetti e amplierebbe i margini della ristrutturazione edilizia, in modo da permettere nuove costruzioni più grandi di quelle demolite. La scorsa estate i dem hanno fatto slittare la discussione del provvedimento, che ora però sta entrando nel vivo. Nell’appello dei 180 accademici, si chiede di non votare il salva Milano perché «imporrà come legge in tutta Italia la pratica dell’urbanistica seguita a Milano, abrogando le disposizioni che impongono la pianificazione attuativa delle città, togliendo così servizi ai cittadini ed entrate alle casse comunali». Tra i firmatari ci sono il vicepresidente emerito della Corte costituzionale Paolo Maddalena, l’archeologo Salvatore Settis, la presidente della Società italiana urbanisti Angela Barbanente e il rettore dell’Università per stranieri di Siena Tomaso Montanari.

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«Questa proposta di legge cambierà radicalmente il futuro non solo di Milano ma delle nostre città, rendendole sempre più congestionate ed elitarie», affermano i firmatari. «Lo spazio urbano potrà essere occupato da edifici senza un disegno unitario, senza un piano, senza una visione di città, se non quella degli operatori e dei fondi immobiliari. Un riordino generale della normativa urbanistica è lavoro lungo e complesso, che richiederà tempi lunghi e che difficilmente potrà tornare indietro sulla “deregulation” imposta per motivi contingenti – le inchieste giudiziarie – dal salva Milano, se passerà indenne dalla Corte costituzionale».

Nel pomeriggio si è tenuta anche una manifestazione di comitati e sindacati davanti a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano. Mentre i consiglieri stavano votando un ordine del giorno del Pd che esorta il Senato ad approvare rapidamente il salva Milano, fuori campeggiava lo slogan «Salviamo Milano e l’Italia dai palazzinari e dal cemento». Promosso da alcuni comitati civici e ambientalisti del capoluogo, il presidio ha visto la partecipazione di Cgil, Uil e Rifondazione comunista.

«Come sindacato degli edili, oltre a osservare possibili profili di incostituzionalità, riteniamo che uno spazio urbano non debba essere occupato senza un piano che tuteli l’interesse pubblico della città, impedendo la promozione di una vera rigenerazione e riqualificazione attraverso dinamiche finanziarie, che aumenteranno i prezzi dell’abitare e accresceranno le disuguaglianze», ha detto il segretario nazionale di Fillea-Cgil Antonio Di Franco. L’ordine del giorno in consiglio comunale ha spaccato la maggioranza, con i Verdi che hanno votato contro.

Nonostante ciò, il sindaco Sala resta fermo sulla sua posizione: «Abbiamo fatto così per 13 anni, ritenendo di essere nel giusto», ha dichiarato prima del voto. «Quello che stiamo chiedendo è un’interpretazione autentica al parlamento, mi sento di dire che non abbiamo regalato niente a nessuno». Alla fine il consiglio comunale ha votato a favore con 22 sì, 21 non votanti e 7 no, ma dopo un dibattito acceso che ha visto alcuni malumori provenienti dai banchi della maggioranza.

A livello nazionale, in mattinata era intervenuto il leader della Lega Matteo Salvini: «Fosse stato per me, il salva Milano sarebbe già stato approvato l’estate scorsa, ma Pd e la sinistra hanno avuto qualche dubbio». Avs ha invece confermato la sua contrarietà: «Una norma che, oltre a entrare a gamba tesa sull’inchiesta della procura di Milano, consentirà di fare in modo che ciò che si è fatto a Milano si realizzi in tutta Italia: grattacieli e grattacieli dove prima c’erano ruderi e rimesse», ha commentato il portavoce Angelo Bonelli. Sulla stessa linea i 5S con la deputata Patty L’Abbate: «Se va avanti questa norma, avremo una pianificazione urbanistica selvaggia per tutte le città». Gli esponenti nazionali del Pd sono rimasti in un imbarazzato silenzio.



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