Capitale europea della Cultura: inaugurato lo scorso 8 febbraio l’anno di Gorizia e Nova Gorica. Un riconoscimento condiviso per rafforzare la collaborazione tra Italia e Slovenia, valorizzando il patrimonio culturale e storico comune. L’inaugurazione è avvenuta con i presidenti Sergio Mattarella e Pirc Musar, durante l’incontro a Villa Pilpolze e poi in Piazza Transalpina, simbolo della cooperazione transfrontaliera.
Futuro. È questa la parola “chiave” che meglio può racchiudere e far percepire quello che è stato, lo scorso sabato 8 febbraio, l’avvio della Capitale europea della Cultura 2025 che vede unite la città slovena di Nova Gorica e l’italiana Gorizia. Di futuro hanno parlato i due presidenti della Repubblica, presenti alla cerimonia inaugurale nella condivisa piazza Transalpina/trg Evrope: “Non possiamo dimenticare il nostro passato mentre costruiamo il futuro. Siamo testimoni del nostro passato ma soprattutto custodi di un futuro condiviso”, ha rimarcato la presidente della Repubblica di Slovenia Nataša Pirc Musar, seguita dal presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella che ha sottolineato – in quello che è risuonato come un vero e proprio invito a tutti – come “essere Capitale europea della Cultura transfrontaliera significa avere il coraggio di essere portatori di luce e fiducia nel mondo […]”.
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(Foto Fabio Bergamasco)
“Nova Gorica e Gorizia indicano una strada di autentico progresso”.
Un percorso d’insieme. Un percorso d’insieme, di amicizia e riconciliazione tra le due realtà che non è iniziato solamente nel 2021 con l’assegnazione da parte del Consiglio dell’Unione Europea di questo titolo, e nemmeno negli anni precedenti con la creazione del programma condiviso, ma che affonda le sue radici molto lontano, quando ancora questa parte di mondo era divisa tra il blocco est e quello ovest: mentre imperversava la Guerra Fredda, le “piccole” Gorizia e Nova Gorica, nonostante le reti e i confini a dividerle, già dialogavano per mezzo di amministrazioni locali che hanno saputo guardare “oltre”, al futuro condiviso appunto. E ancora negli anni ‘70 con le prime “Marce dell’Amicizia”, promosse dall’allora Polisportiva Giovanile Salesiana Isontina e dalle due amministrazioni comunali, che hanno consentito a migliaia di cittadini italiani e sloveni di oltrepassare tutti insieme quei confini, all’insegna dello sport e della ‘transfrontalierità’, anche se solo per un giorno, nonostante le restrizioni della “Cortina di Ferro”, e così via fino al 2004 con l’eliminazione definitiva del confine tra le due nazioni.
Un destino comune. Due città, Gorizia e Nova Gorica, dalle storie profondamente diverse – ultra millenaria la prima, sorta nel secondo dopoguerra l’altra – ma che condividono lo stesso territorio e, molto spesso, le storie di tante famiglie “un po’ italiane un po’ slovene”, conservando così un’eredità sociale che oggi viene celebrata appunto anche attraverso la Capitale europea della Cultura, esprimendo quello che Mattarella ha definito il “destino comune” di due popoli che hanno “maturato un senso di appartenenza e di una ulteriore identità: la comune identità europea”.
“Siamo testimoni del nostro passato, ma soprattutto custodi di un futuro condiviso”,
ha rimarcato ancora la presidente Pirc Musar. Hanno parlato di futuro anche le parole di alcune delle personalità locali che animano la cultura di Gorizia e Nova Gorica: “Un’occasione che ci offre crescita, collaborazione e soprattutto conoscenza transfrontaliera – ha commentato Franka Žgavec, direttrice del Kulturni Center Lojze Bratuž, centro culturale sloveno a Gorizia – Questo permetterà una viva collaborazione anche nel prossimo futuro nei campi della cultura tra le varie istituzioni e associazioni, nonché degli scambi sul piano imprenditoriale”. “Desidero fortemente che i Goriziani si riscoprano Comunità: coesi, fiduciosi e uniti fra loro e con gli amici di Nova Gorica nel segno di una città unica non solo per un anno, ma anche in futuro per unire sforzi ed energie per il bene comune nostro e dei nostri figli”, il pensiero di Anna Limpido, Consigliera regionale di Parità del Friuli-Venezia Giulia.
(Foto Fabio Bergamasco)
Il futuro e la speranza. Il futuro e la speranza di una vicinanza e collaborazione perpetua si rispecchiano anche nelle parole di chi, l’8 febbraio, ha vissuto in prima persona l’allegro e unico “serpentone” umano che, tinteggiato dalle bandierine celesti come l’Isonzo – il fiume che accomuna i due Paesi -, ha animato con momenti di musica, danza, folklore, colori e luci le vie e i centri cittadini di Nova Gorica e Gorizia: “Auspico molti buoni eventi e qualcosa che rimanga nel futuro, non solo per un anno, affinché si creino eventi e associazioni nuove che possano continuare tutto questo anche negli anni a venire”, ha raccontato una cittadina novogoricana riassumendo quello che era ed è un po’ il sentire collettivo. Tutti gli eventi – già numerosissimi e che aumenteranno ancora – in programma nei prossimi mesi (visionabili al sito www.go2025.eu) non faranno altro che rafforzare ancora di più un concetto tanto semplice quanto importante: che la cultura può essere davvero un ponte tra i popoli, tra le lingue, tra le abitudini, tra le identità.
Nova Gorica e Gorizia in questa Capitale europea della Cultura sono chiamate ad essere proprio questo: un ponte per il futuro dell’Europa, celebrazione dei confini che oggi non dividono ma si fondono. Quindi, come ha rimarcato la presidente Pirc Musar “Naprej, Evropa brez meja! Avanti, Europa senza confini!”
(*) Voce Isontina
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