“Sistema Basilicata”, Piero Lacorazza (Pd) rompe il silenzio

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Lacorazza rompe il silenzio e spiazza tutti con una previsione che crea nuovi scenari nelle alleanze: «I centristi torneranno con noi»


POTENZA – I centristi che l’anno scorso hanno abbracciato la causa del centrodestra di Bardi, incluso l’attuale presidente del Consiglio regionale Marcello Pittella, sono destinati a tornare sui loro passi di qui a due anni, quando si andrà al voto per il rinnovo di Camera e Senato. Perciò nessun “lasciapassare” ma basta polemiche e si inizi a ragionare da alleati. A partire dal Movimento 5 stelle.

IL “LODO” LACORAZZA

Si potrebbe sintetizzare così il senso del “lodo” lanciato nel dibattito politico, ieri, domenica 9 febbraio 2025, dal capogruppo del Partito democratico in Consiglio regionale, Piero Lacorazza.
Una riflessione a voce alta dopo giorni di silenzio seguiti alle denunce delle consigliere regionali M5s, Viviana Verri e Alessia Araneo, sul «sistema Basilicata». Sulla nomina della storica compagna di Pittella alla guida dell’Agenzia per la promozione turistica. E sull’incarico di specialista ambulatoriale affidato dall’Azienda sanitaria di Potenza allo stesso Pittella.
Una vicenda, quest’ultima, identica in tutto e per tutto a quella che 4 anni fa aveva portò l’allora capogruppo dem, Roberto Cifarelli, a parlare di «casta predatrice» e assenza di «etica pubblica».

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Quando a beneficiare di un incarico da specialista ambulatoriale dell’Azienda sanitaria di Matera era stato l’allora capogruppo meloniano in Consiglio regionale Giovanni Vizziello. Poi transitato all’opposizione e rieletto l’anno scorso nella coalizione di centrosinistra, sotto il simbolo di Basilicata casa Comune.

«Assuefarsi a un andamento, senza rifletterci insieme, rischia di consolidare ciò che è ancora allo stato gassoso. Al 2027, anno delle elezioni politiche, potrebbe avvenire un’evaporazione». Così Lacorazza, in un post su Facebook, ha introdotto il suo ragionamento sulla necessità di recuperare alla causa del centrosinistra lucano Azione e Italia Viva. Per assicurare alla Basilicata «un paracadute» quando Bardi non potrà più contare sui voti dei 3 consiglieri regionali centristi e si ritroverà senza maggioranza all’interno del parlamentino lucano.

Il capogruppo dem ha ribadito le sue riserve rispetto alla conduzione del partito da parte del segretario regionale Giovanni Lettieri, che non avrebbe imparato dagli errori commessi in occasione delle elezioni regionali dell’anno scorso e delle politiche del 2022.

LE BACCHETTATE AI CINQUESTELLE

Il grosso delle “bacchettate”, però, lo ha indirizzato agli esponenti del Movimento 5 stelle, che non farebbero i conti con il ridimensionamento nei consensi a favore del Pd, e non sarebbero in grado di stare all’interno di un’alleanza.
L’esponente dem ha ricordato ai pentastellati il no alla candidatura a governatore, l’anno scorso, dell’ex re delle coop bianche lucane, e attuale vicepresidente del Consiglio regionale, Angelo Chiorazzo. Lo stesso Chiorazzo con cui si sarebbero “allineati” indicando dei nominativi per degli incarichi poco più che onorifici distribuiti nelle ultime settimane in Consiglio regionale.

IL RIMPROVERO “SINGOLARE” DI LACORAZZA

Lacorazza ha ricordato anche l’«errore» ammesso da Verri la scorsa estate, dopo aver sottoscritto, assieme agli altri componenti dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale, un disegno di legge a prima firma di Pittella che svincolava l’utilizzo dei fondi a disposizione dei membri del parlamentino lucano per le spese di esercizio del mandato. Infine ha rinfacciato alla stessa Verri la permanenza nell’ufficio di presidenza, in una delle due postazioni riservate alla minoranza, nonostante i recenti «attacchi a Pittella».

Un rimprovero alquanto singolare, da parte di un ex presidente del Consiglio regionale quale è Lacorazza. Un po’ come se qualcuno chiedesse le dimissioni dalla vicepresidenza del Senato della pentastellata Mariolina Castellone o della dem Anna Russomando per gli attacchi rivolti da M5s e Pd al presidente Ignazio La Russa.

«È evidente l’oscillazione del pendolo tra l’essere dentro il sistema (e ci si dovrebbe intendere sul significato) e il pensare che basti una dichiarazione per tirarsene fuori». Ha proseguito il capogruppo dem. «Il sistema non è solo un intreccio di alleanze, ma anche un mezzo per il cambiamento. E il M5s, governando, lo ha usato».

   Lacorazza ha sottolineato i «ruoli istituzionali apicali» ricoperti da esponenti M5s, «anche attraverso dinamiche interne al sistema stesso», come pure il sostegno offerto alla candidatura a governatore, in luogo di Chiorazzo, del democratico Piero Marrese: «un altro uomo di governo, un altro uomo del sistema».
«Il “sistema” – ha proseguito – è il meccanismo, il marchingegno che produce anche accordi e alleanze».
Il consigliere regionale dem si è soffermato velocemente sul ruolo all’interno di questa alleanza inevitabile, in vista del 2027, di Alleanza Verdi Sinistra, dei ritrovati centristi di Azione e Italia Viva, e di Chiorazzo e Basilicata Casa Comune. «Che non è più quella del “prima” delle elezioni regionali», ed «è a sua volta alla ricerca del proprio destino in una galassia frastagliata e litigiosa di potenziale “centro” nel centrosinistra».

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CRITICHE SU POSSIBILI LASCIAPASSARE

Poi è tornato a battere sul punto di partenza del suo ragionamento: «non può essere che la chiusura pregiudizievole sia un modo per definire una identità che rischia di confinarsi ad una testimonianza inconcludente». Anticipando le critiche su possibili “lasciapassare” concessi nel nome della realpolitik a chi oggi fa parte della maggioranza di centrodestra.
«Non si tratta di un cedimento, anche sul terreno dell’etica e dell’opportunità, ma neanche di un alibi per rifugiarsi nella comodità di etichettare il compromesso come feticcio». Ha concluso Lacorazza. Aggiungendo una citazione del giallista Gianrico Carofiglio sul senso ultimo della politica: «fare i conti con le cose come sono davvero: cioè spesso non belle e non pulite». Quindi, all’occorrenza, persino «entrare nel fango (…) per aiutare gli altri a uscirne».



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