Una richiesta di incontro, immediatamente accolta: potrebbe segnare una svolta in tema di giustizia l’elezione di Cesare Parodi a presidente dell’Associazione nazionale magistrati (ANM). Perché si tratta del primo esponente da tempo immemore che proviene dalle fila della corrente più moderata delle toghe, Magistratura Indipendente, e forse questo potrebbe favorire la ripresa di un dialogo chiuso da mesi a doppia mandata.
E Giorgia Meloni è sembrata lesta nell’afferrare l’opportunità, al punto da inviare il suo sì a mezzo social a stretto giro, sabato a tarda sera, con i giornali sul punto di chiudere. Segno che, più della risonanza mediatica della cosa, ciò che le importava era la sostanza di uno spiraglio da cogliere.
Nessun osservatore di buon senso, del resto, poteva immaginare che il nuovo presidente dell’ANM potesse di punto in bianco revocare lo sciopero già annunciato per il 27 febbraio contro la riforma della giustizia tesa a introdurre la separazione delle carriere.
L’elezione di Parodi è frutto di un compromesso che ha dato vita a un governo unitario dell’organizzazione delle toghe, visto che alle elezioni di gennaio Magistratura Indipendente ha avuto la maggioranza relativa e non assoluta (11 seggi su 36 nel comitato direttivo centrale).
Per di più la riforma trova perplessità anche nell’ala più moderata, e quindi sulla contrarietà si ritrova la netta maggioranza dei magistrati. Ma il cambio di interlocutore è significativo: a Giuseppe Santalucia, espresso dalla corrente progressista di “Area”, è succeduto appunto Parodi, espresso dal gruppo dalle cui fila provengono tanto il sottosegretario Mantovano quanto il ministro Nordio. Occasione da non perdere, quindi, per Palazzo Chigi.
Pare però che Parodi sia stato contestato dai suoi per una richiesta di incontro con il governo non concordata con la neonata giunta unitaria. Lo dimostra il fatto che all’indomani dell’annuncio abbia dovuto scusarsi per l’iniziativa personale. L’ha però difesa nella sostanza, sottolineando che i magistrati non possono sottrarsi a un confronto che non significa affatto cedere alle ragioni della protesta. Piuttosto un’occasione per ribadire le posizioni “con chiarezza, fermezza e lucidità”.
Già la fronda alla prima uscita di Parodi dimostra quanto la musica sia cambiata rispetto al recente passato. E forse anche qualche canale di comunicazione con le toghe che stanno al governo si è immediatamente attivato. Per Meloni un’occasione da non lasciar cadere, anche se il lieto fine è tutt’altro che scontato. Ma se lo scontro frontale potrà essere evitato, o quantomeno stemperato, la premier ne sarà lieta, e con lei il Quirinale, da cui si è osservato con crescente apprensione l’inasprirsi dei toni nelle ultime settimane.
Non sarà facile il dialogo fra governo e magistrati: la fuga in avanti di Parodi ha provocato, quasi per reazione, non solo la conferma dello sciopero, ma anche l’invito a indossare una coccarda tricolore sulla toga sino almeno alla data dell’agitazione, a fine febbraio. E da parte della politica i toni rimangono i più polemici che si possano immaginare. Uno per tutti, Gasparri, che invita i giudici a usare una coccarda rossa, anziché tricolore.
Schermaglie, da entrambe le parti. In realtà, la ripresa di un tono civile di confronto passa proprio per la disponibilità mostrata da Parodi. Meloni ne ha un disperato bisogno, visto che in materia di giustizia, dal caso Almasri in giù, qualche pasticcio di troppo è stato commesso. Con un clima di scontro fra poteri dello Stato, testimoniato dalla contesa con il procuratore di Roma Francesco Lo Voi.
Il sogno di Meloni è scardinare la compattezza sin qui dimostrata dalla magistratura, e un certo gioco di sponda con Magistratura Indipendente potrebbe restringere sensibilmente il raggio d’azione delle cosiddette “toghe rosse”.
A Palazzo Chigi sono convinti che sia più che probabile la vittoria del sì in un eventuale referendum confermativo della riforma costituzionale sulla separazione delle carriere. Ma un conto è arrivarci in un clima di guerra senza quartiere, un altro è con toni meno accesi. Quando si tratta di giustizia, meglio muoversi con cautela. Non si sa mai.
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