CELANO. Un viaggio nella memoria del Centro tra immagini, parole, musica e aneddoti. È stato disegnato così il ritratto di un quotidiano che da decenni è specchio e voce della comunità abruzzese. A prendere la matita in mano, in un evento che ha saputo intrecciare la storia della testata con quella dei suoi lettori, il direttore Luca Telese, insieme ai colleghi Domenico Ranieri e Roberto Raschiatore, rispettivamente componente dell’ufficio centrale e guida della redazione dell’Aquila e provincia. Il filo invisibile che lega da sempre il quotidiano abruzzese al suo territorio, tenuto in mano per l’occasione dal presentatore Luca Di Nicola, ha avvolto venerdì sera l’auditorium Enrico Fermi di Celano dove per l’occasione sono arrivati lettori da tutta la Marsica. Era presente il direttore editoriale Giovanni Scurti.
A dare il benvenuto è stato il sindaco Settimio Santilli che ha accolto i presenti con il palcoscenico pieno di giovani musicisti della Young Band diretta dal maestro Mariano Filippetti, orgoglio della città e protagonisti insieme a Carlo Cantelmi (piano) e Marcello Chella (chitarra) delle varie finestre musicali aperte durante la serata e graditissime da tutti. «Il Centro ormai da quarant’anni è l’unico organo di informazione che c’è nella nostra terra», ha affermato Santilli, «negli anni ha fatto dei passi da gigante e questo ovviamente grazie a tutti i professionisti che ogni giorno lavorano per la testata. Quindi grazie a tutti i giornalisti del Centro locali e abruzzesi». Parole di apprezzamento anche dal presidente della Provincia dell’Aquila e sindaco di Castel di Sangro, Angelo Caruso, per il quale il giornale rappresenta «una voce autorevole e un punto di riferimento per l’intero territorio regionale».
La storia del Centro, come quella di una grande famiglia, è fatta di gioie e dolori spesso condivisi. Venerdì sul palco di Celano doveva esserci Giustino Parisse, storico caporedattore del quotidiano. La sera precedente, però, ha perso la mamma Maria Paola, la nonna del terremoto. Tutti i presenti si sono stretti idealmente in un abbraccio a Parisse e hanno ascoltato con attenzione la sua video testimonianza, durante la quale ha raccontato la drammatica morte dei figli Domenico e Maria Paola e di suo padre Domenico nel terremoto dell’aprile 2009 e l’importanza che ha avuto, nei mesi a seguire, la sua professione di giornalista.
A testimoniare quanto raccontato da Parisse è stata la giornalista di La7 Roberta Benvenuto, che ha avuto modo di intervistarlo di recente. «Mai come in questo caso la parola resilienza è incarnata in una persona», ha riferito. «Per Giustino Parisse tornare a vivere significava tornare a scrivere. Giustino è stato salvato dal giornalismo e dalla sua voglia di scrivere». Un altro pezzo di storia del quotidiano il Centro, e in particolare delle pagine della Marsica, Nino Motta, non ha potuto prendere parte alla serata. Ha inviato a tutti un caloroso abbraccio, segno del suo legame profondo con il quotidiano.
Ogni giorno decine di persone lavorano per poter permettere ai lettori di aprire il giornale, o sfogliare l’app sul proprio smartphone, e leggere fatti e storie. A raccontare quel viaggio che parte dal territorio, approda sulle pagine e poi viene stampato e distribuito da Gianni D’Amore e dal suo team – che come ricordato venerdì da lui stesso dal 2000 si occupa della distribuzione dei quotidiani – è stato un suggestivo video del regista di Rete 8 Antonio D’Ottavio che ha rapito l’attenzione dei presenti. A intessere il dialogo più intimo tra il Centro e la Marsica sono stati il direttore Telese con Ranieri e Raschiatore. In un botta e risposta tra riflessioni, risate, tanti ricordi e molte speranze, la serata è proseguita senza che nessuno si accorgesse del tempo trascorso. Sono state diverse e svariate le metafore che il direttore ha usato per definire il Centro: «ragnatela di persone, di storie e di passioni» e ancora «un’orchestra che ogni giorno racconta attraverso il suo spartito la storia di una regione».
Tanti anche gli abruzzesi che hanno fatto e fanno parlare di loro in tutto il mondo – da Benedetto Croce a Donatella Di Pietrantonio, fino alla Walter Tosto – grazie ai quali il direttore ha potuto descrivere le mille sfaccettature dell’Abruzzo. Parole pesate e pensate che Telese ha utilizzato per definire quella che è diventata una sua creatura in una regione, apostrofata come «il bonsai dell’Italia» che l’ha accolto e fatto sentire a casa. «Sto imparando molto dall’Abruzzo», ha detto con un sorriso compiaciuto, «se è vero che nei tempi di crisi quello che accade nelle capitali dell’Impero si vede meglio dalle periferie, magari chi viene da lontano ci aiuta meglio a capire noi stessi». Come in un vero show non è mancato il botta e risposta ironico con Ranieri, secondo il quale «Telese non è venuto a fare il professore, ma a raccontare l’Abruzzo accanto a noi» e l’emozione di Raschiatore per il quale «il vero giornalista acquisisce il giusto bagaglio di esperienze andando in giro e raccontando quello che accade, non rimanendo dietro una scrivania a fare copia e incolla».
La platea ha applaudito, cantato, sorriso e ricordato insieme ai protagonisti della serata vecchi fatti narrati dal giornale, episodi suggestivi e non letti sulle pagine del Centro da quarant’anni a questa parte. Anche il professor Ernesto Di Renzo, antropologo e docente universitario, ha voluto portare un contributo, riferendo dei suoi incontri con il Centro dagli anni ’90 a oggi. «Tenevo una rubrica sul Centro che si chiamava Lo sguardo dell’antropologo», ha affermato con nostalgia, «ogni settimana proponevo il mio sguardo e riflettevo su argomenti diversi. Dalle pagine del Centro ho scoperto di un rito ancestrale che si teneva a Balsorano che mi ha dato la possibilità di avviare un interessante studio. Il Centro mi ha sempre portato fortuna». Come in una festa degna di questo nome la parola fine è stata scritta dalla musica della talentuosa Young Band. E poi strette di mano, abbracci e selfie con il direttore, che sorridente ha ringraziato i lettori e dato appuntamento a tutti in edicola.
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