Foibe, Bandecchi cita Sergio Endrigo nel Giorno del Ricordo

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Terni ha celebrato questa mattina il Giorno del Ricordo con una cerimonia solenne in Corso del Popolo, dove si sono riunite delegazioni civili e militari per rendere omaggio alle vittime delle Foibe e dell’esodo Giuliano-Dalmata. Durante l’evento il sindaco Stefano Bandecchi ha pronunciato un discorso toccante di fronte alla folla riunita. E nel farlo ha usato le parole di Sergio Endrigo, artista istriano di nascita e ternano d’adozione, perfette per raccontare il dramma vissuto dagli esuli.

Stefano Bandecchi alla commemorazione delle vittime delle Foibe per il Giorno del Ricordo

Da quella volta non l’ho rivista più. Cosa sarà della mia città. Ho visto il mondo e mi domando se sarei lo stesso se fossi ancora là. Non so perché stasera penso a te, strada fiorita della gioventù. Come vorrei essere un albero che sa, dove nasce e dove morirà”. È con queste parole che il sindaco di Terni ha iniziato la commemorazione delle vittime delle Foibe. Parole potenti che appartengono al testo della canzone ‘1947’ di Sergio Endrigo e che Bandecchi prende in prestito per il Giorno del Ricordo.

Queste parole le ha scritte un grande poeta ed un formidabile artista, Sergio Endrigo”, dice Bandecchi. “Un uomo che scelse la città di Terni come epicentro della sua vita, che qui visse, che sposò una ternana e le cui spoglie sono custodite nel nostro cimitero comunale”.

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Bandecchi ha ricordato come Endrigo, attraverso la sua musica, abbia raccontato il dolore e la perdita vissuti da chi, dopo la Seconda Guerra Mondiale, dovette abbandonare le proprie terre natali. “Un ternano al quale rivolgiamo il nostro tributo e che ringraziamo per avere, in anticipo sui tempi, con la sua canzone, nel 1969, quando ancora non si parlava del dramma dell’esodo, comunicato e fatto conoscere quei fatti tragici che oggi ricordiamo con una partecipata commozione. Endrigo ha parlato dell’esodo 36 anni prima che venisse istituito finalmente il Giorno del ricordo”.

Terni, Sergio Endrigo e l’importanza del Giorno del Ricordo

Bandecchi sottolinea proprio questo: l’importanza del Giorno del Ricordo, istituito solo nel 2005, come strumento di presa di coscienza collettiva. “Non possiamo e non vogliamo dimenticare quello che è successo”, afferma, “senza coltivare il risentimento, ma esclusivamente perché vogliamo che le tragedie del passato non si ripetano. L’odio e la pulizia etnica non devono trovare cittadinanza nella società contemporanea”.

Dalla commemorazione ternana delle vittime delle Foibe, il sindaco lancia un messaggio forte: “l’Italia, riconciliata nel nome della democrazia, ricostruita dopo i disastri della Seconda Guerra Mondiale anche con il contributo di intelligenza e di lavoro degli esuli istriani, fiumani e dalmati, vuole collocarsi all’interno di un’Europa che costruisca il proprio futuro sulla collaborazione tra i popoli, sulla fiducia, sulla libertà e sulla comprensione, superando i conflitti in corso e gli attriti attuali”.

Mattarella: “Spietata violenza contro gli italiani, troppo a lungo occultata”

Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato gli eccidi nel Giorno del Ricordo con una cerimonia ufficiale al Quirinale. E lo ha fatto sottolineando la violenza subita dagli italiani del confine orientale sotto il regime di Tito.

Nelle zone del confine orientale, dopo l’oppressione fascista, responsabile di una politica duramente segregazionista nei confronti delle popolazioni slave, e la barbara occupazione nazista, si instaurò la dittatura comunista di Tito, inaugurando una spietata stagione di violenza contro gli italiani residenti in quelle zone”, dichiara Mattarella. “Sotto minaccia e dopo una seconda ondate di violenze, i nostri concittadini di Istria, Dalmazia, Fiume, furono messi di fronte al drammatico dilemma: assimilarsi, disconoscendo le proprie radici, la lingua, i costumi, la religione, la cultura. Oppure andare via, perdendo beni, casa, lavoro, le terre in cui erano nati”.

In grande maggioranza scelsero di non rinunciare alla loro italianità e, di fatto, alle libertà, di pensiero, di culto, di parola”, prosegue. Da qui l’importanza dell’istituzione del Giorno del Ricordo, fondamentale, secondo Mattarella, per “riconnettere alla storia italiana quel capitolo tragico e trascurato, a volte persino colpevolmente rimosso”.



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