Economia del mare 180 miliardi di valore grazie al traino del Sud

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Più contenitori, più crociere, più merci, più commercio. Aumenta la produzione della cantieristica, e anche le energie rinnovabili. I porti del Sud marciano e il loro contributo alla blue economy del Paese diventa sempre più vistoso. Gli ultimi dati sui contenitori e sulle crociere hanno messo in mostra passi in avanti importanti: i porti del Mezzogiorno crescono più della media nazionale. Tutti gli indicatori da Civitavecchia a Trapani dicono che il mare è diventata una leva di sviluppo straordinaria per il Mezzogiorno.

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E così, se gli ultimi dati di Confindustria dicono che l’economia del mare in Italia, ha un valore considerevole, di quasi 180 miliardi di euro, e rappresenta circa il 10% del nostro Pil nazionale, bisogna sottolineare che la spinta maggiore viene proprio dal Sud. In questo contesto le cifre riportate nell’ultimo rapporto di Ossermare sono quanto mai significative: il Mezzogiorno contribuisce per 32,2% alla formazione del valore aggiunto dell’economia del mare. E se questo valore si somma al 28,9% del Centro, il Centro-Sud offre un apporto complessivo del 61,1%. Sempre secondo Ossermare «il Mezzogiorno d’Italia consolida il suo primato di area a maggiore produzione di valore aggiunto con quasi 21 miliardi di euro di produzione diretta, pari a circa un terzo dell’intero “prodotto blu” nazionale. Lo stesso vale per l’occupazione, concentrata per oltre il 37% al Sud, nonché per le imprese, che addirittura superano nel Mezzogiorno le 111 mila unità, oltre il 48% dell’intera base imprenditoriale blu del Paese. Più basso invece il moltiplicatore pari all’1,6, a fronte del 2 del Nord-Est, dell’1,9 del Nord-Ovest e dell’1,7 del Centro». Nel segmanto contenitori, ad esempio, il Sud cresce ancora. In attesa delle decisioni di Trump sui dazi anche per le merci in arrivo dall’Europa, il mercato conferma che i porti del Mezzogiorno avanzano. I numeri sono chiari: risultati positivi anche a gennaio 2025 per i porti di Gioia Tauro, Napoli e Salerno. Aumenti a due cifre e investimenti programmati dicono che si può guardare al futuro con fiducia

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L’ultimo rapporto Ossermare mette anche in evidenza che con 227.975 imprese e 1.040.172 di occupati, l’economia del mare in Italia genera un valore aggiunto diretto pari a 64,6 miliardi di euro, che, se consideriamo il valore attivato nel resto dell’economia, raggiunge i 178,3 miliardi di euro, pari al 10,2% del Pil nazionale. Un settore in netta crescita in ogni suo aspetto. Cresce infatti il valore aggiunto diretto con un +15,1%, pari a due volte la crescita media italiana si ferma al 6,9%. Cresce il moltiplicatore, pari a 1,8, a fronte dell’1,7% della scorsa rilevazione. Ossia per ogni euro speso nei settori direttamente afferenti alla filiera mare se ne attivano altri 1,8 nel resto dell’economia. Crescono gli addetti, con un aumento occupazionale del 6,6%, pari a quasi quattro volte quello registrato nel Paese (1,7%). Rimane, invece, stabile il numero delle imprese. Le imprese giovanili in Italia sono pari al 9% dell’economia blu, le imprese femminili al 22,4% e le imprese straniere al 7,4%. Tutti dati significativi a cui contribuisce, come abbiamo visto in maniera rilevante il Mezzogiorno. E anche l’ultima sintesi del panorama economico, elaborata da Centro studi Srm di Intesa Sanpaolo, ha messo in luce che già a metà 2024, dopo un lungo periodo in cui l’economia del Mezzogiorno è stata sistematicamente sotto la media italiana, si sono colti i segnali che davano a partire dal 2023 indicazioni di una inversione di tendenza con un ritrovato processo di convergenza tra l’economia del Sud Italia e la media nazionale.

L’allungo

In particolare: Il Pil del Mezzogiorno è stato in crescita anche nel 2024 (poco sotto l’1%, in linea con la media nazionale), dopo i positivi dati del 2023 (+1,3% contro il + 0,9% in Italia). E così per Srm si irrobustisce il tessuto imprenditoriale: già nel secondo trimestre 2024 si contavano oltre 1,72 milioni di imprese attive con un consolidamento della presenza di Società di capitale che segna un + 4% rispetto al 2023, contro un + 3,3% per l’Italia.

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