Lo studio rivela un quadro complesso e talvolta contraddittorio: se da un lato il 90% degli africani accetta la convivenza e i matrimoni interetnici, dall’altro la fiducia negli altri gruppi rimane bassa, e cresce la percezione di discriminazione. Negli ultimi dieci anni, l’attaccamento all’identità nazionale è calato, mentre quello etnico è aumentato, alimentando tensioni sociali e politiche
10 Febbraio 2025
Articolo di Antonella Sinopoli
Tempo di lettura 4 minuti
Donne somale gestiscono piccoli negozi nel mercato di Dagahley, a Nairobi. Credito: René Habermacher
Il fattore etnico nei paesi africani ha un forte impatto, nei rapporti sociali così come nella politica e addirittura a livello economico. E può, allo stesso tempo, avere aspetti positivi – come l’orgoglio, il senso di appartenenza, la custodia delle proprie tradizioni e cultura – o negativi quando la differenza etnica viene usata per creare divisione, alimentare conflitti, ingiustizia sociale, vantaggio per alcuni a danno degli altri.
Ma come percepiscono l’appartenenza etnica gli africani stessi? E come considerano, invece, gli altri?
A questa domanda risponde un’indagine di Afrobarometer, istituto di ricerca panafricano. Intanto, il primo dato positivo è che 9 cittadini su 10 si dichiarano disponibili alla convivenza, come vicini di casa o familiari sposati con persone di altre etnie.
Tra apertura e diffidenza
L’indagine ha riguardato 33 paesi e le sorprese non mancano. Ne emerge che, in media, il 41% degli africani si sente più legato alla propria identità nazionale che etnica, rispetto a solo il 14% che dà priorità alla propria identità etnica rispetto a quella nazionale. Il 45% si dice legato a entrambi nella stessa misura.
Risulta, però, che negli ultimi dieci anni in 25 paesi l’attaccamento all’identità nazionale è diminuito di 12 punti percentuali, mentre la preferenza per l’identità etnica è aumentata di 4 punti. La percentuale di cittadini che valorizzano entrambe le identità è aumentata di 8 punti.
Identità nazionale in calo
La priorità data all’identità nazionale è diminuita nella maggior parte dei paesi esaminati, con cali rilevanti in Sudafrica (-52 punti percentuali), Lesotho (-27 punti), Tanzania (-23), Ghana (-22), Kenya e Sierra Leone (-20).
Quattro africani su 10 (41%) riferiscono che i membri del loro gruppo etnico vengono “a volte”, “spesso” o “sempre” trattati ingiustamente dal loro governo proprio a causa della loro appartenenza etnica.
Discriminazione e ingiustizia
In 25 paesi, la percezione della discriminazione etnica è aumentata di 8 punti percentuali dal 2016/2018. Circa un africano su cinque (21%) afferma di fidarsi “molto” delle persone di altri gruppi etnici, mentre il 36% si fida di loro solo “un po’”.
Al contrario, come dicevamo, 9 su 10 non hanno alcuna obiezione a vivere accanto a persone di diversa origine etnica e sono aperti ai matrimoni interetnici all’interno delle proprie famiglie (89%). La maggior parte (85%) indica un senso di inclusione, affermando che gli altri «mi considerano un cittadino proprio come loro».
Comunque, scarsa fiducia negli altri gruppi etnici e quindi maggiore intolleranza unita alla percezione di subire un trattamento ingiusto sono più comuni tra coloro che si sentono più attaccati alla propria identità etnica che nazionale.
L’ambivalenza dell’etnicità
«Quando ci occupiamo di come gli africani vedono le persone di altre etnie i risultati sembrano quasi contraddittori», scrivono gli analisti di Afrobarometer. Infatti, da un lato ci sono livelli relativamente bassi di fiducia nelle persone di altri gruppi etnici – così come nelle persone di altre religioni e al di fuori delle reti familiari e comunitarie – che creano barriere alla piena integrazione sociale (inoltre, un numero crescente di persone riferisce che il loro gruppo etnico subisce una discriminazione su base etnica da parte del governo).
La contraddizione
Allo stesso tempo – ed ecco la contraddizione – i risultati rivelano un’apertura diffusa non solo verso l’integrazione ma anche verso la convivenza, come vicini di casa o familiari sposati con persone di altre etnie.
«Tali contraddizioni – continua Afrobarometer – suggeriscono che la diversità etnica può essere sia una sfida che un’opportunità per promuovere l’unità e l’inclusività».
I pericoli
Di fatto, l’identità etnica in Africa svolge un ruolo fondamentale nel plasmare le dinamiche sociali, economiche e politiche e, se portata all’estremo, non solo può essere percepita come una minaccia all’unità e alla stabilità nazionale, ma può effettivamente portare a una distribuzione ineguale del potere e delle risorse, lasciando alcuni gruppi emarginati e alimentando tensioni politiche che possono sfociare in conflitti. In alcuni paesi il modo di considerare l’appartenenza etnica e di far parte di gruppi maggioritari in senso numerico e per il potere esercitato su quelli minoritari, possono determinare rischi e covare risentimenti e rimostranze che possono sfociare in tensioni sociali anche estreme.
Il ruolo dei leader
La cosa peggiore è quando sono gli stessi leader a capo dei governi ad alimentare la fiamma che cova sotto la cenere, per esempio privilegiando nelle scelte economiche la parte di popolazione che appartiene alla stessa etnia e perpetuando il ciclo di povertà per gli altri gruppi etnici. Considerando, dunque, la doppia natura dell’appartenenza etnica, nello stesso tempo unificatrice e divisoria, gestioni lungimiranti e non egoistiche del potere dovrebbero saper utilizzare la diversità e l’identità etnica «in modo da considerale una risorsa piuttosto che un ostacolo allo sviluppo», come ebbe a dire il segretario generale delle Nazioni Unite, Antònio Guterres.
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