Raul Gardini si è suicidato o è stato ucciso?/ Dai “legami” con la mafia alla mancanza di impronte in casa

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Farwest, programma di Rai Tre condotto da Salvo Sottile, ha cercato di fare luce sulla morte di Raul Gardini, imprenditore fra i più grandi della sua epoca, che si è suicidato il 23 luglio del 1993 a Milano, in piena inchiesta Mani Pulite.

Giovanni Minoli, ospite in studio, lo descrive così: “Era una persona affascinante, aveva un sogno da realizzare e sapeva ascoltare, e se tu dicevi qualcosa di interessante ti veniva dietro e poi aveva un amore per la sua famiglia davvero smisurato”, racconta il noto giornalista che intervistò proprio Raul Gardini durante una puntata del suo storico talk, Mixer. Raul Gardini si sarebbe sparato un colpo di pistola nella sua abitazione di Milano, ma sono ancora tante le ombre su quella morte.


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Carlo Sama, ex braccio destro e cognato di Raul Gardini, racconta: “Incarnava l’uomo di successo, era di famiglia borghese, aveva macchine stupende, era un ragazzo importante, tutti noi lo ammiravamo, era anche un uomo molto affascinante, un gran bell’uomo”.

Di fatto quando morì Raul Gardini era uno degli uomini più potenti e noti d’Italia, forse secondo solo all’Avvocato Agnelli, grazie anche alla vittoria della Coppa America che gli diede una visibilità a livello mondiale come mai nessuno fino ad ora.



Una delle sue più grandi imprese fu la scalata alla Motedison, ma che segnò per lui l’inizio della fine: “Avere quella quota all’epoca era come essere in mezzo ad un guado”, commenta ancora Carlo Sama: “Gardini era convinto che la Montedison sarebbe stata l’elemento che gli avrebbe potuto dare una sorta di leadership mondiale, ma è lì che inizia la caduta dell’impero, non ho assolutamente dubbio”.

RAUL GARDINI E I DUBBI SULLA CALCESTRUZZI RAVENNA

Un’ambizione troppo alta quindi, quella dell’imprenditore italiano? Gardini tentò di unire la Montedison a Eni, e nacque Enimont, joint venture fra lo stato (Eni) e privato (Montedison): “Un grande sogno di Raul Gardini, sembra riuscirci ma non aveva fatto i conti con i partiti italiani che non volevano mollare la presa”, commenta il giornalista Gianni Barbacetto.



“Vedono forse in lui quel personaggio che non ha tanta voglia di continuare quei sistemi interni ad Eni, il bastone di comando passava dai partiti ad una persona sola”.

L’operazione fu un fallimento e portò Gardini a “divorziare” dalla famiglia Ferruzzi, quella con cui lo stesso Gardini cominciò la sua ascesa. In quegli anni ci fu anche un altro grande evento a segnare la storia, Tangentopoli. Emersero tanti imprenditori italiani che per paura di finire in carcere, iniziarono a rivelare di accordi con la politica italiana circa tangenti ricevute: “Quando entri in quel vortice non ne uscivi più”, aggiunge Carlo Sama, e l’avviso di garanzia arriva anche al gruppo Ferruzzi: “Abbiamo trovato la tangente Enimont che era la madre di tutte le tangenti, avrebbe finanziato tutto il sistema”, commenta Antonio Di Pietro.

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Fra gli arrestati vi fu proprio anche Carlo Sama: “Ho iniziato a parlare anche io”, racconta lo stesso, che proprio in tribunale confermò le tangenti ricevute. Ma c’è di più: “Tangentopoli e mafiopoli sono le facce della stessa medaglia – commenta Di Pietro – l’unica differenza era che nel sistema mafioso il boccino in mano ce l’aveva il mafioso ed era un boccino di piombo, chi sgarrava saltava”.

La questione riguarda in particolare la Calcestruzzi Ravenna, una delle società del Gruppo Ferruzzi, che entrò in affari con dei mafiosi: “E’ impensabile che Raul Gardini desse in mano l’amministrazione ad un uomo del sud che non sapeva niente del mestiere”, commenta un testimone non inquadrato in volto.

A gestire gli affari di Gardini al sud sarebbe stato Lorenzo Panzavolta, sentito da Di Pietro: “Mi disse che delle cose del sud non ne voleva parlare, meglio la galera. Raul Gardini sapeva? Se avessi potuto interrogarlo gliel’avrei chiesto”, interrogatorio che sarebbe dovuto avvenire il 23 luglio del 1993, il giorno in cui si tolse la vita, ma fu davvero un suicidio?

RAUL GARDINI, DI PIETRO: “DOVEVA VENIRE DA ME…”

L’imprenditore si tolse la vita nella sua abitazione di piazza Belgioioso a Milano: “Lui doveva venire da me quella mattina – racconta ancora Di Pietro – con l’impegno che se mi avesse detto che fine avrebbe fatto la tangente Enimont, 150 miliardi di lire, lui se ne sarebbe andato con le sue gambe”. L’ultima ad aver visto in vita Raul Gardini fu la cameriera: “Io sono convinto – aggiunge l’ex giudice – che lui si sia suicidato perchè la sua vita sarebbe cambiata”, e Cesare Peruzzi aggiunge: “Secondo me ha visto il modo per risolvere tutti i suoi problemi e si è tolto la vita”.

Pochi mesi prima della sua morte la procura di Massa aveva trasmesso a Palermo i risultati sulle indagini riguardanti le infiltrazioni mafiose sulla Calcestruzzi Ravenna, un’altra preoccupazione che potrebbe essere passata nella testa di Gardini. Franco Angeloni, finanziere che ha indagato a lungo sulla vicenda, aggiunge: “Tangentopoli non c’entra nulla nella sua morte, lui non sapeva più come uscire dai legami con la mafia”.

Lucio Trevisan, che a lungo si è occupato del caso Gardini, sottolinea le strane telefonate fatte da Raul Gardini prima di morire, tante chiamate ad un service che assicura la protezione delle persone, chiamate mai indagate dalla Procura.

Il titolare della società è stato contattato da Farwest, che ha spiegato: “Noi gli avevamo proposto di sparire, di fuggire all’estero, gli avevamo dato tre telefonini perchè lui aveva tutto sotto intercettazione, lui era preoccupato non per se stesso ma per la famiglia, era minacciato da qualcuno. Si è suicidato? Al 50% sì e al 50% no”. Anche la moglie Idina Ferruzzi aveva raccontato al Corriere della Sera che era stato minacciato da qualcuno: “L’hanno ucciso o gli hanno messo una rivoltella in mano – disse – era minacciato e ricattato pesantemente”.

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C’è poi il mistero del colpo di pistola non udito da nessuno la mattina del suicidio: “Tutti dicono che c’erano dei lavori in corso quella mattina – racconta Trevisan – ma in realtà l’unico lavoro era in una cantina con un martelletto”.

RAUL GARDINI, LE PAROLE DELLA DOMESTICA E DEL MAGGIORDOMO

L’ultima persona ad aver visto in vita Raul Gardini, appunto la domestica, ha raccontato a Farwest: “Stavo facendo le solite cose, quando sono uscita di casa l’ho visto tranquillo, mai avrei immaginato quello che sarebbe successo”. E poi c’è la scena del decesso che è stata completamente alterata, racconta ancora Trevisan: “E’ stato tutto spostato”, a cominciare dalla pistola, trovata a 5 o 6 metri dal corpo.

Sulla pistola non viene rinvenuta alcuna impronta, neanche di Raul Gardini: come è possibile? E impronte di Gardini non vengono trovate neanche sulle cartucce, ne sulla lettera lasciata dall’imprenditore, anzi, furono trovate altre impronte. Farwest ha parlato anche con il maggiordomo: “Il mio lavoro mi diceva che dovevo starmene zitto, la ringrazio, non insista”, non rispondendo alle domande del talk di Rai Tre.

Per Giovanni Minoli si tratta di “un mistero della sua anima, della sua vita e del suo cervello. La moglie dice che lo hanno suicidato, bisognerebbe chiederle cosa voleva dire. Era un contesto molto forte, molto pressante, quando scalò la Montedison se ci fosse riuscito sarebbe stato un trionfo.

Lui si sentiva in pericolo personale, è curioso che il sistema di telecamere non abbia funzionato proprio quel giorno, le impronte? Magari aveva un guanto, ma è sicuramente un elemento, come è una stranezza il fatto che non l’abbiane trovate sul biglietto lasciato che è stato però analizzato male, magari hanno cancellato qualcosa”. Secondo Minoli: “Se lui fosse rimasto oggi l’Italia sarebbe all’avanguardia nel green, era un sognatore concreto”. Per Salvo Sottile, “Raul Gardini è stato un visionario e spericolato, forse troppo audace o troppo ingenuo, probabilmente ne vittima ne carnefice”.



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