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Legambiente Marche: «Bloccare l’eolico significa alimentare la crisi climatica»

Il presidente Marco Ciarulli «Fermare tutti i progetti di eolico nell’entroterra o agrivoltaico sul territorio regionale non significa tutelare l’ambiente, ma alimentare la crisi climatica e favorire le lobby del gas»

Ancona, 8 febbraio 2025 – Legambiente interviene in merito ai progetti di eolico presentati nell’entroterra marchigiano che hanno visto recentemente un rete di comitati e associazioni mobilitarsi per chiedere alla Regione Marche di escludere l’intero Appennino umbro marchigiano dalla possibilità di realizzare impianti per la transizione energetica.

«Siamo perfettamente d’accordo che serva equilibrio tra la produzione di energia pulita e la tutela del paesaggio, minimizzando l’impatto ambientale – dichiara Marco Ciarulli presidente di Legambiente Marche – ma la soluzione non può essere quella di fermare tutti progetti di eolico nell’entroterra. C’è un vizio di forma importante quando si fanno queste considerazioni, perché nel piatto della bilancia si omette di inserire anche il nostro sistema di produzione energetica attuale, considerevolmente più impattante di un parco eolico o agrivoltaico. Oggi produciamo energia principalmente bruciando gas fossile, la principale fonte di emissioni di gas serra, fermare tutti i progetti di eolico nell’entroterra o agrivoltaico sul territorio regionale non significa tutelare l’ambiente, ma alimentare la crisi climatica e favorire le lobby del gas».

Legambiente ricorda che le Marche da anni hanno nettamente rallentato la propria transizione energetica. La Regione è capace di produrre quasi 2.500 GWh di energia a fronte di un fabbisogno di oltre 7.000 GWh (dati 2023, fonte Terna). C’è un deficit energetico del 65% che costringe le Marche (come altre regioni d’Italia) a dover importare energia elettrica. Questa richiesta si traduce principalmente in acquisto di gas da nazioni come Algeria o Libia, con successivo trasporto per mezzo di gasdotti, o da paesi di altri continenti (Qatar e USA in primis) attraverso i rigassificatori. Una volta arrivato in Italia il gas viene trasformato in elettricità grazie a inquinanti centrali termoelettriche che, oltre ad alimentare l’emergenza climatica, producono anche lo smog che causa danni sanitari sul territorio.

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«Il nostro attuale modello di approvvigionamento energetico e produzione di elettricità si dimostra sempre più insostenibile – prosegue Ciarulli – ambientalmente devastante perché motore del cambiamento climatico, economicamente perché rende la nostra nazione più fragile di fronte al fenomeno della speculazione economica, causata dai produttori di gas fossile, che in questi anni anche le Marche hanno toccato con mano».

È bene anche ricordare che il 2026 è l’anno di entrata in vigore dei prezzi zonali, legati alle diverse aree geografiche, che sostituiranno il prezzo unico nazionale (PUN) dell’energia elettrica, per premiare con un costo dell’elettricità più basso le aree del paese con più impianti a fonti rinnovabili. Se le Marche resteranno indietro nello sviluppo delle rinnovabili, famiglie e imprese marchigiane pagheranno l’elettricità di più.

La Regione Marche sta valutando un Piano per le aree idonee ma è in attesa della sentenza del Tar del Lazio, dopo la sospensiva del Consiglio di Stato, che stabilirà se le possono rendere inidonee all’installazione degli impianti a fonti rinnovabili aree che per il decreto nazionale sono considerate idonee. Una volta definito chi dovrà valutare queste aree, sarà necessario individuare le aree idonee anche per l’eolico.

«Gli impianti eolici vanno realizzati con un’adeguata integrazione paesaggistica e la partecipazione delle comunità locali, anche con le giuste ricadute economiche per il territorio. È giusto preoccuparsi di avere una pianificazione regionale, è giusto evitare impianti realizzati in luoghi non idonei per scarsa ventosità o effettivo impatto ambientale, ma ostacolare ad oltranza ogni progetto da fonti rinnovabili, a partire da quelli eolici o agrivoltaici, è solo un modo alimentare lo stallo regionale in cui versiamo da anni, favorire i signori del gas di oggi e quelli del nucleare di domani, in barba alla salute dell’ambiente e delle tasche di famiglie e imprese marchigiane».



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