di Marco Lapi
Via Francigena o Vie Francigene? Un dilemma che spesso si riaffaccia, con sfaccettature diverse. Sono «delle Vie Francigene», al plurale, sia l’Associazione europea che quella toscana; è «Francigena» al singolare il percorso di Sigerico riconosciuto nel 1994 «itinerario culturale europeo» e ora in corso di adeguamento e messa in sicurezza sulla base del percorso ufficiale approvato a livello ministeriale nel 2009. Eppure sappiamo, come ricorda Franco Cardini, che più correttamente si dovrebbe intendere per Francigena l’itinerario che attraverso la Val di Susa e il valico del Monginevro andava a raggiungere Arles sul tracciato della romana Via Domitia riconnettendosi così al più meridionale dei cammini francesi per Santiago, la Via Tolosana. Per non dire della «Francigena del Sud», presentata su questa pagina due settimane fa.
Se di «Francigene» dunque è corretto parlare a livello nazionale ed europeo, lo è senz’altro anche in Toscana, tenendo conto che nel Medioevo potevano essere diverse le opportunità di raggiungere un punto di sosta da quello precedente. Le varianti anche allora non mancavano e in certi periodi alcuni tracciati potevano prendere il sopravvento su altri, a seconda delle condizioni di sicurezza o all’eventuale sviluppo di nuovi centri.
Ferma restando dunque l’opportunità di sistemare al meglio l’asse portante rappresentato dal «percorso ufficiale», eventualmente modificato là dove si ritenga opportuno, il capitolo varianti può comunque rappresentare, soprattutto in futuro, un importante prospettiva di sviluppo della Via, a patto che non venga «giocato» in modo improprio dai territori limitrofi interessati, mossi magari semplicemente dalla logica del business.
A questo proposito, la cartina al tornasole per certificare la legittimità di ogni singola proposta crediamo debba necessariamente essere individuata nella sua valenza storica e culturale, nonché devozionale. Ne sono una prova, per esempio, la variante di Abbadia San Salvatore di cui abbiamo detto a suo tempo proposta dalla Provincia di Siena e già adottata a livello ministeriale, ma anche la Via del Volto Santo, percorso garfagnino tra Aulla e Lucca che però più correttamente può essere considerato come itinerario a sé.
Ma oltre alle varianti propriamente dette, è da considerare la possibilità che dalla Francigena prendano il via percorsi locali, il più delle volte ad anello, che, senza la pretesa di proporsi come veri e propri itinerari di pellegrinaggio, aspirano piuttosto a far «allargare lo sguardo» sulle immediate vicinanze del tracciato ufficiale. Il loro target non è quindi, ovviamente, quello dei pellegrini in cammino verso Roma, che ben difficilmente avranno tempo e forze per concedersi una o più giornate di deviazioni dalla via più diretta. Quanti però intendono approfondire la conoscenza di un territorio con i tempi lenti dell’andare a piedi o anche in bici potranno trovare queste proposte d’indubbio interesse. Non solo: per chi vuole potrebbero costituire occasioni di «allenamento» per i pellegrinaggi veri e proprio e, in alcuni casi, trasformarsi esse stesse in itinerari di pellegrinaggio verso santuari locali.
Un bell’esempio ci viene da Montecarlo, in provincia di Lucca, dove dallo scorso anno il Comune e l’Associazione Pro Montecarlo hanno messo a punto la proposta «Montecarlo Walking», due anelli che si intersecano in corrispondenza del capoluogo comunale e che, abbinati, consentono di raggiungere dalla Via Francigena (Turchetto, al confine con Badia Pozzeveri, in territorio altopascese) l’antichissima pieve di San Piero in Campo, al confine con il comune di Pescia. Si tratta, come si legge nel sito del Comune, di «itinerari segnalati con frecce colorate percorribili a piedi, in bici o a cavallo», in gran parte «su strade bianche poderali prive di asfalto e traffico», che consentono la scoperta del territorio «attraverso vigne, oliveti, parchi e boschi». La lunghezza complessiva è di oltre 15 chilometri, divisibili in tratti da 5 chilometri circa. Il percorso a nord, segnalato con frecce di colore giallo («lo stesso del cammino per Santiago di Compostella», ci tiene a precisare il Comune) è «intitolato allo scrittore Carlo Cassola in quanto lo stesso ha passato gli ultimi anni della sua vita in una casa fra i boschi di Montechiari, ed oggi riposa nel cimitero di Vivinaia in un pratino circondato da cipressi», l’altro, «intitolato all’Imperatore Carlo IV, il fondatore di Montecarlo» è invece segnalato con frecce arancioni. Un depliant pieghevole in italiano e inglese, a disposizione presso l’ufficio turismo del Comune o il punto informazioni della Pro Loco, presenta i due itinerari e offrendo indicazioni turistiche, culturali e storiche. E non manca neppure l’aspetto devozionale, dato che a Montecarlo la collegiata di Sant’Andrea è anche santuario della Madonna del Soccorso (nella foto), il cui culto ha ottenuto il riconoscimento vescovile proprio nel settembre di 50 anni fa.
A pochi chilometri da Siena un’altra interessante coppia di «anelli» locali, messa a punto dalla Fondazione Rocca di Staggia con la consulenza di Renato Stopani, si inoltra a est della variante storica della Francigena più prossima al fondovalle della Valdelsa, che da Poggibonsi saliva verso Monteriggioni toccando appunto il borgo fortificato di Staggia Senese. Caratteristica principale dei due itinerari è il gran numero dei luoghi storici d’ospitalità toccati. Ma avremo modo di riparlarne, perché la loro presentazione avverrà proprio in occasione del nostro prossimo forum, sabato 22 ottobre. Pubblicheremo quanto prima il programma dettagliato.
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