Salvini incontra i Patrioti anti europei sperando di ottenere il badge di trumpista d’Italia

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Matteo Salvini oggi è a Madrid per il raduno di tutte le destre estreme europee come il principale alfiere di Donald Trump di cui condivide tutto, anche la follia di svuotare Gaza dai palestinesi per trasformarla in un protettorato americano e in un grande resort. Condivide tutto e lo dice esplicitamente, compreso l’abbandono dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Cosa che Giorgia Meloni pensa, ma non può dire perché deve continuare a recitare due parti in commedia e non distruggere la sua immagine “costruttiva” in Europa: quel credito che ha conquistato schierandosi dalla parte dell’Ucraina e con le prudenti di manovre economiche. Presto dovrà scegliere da che parte stare.

Prima o poi, molto presto, la presidente del Consiglio dovrà dire qualcosa di chiaro, esplicito, sui dazi di Trump e, se dazi non saranno, dovrà comunque esprimersi su come riequilibrare la bilancia commerciale su cui punta l’amministrazione statunitense. Su una cosa però Meloni è chiaramente allineata con il tycoon: l’attacco alla Corte penale internazionale. È uno strappo con gli altri big dell’Unione europea: l’Italia non ha firmato la dichiarazione congiunta di settantanove Paesi membri della Cpi che criticano le sanzioni americane all’organismo internazionale. Hanno firmato Spagna, Francia e Germania, e anche il Regno Unito. Roma non pervenuta. 

Meloni tiene ancora un formale profilo istituzionale. Salvini neanche quello. Oggi il leghista nella capitale spagnola serra i ranghi con Viktor Orbán, Marine Le Pen, Geert Wilders, Herbert Kickl, Santiago Abascal, Andrej Babiš. Sono coloro che rispondono all’appello di Elon Musk di fare come in America, «Make Europe Great Again». Sì, dice Salvini sulla scaletta dell’aereo, «è ora di rendere l’Europa di nuovo grande!». Per Musk si dovrebbe cominciare dalla Germania dove si augura vincano i neonazisti di Alternative für Deutschland che neanche i Patrioti hanno voluto nel gruppo parlamentare a Strasburgo. La tedesca Alice Weidel, che il neofeudatario del web vorrebbe Cancelliera, non c’è fisicamente, ma è fortemente presente in spirito politico: lei è il paradigma di come Trump vorrebbe gli interlocutori del vecchio continente.

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Li vorrebbe malleabili e divisi. Non li vuole al tavolo delle trattative per una pace vera e sicura in Ucraina. Non vuole Ursula von der Leyen come interlocutrice unica dell’Europa sui dazi e sulle questioni commerciali. La vuole ancora meno adesso che la presidente della Commissione Ue ha difeso la Corte penale internazionale perché «garantisce l’accertamento delle responsabilità per i crimini internazionali e dà voce alle vittime in tutto il mondo. Deve poter proseguire liberamente la lotta contro l’impunità globale. L’Europa sarà sempre a favore della giustizia e del rispetto del diritto internazionale». 

All’appello feudatario di Musk di fare come negli Stati Uniti, i vassalli rispondono «presente». Non è chiaro però come possano i loro rispettivi staterelli (presi singolarmente le loro Nazioni tali sono rispetto agli enormi interessi geopolitici ed economici nell’era digitale) fare grande l’Europa. Con un occhio a Washington e un altro a Mosca, come fa il proprietario di Tesla e SpaceX, che ha definito UsAid un’organizzazione criminale piena di marxisti. Musk e anche Trump hanno sostenuto che una buona parte dei fondi americani di questa agenzia di assistenza umanitaria operante in centoventi Paesi nel mondo è servita a finanziare pubblicazioni e viaggi in Ucraina di star del cinema per promuovere la causa della lotta contro l’invasione russa.

Musk, che sta smantellando ogni spesa che ricordi i Democratici, ha ripreso un post avvelenato di un sito di russo. Ha rilanciato su X a milioni di persone che Ben Stiller avrebbe ricevuto quattro milioni di dollari, Angelina Jolie venti e Sean Penn cinque per andare a Kyjiv e sostenere Volodymyr Zelensky. Tutto falso, ovviamente.

Ecco, Salvini, che aveva finanziato per anni la Bestia del morigerato Luca Morisi, sul comodino ha la fotografia di Musk. Lo difende più di Meloni. Ieri, prima del decollo per la Spagna, ha detto che l’uomo dello spazio, il Doge mani di forbice, viene criticato perché non segue il mainstream. Molto meglio seguire i soldi. A Madrid oggi si accende un falò delle vanità politiche: se non vengono fermate nelle loro tante sfumature, incendieranno l’ultima fortezza di democrazia liberale.



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