Dalla classica al jazz un progetto inedito che vede protagonista il violoncellista più virtuoso e acclamato a livello internazionale. 7/8/9 febbraio con doppio turno ore 19.00 e 21.30 – Real Teatro Santa Cecilia
Palermo, 3 febbraio – Giovanni Sollima e l’Orchestra Jazz Siciliana un binomio per un progetto inedito con una prima assoluta per incantare il pubblico con suoni innovativi e ritmi coinvolgenti dando vita ad un progetto artistico con la celebrazione tra jazz e musica contemporanea. La Fondazione Orchestra Jazz Siciliana – The Brass Group ospiterà all’interno della Stagione Concertistica “Brass in Jazz 2024 – 2025 Musiche del nostro tempo” il virtuoso violoncellista riconosciuto tra i più grandi talenti a livello internazionale, Giovanni Sollima sul palco con l’OJS diretta dal Maestro Vito Giordano. Grande attesa per l’appuntamento di questo fine settimana al Real Teatro Santa Cecilia con il concerto Cello Jazz. Un fine settimana, da venerdì 7 e sabato 8 febbraio con doppio turno ore 19.00 e 21.30, a domenica 26 gennaio sempre con doppio turno ore 18.00 e 20.30, una sonorità che travalica i confini dei generi, il Brass Group offre con il ciclo denominato Musiche del nostro tempo.
Sull’evento interviene il Maestro Sollima per spiegare nel dettaglio il senso artistico del concerto soffermandosi in peculiarità introspettive delle cifre stilistiche curate nel programma che lo vedrà protagonista assieme all’Orchestra del Brass Group.
Maestro Sollima una collaborazione unica con la Fondazione Orchestra Jazz Siciliana – The Brass Group che la vede protagonista nel concerto come prima assoluta internazionale.
La sua carriera l’ha vista attraversare confini musicali e culturali. Cosa l’ha affascinata maggiormente dell’idea di collaborare con un’Orchestra Jazz Siciliana, e come questa esperienza si differenzia rispetto alle sue precedenti collaborazioni?
“L’Orchestra Jazz Siciliana è una realtà straordinaria a livello mondiale, con alle spalle una storia importante e di grandissimo spessore non solo qualitativamente ma anche come esempio di esperienza fatta essenzialmente di empatia e senso della condivisione… e di purezza. Almeno questo è ciò che ho sempre percepito e che ho avuto
modo di constatare già tantissimi anni fa quando venne eseguito un mio brano diretto dal mitico Gaslini. Non è facile trovare formazioni orchestrali in cui si “respiri” suono e umanità allo stesso tempo e questa è una delle ragioni della mia forte attrazione. Direi che effettivamente rappresenta la vera differenza con tante altre formazioni orchestrali”.
2. L’inedito progetto musicale. Ci può raccontare qualcosa in più sul concept di questo nuovo progetto? Quali saranno i linguaggi musicali predominanti e in che modo il suo violoncello dialogherà con la matrice jazz dell’Orchestra?
“E’ un po’ come affrontare un viaggio e decidere cosa mettere in valigia… ho pensato a dei veri effetti personali; brani – non solo miei, ovviamente – a cui, per diverse ragioni, tengo particolarmente. Sui linguaggi mi sono mosso sempre con estrema libertà con nulla di veramente pianificato… il violoncello è uno strumento assai versatile, in grado di evocare voci, percussioni, strumenti a fiato, pianti, urla, sussurri, ecc. Almeno per come lo intendo io, e per come, da anni, ne ho “settato” la stessa tecnica”.
3. L’evoluzione del linguaggio musicale. Lei ha sempre sfidato le etichette di genere, dal barocco alla musica contemporanea, fino al rock. In che modo ritiene che progetti come questo contribuiscano a ridefinire i confini tra musica classica, jazz e altri generi?
“Sinceramente non ho mai avvertito steccati tra i generi… anzi ho sempre provato enorme fastidio nel percepire barriere… ma questo vale per tutta la musica, che personalmente intendo come bene comune, come flusso che testimonia la molteplicità delle culture. I musicisti dell’epoca barocca – almeno a giudicare dalle antiche cronache – sono paragonabili alle rock star di oggi, l’approccio musicale, seppur con abissali differenze linguistiche, è assai simile tra i vari generi; l’architettura resta immutata, come la funzione e l’armonizzazione di un basso, passando per le pratiche improvvisative. E tanto altro ancora… Ma questo vale un po’ per tutti i generi, folk incluso”.
4. Il legame con Palermo e il Teatro Santa Cecilia dove si sono esibiti sempre assieme all’OJS grandi nomi del jazz internazionale come Ron Carter, Patti Austin, Dee Dee Bridgewater e nel passato Charles Mingus, Chat Baker…giusto per citarne alcuni.
Quanto è significativo per lei presentare un progetto così innovativo proprio a Palermo, sua terra d’origine, e in un luogo simbolo come il Real Teatro Santa Cecilia? Come vede il ruolo di Palermo nella scena musicale internazionale?
“Anche il Teatro Santa Cecilia ha una storia forte e importante! Come il fatto di essere nella mia città. Tutto ciò ha sicuramente contribuito alla scelta di un programma. Anche Ron Carter, musicista che amo molto e che ha forti radici violoncellistiche vissute anche in modo sofferto per ragioni estranee alla sua volontà, è in qualche modo presente con un suo brano. In effetti, a pensarci, Ron Carter una ventina d’anni fa ha inciso al contrabbasso le Sei Suites per violoncello di Bach in un approccio magnifico, mescolando tecniche jazzistiche. Non so esattamente cosa si intenda per scena internazionale… credo in un luogo che abbia capacità produttive, che lanci forti segnali (non solo musicali), in cui ci sia volontà e capacità di osare, forza reattiva, percezione e sublimazione delle stratificazioni culturali, visionarietà, formazione vera, senza doversi aggrappare a logiche “sicure” o anacronistiche. Palermo, spesso senza alcun vero progetto ma grazie alla sua particolarità e al suo mix genetico, ha mostrato di tanto in tanto di essere davvero proiettata (in effetti lo è) a livello internazionale. È una città forte e fragile. Dipende da quale angolazione si guarda, dipende da come la si vive e da quanto ci si sente responsabili…”.
5. L’improvvisazione nel dialogo tra violoncello e jazz.
Il jazz vive di improvvisazione e libertà espressiva. Come si intrecciano questi aspetti con il suo approccio al violoncello e la sua sensibilità classica? Ci sono momenti di pura improvvisazione nel progetto?
“In effetti nel Jazz – come in altri generi – nell’improvvisazione coesistono libertà e regole ferree. Importante è non percepirle come freni inibitori. Io, a fasi alterne, pratico il Jazz fin da quando ero adolescente, ho divorato il Real Book, ho collaborato con musicisti Jazz (in passato anche Al Di Meola e Larry Coryell) e più recentemente in duo sia con Ernst Reijseger che con Paolo Fresu (con Paolo abbiamo ufficializzato nei mesi scorsi il duo), o con Jaques Morelenbaum che mi ha dedicato e regalato alcuni brani e arrangiamenti. il violoncello nel jazz ha ormai da anni un ruolo importante e speciale (sono tantissimi i violoncellisti, inclusi quelli provenienti dal contrabbasso, come Dave Holland). E nel cassetto in effetti ho un progetto – al violoncello – a cui tengo tantissimo già da anni… aspetto solo il momento giusto per metterlo in pratica, ma che nel privato sarebbe anche pronto; una sorta di re-interpretazione della musica (che è vera essenza) di Thelonius Monk. La mia sensibilità classica – che non so in cosa consista esattamente, e che forse non ho – in effetti ha da sempre componenti opposte che ne stravolgono (secondo me è quasi terapeutico) certi equilibri certamente ci sono ampie aree di improvvisazione all’interno del concerto, sia seguendo parametri consolidati che intese come destabilizzanti irruzioni”.
6. La scelta del repertorio e le contaminazioni.
Maestro con quale criterio sono stati scelti i brani per questo progetto? Ci saranno composizioni originali o rivisitazioni di classici? E in che modo le contaminazioni culturali e sonore della Sicilia influenzano la visione musicale di questo spettacolo?
“Certamente la Sicilia è entrata nel bagaglio degli effetti personali fin dall’inizio, pensando al programma. Anche quella Sicilia controversa… Ci sono due brani miei – anche se in parte riscritti – tratti da Ellis Island, un’opera di tanti anni fa, e che si specchiano in Migrantes di Francesco Buzzurro, ci sono brani di Ron Carter e Charlie Haden, brani gipsy, c’è un pezzo mio intitolato SKArlatti che metterebbe in relazione il Teatro Santa Cecilia, Palermo, mio padre adolescente, i bombardamenti del ‘43, il conservatorio e Alessandro Scarlatti, in parte è un pezzo Ska, ma non voglio spoilerare”.
7. Il messaggio dietro il progetto.
La musica è spesso una forma di narrazione e di messaggio universale. C’è un messaggio o un tema particolare che desidera trasmettere con questo progetto?
“Esattamente, come per il concetto di bellezza, è quasi un paradosso; la musica è potente perché innocua, quindi disarmante, e ha anche accompagnato e segnato rivoluzioni… o da esse stesse è scaturita! Sarebbe fantastico riuscire a combattere, con la musica, l’orrore del presente, ma è proprio il concetto guerrafondaio a non essere contemplato, quindi – la musica, in qualsiasi forma – può spiazzare per la sua fragilissima, devastante, invisibile e invincibile forza”.
Bio Giovanni Sollima
Giovanni Sollima è un vero virtuoso del violoncello. Suonare per lui non è un fine, ma un mezzo per comunicare con il mondo.
È un compositore fuori dal comune, che grazie all’empatia che instaura con lo strumento e con le sue emozioni e sensazioni, comunica attraverso una musica unica nel suo genere, dai ritmi mediterranei, con una vena melodica tipicamente italiana, ma che nel contempo riesce a raccogliere tutte le epoche, dal barocco al “metal”. Scrive soprattutto per il violoncello e contribuisce in modo determinante alla creazione continua di nuovi repertori per il suo strumento. Nasce a Palermo da una famiglia di musicisti. Studia violoncello con Giovanni Perriera e Antonio Janigro e composizione con il padre Eliodoro Sollima e Milko Kelemen. Per la danza collabora, tra gli altri, con Karole Armitage e Carolyn Carlson, per il teatro con Bob Wilson, Alessandro Baricco e Peter Stein e per il cinema con Marco Tullio Giordana, Peter Greenaway, John Turturro e Lasse Gjertsen (DayDream, 2007). Insieme al compositore-violoncellista Enrico Melozzi, ha dato vita al progetto dei 100 violoncelli, nato nel 2012 all’interno del Teatro Valle Occupato. Musicisti di età e formazione diversa, interscambio tra culture e livelli differenti, laboratorio permanente. La manifestazione, infatti, si costruisce ogni anno attraverso una “chiamata alle arti” di 3 giorni, dedicata alla musica “spontanea”, con ospiti da tutto il mondo, blitz urbani in giro per la città, repertori imprevedibili e che abbracciano diverse epoche storiche, un concorso di composizione “in clausura” e tanti concerti, tra cui un concerto finale con l’Orchestra dei 100 violoncelli. Tra i CD di Giovanni, “Works”, “We Were Trees”, “Neapolitain Concertos”, “Caravaggio”, “Aquilarco”, “Onyricon”. In primavera l’uscita del nuovo disco per la Decca “A Clandestine Night in Rome” con l’Orchestra Notturna Clandestina e il secondo disco dedicato all’integrale dell‘ opera per violoncello di Giovanni Battista Costanzi per Glossa Music.
Giovanni Sollima insegna presso l’Accademia di Santa Cecilia a Roma e alla Fondazione Romanini di Brescia.
Calendario Brass in Jazz:
– 7-8-9 febbraio: Giovanni Sollima e l’Orchestra Jazz Siciliana presenta Cello Jazz, un incontro tra il violoncello e le sonorità jazz.
– 21-22-23 febbraio: Les Brunettes, con il loro stile unico, ci delizieranno con A Vocal Harmony.
– 7-8-9 marzo: Simona Molinari, ritorna accompagnata dall’Orchestra Jazz Siciliana, ci farà vivere Maldamore, un mix di passione e melodia.
– 14-15-16 marzo: L’Emma Smith Quartet presenterà From Puppini Sister to Now, una celebrazione della vocalità jazz contemporanea.
– 28-29-30 marzo: Alfredo Rodriguez, insieme all’Orchestra Jazz Siciliana, ci porterà From Cuba to Palermo, un ponte musicale tra culture.
– 4-5-6 aprile: Joscho Stephan si esibirà con Djangology, un tributo al grande Django Reinhardt.
– 11-12-13 aprile: Gabrielle Cavassa, accompagnata dall’Orchestra Jazz Siciliana, con il concerto “The Woman Sings the Blues: Gabrielle Cavassa sings Billie Holiday Music”, un viaggio tra emozioni e sonorità coinvolgenti.
Infoline Fondazione The Brass Group: 091 778 2860 – 334.7391972, brasspalermo@gmail.com, www.thebrassgroup.it, fb fondazionethebrassgroup.
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