Terra dei Fuochi, Pichetto: mappati i terreni agricoli. L’Isde: non basta, vanno analizzati i pozzi di falda

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Agricoltura

 


di
Luca Marconi

Così il ministro risponde alla interrogazione del deputato Avs Francesco Borrelli. Il tossicologo Marfella, presidente Isde Campania:«Basta con le mezze verità». Gli avvocati del ricorso Cedu: «Ora non ci sono più scuse»

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Per il risanamento della Terra dei Fuochi in Campania, il ministero dell’Ambiente  «ha portato avanti le indagini tecniche per la mappatura dei terreni destinati all’agricoltura al fine di accertare l’eventuale esistenza di contaminanti da sversamenti e smaltimenti abusivi. In tal modo sono state individuate le aree che non possono essere destinate alla produzione agroalimentare ma esclusivamente a colture diverse», ha detto il ministro Gilberto Pichetto Fratin al question time alla Camera, rispondendo a una interrogazione del deputato Avs Francesco Emilio Borrelli. «Stiamo costantemente monitorando le azioni di bonifica attuate dalla Regione sulla base di accordi e convenzioni», ha aggiunto il ministro. Il valore monetario del danno ambientale causato dai fratelli Pellini di Acerra, condannati nel 2017 per disastro e citati nell’interrogazione, «è complessivamente stimato in circa 33 milioni di euro», ha detto ancora il ministro, e «rappresenta la quantificazione delle misure ambientali complementari che dovranno essere realizzate, a spese dei responsabili, anche presso altri siti. L’Avvocatura, nel corso del 2024, ha espresso parere favorevole all’avvio di un’azione risarcitoria – ha aggiunto Pichetto – ed è stato richiesto di attivare l’Ispra per il necessario supporto tecnico volto all’accertamento dello stato dei siti coinvolti ed alla quantificazione dei costi delle attività necessarie a conseguirne la completa e corretta riparazione».

Borrelli: «Queste persone meritano attenzione e prevenzione»

«Si devono dare risposte concrete e veloci alle numerose vittime, quelle decedute e ammalatesi di tumore –  aveva detto in aula Francesco Borrelli – in Campania a fine 2012 il problema ha ottenuto l’attenzione mediatica perché stavano morendo troppi bambini e persone che invece, negli anni, sono state pure colpevolizzate per il solo fatto di essere nate e cresciute in quelle zone, sono state additate per il loro stile di vita e le abitudini alimentari. Sappiamo bene, invece, che i tumori sono la conseguenza dei rifiuti interrati, quei rifiuti provenienti dalle industrie del Nord Italia. Eppure per le persone che vivono in quei territori non sono previsti percorsi privilegiati nell’ambito delle cure mediche e nella prevenzione e i risarcimenti che gli spetterebbero svaniscono perché magari le sentenze contro gli inquinatori, si veda il caso dei fratellini Pellini, arrivano in colpevole ritardo. È tempo che oltre alle responsabilità formali lo Stato e chi lo rappresenta si assumano anche quelle personali, mettendosi una mano sulla coscienza».




















































Marfella (Isde): «Non c’è tempo per dare i numeri»

E commenta il tossicologo Antonio Marfella, presidente dell’Isde Medici per l’Ambiente già consulente per diverse Procure che hanno indagato sui traffici in Terra dei Fuochi: «Borrelli ha centrato il problema, non è solo alle coltivazioni che si deve pensare ma soprattutto alle persone e pertanto il terreno va mappato in profondità. Si devono controllare le falde acquifere ed i pozzi in Terra dei Fuochi immediatamente. Tutto ciò che viene immesso nel terreno finisce nelle acque di falda. La verità è che, sino ad oggi, da queste mappature commissionate per l’agricoltura campana sono risultati contaminati dall’1 al 3 % dei soli terreni destinati alla agricoltura, cioè non più del 10 % del totale dei circa 13550 kmq dell’intera regione Campania che infatti, e purtroppo (dati Ispra aprile 2023), vede sul proprio territorio regionale oltre 1746 siti di discarica abusiva da bonificare e siamo ben oltre il 3% del territorio regionale. E soprattutto, il tombamento profondo, da 4 a 28 metri, caratteristico dei tombamenti dei rifiuti tossici operati dal clan dei casalesi, è stato creato e voluto proprio per permettere ai pomodori e ad altri ortaggi di restare non contaminati in superficie, ma le falde sono contaminate e non solo da metalli pesanti che poi vengono a confondersi con i metalli di provenienza vulcanica ma anche da più pericolosi tossici inquinanti di tipo organico di provenienza antropica e legati alle attività manifatturiere in regime di evasione fiscale: amianto dell’edilizia, pcb e diossine dei roghi, pbde antidetonanti per ridurre l’evidenza dei fuochi, ed oggi pfoas e pfas provenienti anche dai circuiti refrigeranti dei frigoriferi, se consideriamo lo smaltimento illegale di soli 50 frigoriferi al giorno per 365 giorni/anno con liquidi refrigeranti contenenti pfas sversati nei terreni di Terra dei Fuochi prevalentemente in prossimità dei campi rom. Nella sola Acerra non abbiamo un solo dato ancora dei pfas per i 120 pozzi già sequestrati ed analizzati e trovati contaminati da tricloro e tetracloroetilene (inquinanti tossici da lavoro nero di scarpe, borse e vestiti). Oggi non sappiamo ancora nulla in merito nemmeno per i pozzi pure già sequestrati a Caivano, Giugliano o Marcianise. Al momento solo ad Acerra risulta contaminato non meno dell’11 % del terreno adibito ad agricoltura, dato comunicato dall’Arpac al prefetto di Napoli al vertice dell’altro giorno cui ho preso parte direttamente. Inoltre in Campania si consente alle multinazionali la coltivazione di tabacco e le sigarette già uccidono per conto loro, ma i veleni sono cosa ben diversa dagli stili di vita. E ancora, a tutt’oggi, vengono offesi preti e madri che hanno perduto i propri figli con la mezza verità del 3 % dei terreni agricoli inquinati.  Facciamo lavorare i prefetti e le forze dell’ordine su precise indicazioni di tecnici competenti, esperti e indipendenti e tossicologi e medici che rispondono esclusivamente al giuramento di Ippocrate».  

Gli avvocati del ricorso Cedu: «Gli alibi sono crollati»

Intanto, dopo la sentenza Cedu che condanna lo Stato per inadempienza, gli avvocati delle comunità ricorrenti di Terra dei Fuochi, in conferenza stampa stamane a Roma, invitano a non abbassare la guardia. «Una vittoria di tutti, una sentenza pilota destinata a fare storia», commenta nell’occasione Salvatore Tramontano, tra i promotori del ricorso: «Abbiamo atteso 10 anni e questo è un punto di partenza». E l’avvocato Ambrogio Vallo: «Nel 2003 è stato coniato il nome Terra dei Fuochi dopo un censimento di Legambiente su 100 discariche con rifiuti industriali dalle città del Nord. Nel 2012 fu presentata la prima maxi querela con 35mila sottoscrizioni che denunciava lo stato di abbandono del territorio. Restò inascoltata. Il 5 ottobre 2013 ci fu una marcia a Caivano con 20mila persone e dopo un mese, a Napoli, eravamo 100mila (Stop Biocidio, ndr). Ci dicevano che avevamo uno stile di vita sbagliato. Oggi l’importanza delle nostre lotte, perché la lotta è venuta dal basso, è stata riconosciuta nella sentenza». Ad assistere gratuitamente i ricorrenti anche l’avvocata Valentina Centonze: «Vengo da Acerra che è colpita dall’inquinamento ambientale e ha una fortissima incidenza di tumori. E il pericolo concreto per la comunità ad oggi non è cessato. La Corte chiede interventi strutturali, bonifiche, monitoraggi con la presenza delle associazioni. Ci sono (dati 2019) 4692 siti inquinanti, solo il 3% di questa molte è stata bonificata e sono 98 i Comuni coinvolti». Da Strasburgo invece l’avvocata Antonella Mascia, giurista alla Cedu, conclude: «Questo risultato è il frutto di un lavoro corale. È stata accertala la violazione dell’art 2 della Convenzione dei diritti dell’uomo che garantisce il diritto alla vita. Ora l’Italia ha due anni di tempo per intervenire con misure concrete e la Corte chiede il coordinamento tra le varie autorità sul campo, comprendendo le associazioni». Soddisfatto anche Vincenzo Petrella, rappresentante dell’associazione Volontari Antiroghi Acerra: «Noi eravamo considerati i sobillatori, i rivoluzionari. Abbiamo sorvegliato il nostro territorio per contrastare roghi tossici e sversamenti, abbiamo mappato, denunciato, spesso non ascoltati. I roghi tossici ci sono ancora, non ci basta che sono in diminuzione (del 10%, ndr). La politica spesso ha nascosto la verità, qui da noi il chi inquina paga non esiste. E ci siamo dovuti rivolgere all’Europa per sentirci dire quello che sapevamo già. Vogliamo delle risposte. Adesso non possono più non guardare». La Corte ha rinviato la decisione sui risarcimenti in attesa di verificare l’attuazione delle misure richieste e ha avvertito che, in caso di inadempienza, potrebbe notificare altre 4.700 domande pendenti contro l’Italia. «Data la gravità e l’ampiezza del problema, che coinvolge circa 2.963.000 abitanti, la Corte Edu ha applicato la procedura pilota, riconoscendo l’inquinamento nella Terra dei Fuochi come una crisi ambientale sistemica e strutturale. Ha quindi imposto all’Italia l’adozione, entro due anni, di misure concrete, tra cui la mappatura delle aree contaminate, la valutazione dell’inquinamento su suolo, acqua e aria, lo studio degli impatti sanitari, la decontaminazione dei territori compromessi e il potenziamento del monitoraggio ambientale. Ha inoltre raccomandato il coinvolgimento della società civile attraverso un meccanismo di monitoraggio indipendente e l’istituzione di una piattaforma informativa pubblica». Una piattaforma salva-vita.  Ovvero una «piattaforma unica web» accessibile a tutti come strumento di tutela per controllare se la zona dove si vive o si vuole andare a vivere è una zona sicura. Se Marzia Caccioppoli, la fondatrice dell’associazione Noi Genitori di Tutti, presente anche lei a Roma, l’avesse avuta prima, probabilmente stamane non avrebbe raccontato nuovamente lo strazio per la perdita del suo bambino, Antonio, dieci anni per sempre. 

6 febbraio 2025 ( modifica il 6 febbraio 2025 | 18:44)

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