Il Diritto Internazionale Umanitario (DIU) nelle relazioni internazionali: tra norme, conflitti, diplomazia globale e sfide moderne


Effettua la tua ricerca

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

La guerra si chiama “bellum” perché non è una cosa bella (Isidoro di Siviglia, Etimologie, 18,1,9)

Abstract. Il diritto internazionale umanitario (DIU) è un’insieme di norme giuridiche atte a regolare la condotta dei conflitti armati proteggendo le persone che non partecipano direttamente alle ostilità. Tuttavia, l’applicazione effettiva del DIU dipende fortemente dalle dinamiche delle relazioni internazionali capaci di influenzare sia la creazione di nuove norme che la loro attuazione. Diventa quindi fondamentale capire come il DIU interagisca con le relazioni internazionali, analizzando l’interazione tra le potenze globali, gli attori Statali e Non e le organizzazioni internazionali e il contributo della sua applicazione e al suo sviluppo, applicando un focus sulle sfide emergenti, come i conflitti armati asimmetrici e l’uso delle tecnologie moderne nell’applicazione del diritto internazionale umanitario a livello globale.

 

Sommario: 1. Il DIU e le relazioni internazionali: interazioni e impatti tra diplomazia internazionale e applicazione del DIU – 2. Il diritto internazionale umanitario: fondamenti ed evoluzione tra i principi fondamentali in epoca moderna – 3. Le sfide emergenti e il futuro del DIU nelle relazioni internazionali tra nuove tecnologie e conflitti asimmetrici – 4. Conclusioni

1. Il DIU e le relazioni internazionali: interazioni e impatti tra diplomazia internazionale e applicazione del DIU

Il rispetto del diritto internazionale umanitario dipende in gran parte dalla cooperazione tra Stati, dalle politiche internazionali e dalla diplomazia. Gli Stati devono essere disposti a rispettare le norme internazionali, a cooperare con le Nazioni Unite (ONU) e con altre organizzazioni internazionali e a garantire che le violazioni vengano perseguite. Tuttavia, le alleanze geopolitiche e gli interessi strategici degli Stati spesso ostacolano la piena applicazione come ad esempio, in alcuni conflitti, gli Stati possono scegliere di ignorare o minimizzare le violazioni del DIU a causa di alleanze politiche e/o economiche con i trasgressori. Tra i maggiori attori per l’applicazione del Diritto Internazionale vi sono le Nazioni Unite che  attraverso il Consiglio di Sicurezza. Tuttavia, il diritto di veto di alcune potenze all’interno del Consiglio di Sicurezza può minare l’efficacia delle risoluzioni ONU, come è accaduto in conflitti recenti. Le forze di peacekeeping delle Nazioni Unite sono spesso chiamate a proteggere i civili in aree di conflitto, ma la loro efficacia è limitata dalla mancanza di un mandato adeguato o dalle difficoltà operative sul terreno, inoltre, la Corte Penale Internazionale (CPI), istituita per perseguire i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e il genocidio rappresenta un passo importante nella responsabilizzazione per le violazioni del DIU. Tuttavia, la CPI ha affrontato numerose critiche per la sua limitata giurisdizione (poiché non tutti gli Stati sono parte dello Statuto di Roma) e per il fatto che alcuni dei principali attori internazionali (come gli Stati Uniti e la Cina) non la riconoscono pienamente. Questo solleva la questione della giustizia selettiva e della difficoltà di garantire che i crimini di guerra siano perseguiti in modo equo a livello globale.

2. Il diritto internazionale umanitario: fondamenti ed evoluzione tra i principi fondamentali in epoca moderna

Il diritto internazionale umanitario si basa principi cardine come la distinzione tra combattenti e civili, la proporzionalità nell’uso della forza e la necessità militare. Questi principi mirano a limitare gli effetti dei conflitti armati e a proteggere i soggetti vulnerabili, come i civili e i prigionieri di guerra. Attraverso la Convenzione di Ginevra del 1949 e i suoi Protocolli Aggiuntivi vengono stabilite le norme che regolano le guerre, sebbene, l’effettiva applicazione dipenda dalla cooperazione internazionale. Nel corso degli anni, il DIU si è evoluto per rispondere alle nuove realtà dei conflitti moderni, inclusi i conflitti asimmetrici, il terrorismo e l’uso di nuove tecnologie belliche come i droni. Le forze armate non statali, come i gruppi terroristici o le milizie paramilitari, pongono nuove sfide all’applicazione di suddette norme in quanto non vincolati dagli stessi obblighi degli Stati sovrani, tale situazione solleva interrogativi su come il DIU possa essere efficacemente applicato in scenari in cui i combattenti non sono facilmente identificabili o non agiscono sotto il controllo di uno Stato.

3. Le sfide emergenti e il futuro del DIU nelle relazioni internazionali tra nuove tecnologie e conflitti asimmetrici

Le sfide emergenti nel campo del diritto internazionale umanitario (DIU) sono legate ai sviluppi tecnologici e alle trasformazioni nei conflitti armati con l’utilizzo di nuovi sistemi d’arma come: droni; cyber guerra e la crescente prevalenza dei conflitti asimmetrici che pongono interrogativi complessi sulle norme DIU e sul loro adattmento al fine di garantire una protezione efficace per le persone coinvolte nei conflitti. Questi sviluppi sollevano questioni fondamentali riguardo alla distinzione tra obiettivi militari e civili, alla proporzionalità nell’uso della forza e alla responsabilità degli attori coinvolti. L’uso dei droni nei conflitti armati ha portato a un cambiamento radicale nella condotta delle guerre, sebbene questi mezzi aerei senza pilota (UAV) siano strumenti utili per le operazioni militari grazie alla loro capacità di attaccare con precisione obiettivi specifici  il loro impiego solleva preoccupazioni riguardo alla distinzione tra combattenti e civili. La distinzione impone che gli attacchi diretti siano condotti solo contro obiettivi militari, mentre i civili e le proprietà civili devono essere protetti da attacchi indiscriminati. Tuttavia, l’uso dei droni nei nuovi scenari di guerra ha reso più difficile tracciare la linea tra combattenti, soprattutto quando vengono effettuati attacchi aerei in aree densamente popolate, come nel caso dei conflitti in Siria, Afghanistan e Yemen dove le operazioni con i droni sono spesso condotte da una distanza significativa con operatori situati in territori lontani dal teatro di guerra. La distanza geografica può causare una disconnessione tra i decisori militari e gli effetti reali sul terreno aumentando il rischio di errori di targeting e violazioni del principio di proporzionalità che determina l’intensità dell’attacco senza che lo stesso causi danni eccessivi rispetto al vantaggio militare stimato e ottenuto. In molte operazioni con i droni, il rischio di causare danni collaterali ad aree residenziali o a civili non coinvolti direttamente nel conflitto è elevato e ciò solleva la questione di come il DIU possa continuare a garantire la protezione dei civili in un contesto tecnologicamente avanzato, inoltre, l’uso dei droni ha reso più difficile l’attribuzione della responsabilità per le violazioni del DIU. Se un drone colpisce un obiettivo civile a chi va la responsabilità oggettiva? Sarà responsabile il Paese che ha autorizzato l’attacco, l’operatore del drone o i produttori della tecnologia? Queste domande complicano ulteriormente il quadro giuridico e richiedono una riflessione profonda su come il DIU debba evolversi per affrontare la responsabilità nell’era dei conflitti tecnologicamente avanzati.

Un altro sviluppo tecnologico che sta modificando i conflitti è la cyber guerra che coinvolge attacchi informatici mirati a interrompere o distruggere infrastrutture critiche, come i sistemi di comunicazione, le reti energetiche o i sistemi finanziari che portano ad avere effetti devastanti sulla popolazione civile, compromettendo la sicurezza e il benessere della popolazione. Questa nuova metodologia  ci pone in una situazione differente dalle le guerre convenzionali . Infatti la cyber guerra può facilmente colpire la società civile nel suo complesso senza che ci sia una chiara distinzione tra obiettivi militari e civili  sollevando questioni critiche sul rispetto dei principi del DIU, come la distinzione, la proporzionalità e la necessità militare. In un contesto di guerra informatica, come ad esempio gli attacchi contro sistemi bancari o infrastrutture sanitarie, è difficile applicare i principi di distinzione e proporzionalità, poiché questi attacchi possono danneggiare o paralizzare interi settori della società civil e la natura anonima degli attacchi informatici e la difficoltà di attribuire la responsabilità a un singolo Stato o attore non statale complicano ulteriormente l’enforcement del DIU. L’uso di armi cibernetiche in conflitti internazionali solleva interrogativi riguardo alla giurisdizione e alla responsabilità. Chi è responsabile se un attacco informatico provoca danni su larga scala a una Nazione e come possono le leggi internazionali adattarsi per regolamentare le attività cibernetiche in tempo di guerra? La mancanza di un quadro giuridico consolidato per la cyber guerra rende difficile l’applicazione del DIU e la protezione dei civili imponendo la necessità di sviluppare nuove normative internazionali specifiche per il cyber spazio.

I conflitti asimmetrici, in cui gli attori coinvolti non sono pari in termini di risorse; potere militare o capacità, costituiscono una delle principali sfide per l’applicazione del DIU dove i combattenti non sono membri regolari di un esercito, ma appartengono a gruppi non statali, come milizie, gruppi terroristici o forze ribelli che spesso non riconoscono le norme internazionali umanitarie e non si sentono obbligati e vincolati come gli Stati sovrani. In molti casi, i gruppi armati non statali agiscono al di fuori dei confini legali e delle convenzioni internazionali, mettendo in discussione l’efficacia e l’applicabilità delle leggi internazionali umanitarie. La difficoltà principale nell’applicazione del DIU in conflitti asimmetrici è la mancanza di strutture statali formali che possano essere ritenute responsabili per le violazioni. Le forze non statali, infatti, non sono soggette agli stessi meccanismi di controllo e responsabilità dei governi nazionali con la ovvia conseguenza che le violazioni dei diritti umani sono difficili da perseguire e la protezione dei civili diventa ancora più complicata. Inoltre, le strategie militari asimmetriche utilizzate dai gruppi non statali, come il ricorso a bombardamenti, attacchi terroristici o colpi di mano, pongono difficoltà nell’applicazione dei principi di distinzione e proporzionalità. In molti casi, queste tattiche sono volutamente progettate per confondere le linee tra combattenti e civili, mettendo a rischio la protezione della popolazione innocente e portando al limite dell’impossibile l’interpretazione di un attacco e valutarlo legittimo o meno. Di fronte a queste sfide emergenti, il futuro del interpretativo e strutturale del diritto Internazionale dipenderà dalla sua capacità di adattarsi alle nuove tecnologie e alle mutevoli dinamiche dei conflitti armati che porterà la Corte Penale Internazionale; Stati e attori internazionali e altre organizzazioni a lavorare insieme,a collaborare per garantire che le norme del DIU vengano rispettate anche da attori non statali sviluppando nuove normative che affrontino le questioni sollevate dalla cyber guerra, dai droni e dai conflitti asimmetrici. Il DIU deve evolversi per rispondere alle nuove realtà geopolitiche e alle tecnologie emergenti, mantenendo però i suoi principi fondamentali di protezione dei civili e di limitazione della violenza. Ciò richiederà un continuo impegno da parte delle comunità internazionali, dei legislatori e delle istituzioni giuridiche per garantire che la protezione umanitaria rimanga una priorità nelle relazioni internazionali e nei conflitti del futuro.

4. Conclusioni

Il diritto internazionale umanitario è senza dubbio uno degli strumenti più importanti per la protezione delle persone in tempo di guerra e la sua funzione principale è quella di limitare la sofferenza causata dai conflitti armati, garantendo la protezione dei civili, dei prigionieri di guerra e delle persone che non partecipano direttamente alle ostilità. Senza il DIU, i conflitti armati rischierebbero di sfociare in violazioni sistematiche dei diritti umani con effetti devastanti per le popolazioni vulnerabili. Tuttavia, nonostante la sua importanza, l’efficacia dipende in larga misura dalla cooperazione internazionale e dal contesto geopolitico in cui viene applicato. In un mondo sempre più interconnesso dove le relazioni internazionali sono influenzate da dinamiche politiche, economiche e strategiche complesse, il rispetto delle norme internazionali non può essere dato per scontato e deve esserci una vera e propria cooperazione tra Stati, organizzazioni internazionali e le istituzioni giuridiche a garantire il rispetto e l’efficacia delle normeInternazionali anche in scenari di conflitto ad alta intensità con uno scenario internazionale in continua evoluzione.

Le nuove tecnologie belliche, come i droni e le armi cibernetiche, stanno cambiando radicalmente la natura dei conflitti armati e sebbene queste tecnologie possano, in alcuni casi, rendere i conflitti più “precisi” e meno distruttivi per i combattenti, esse sollevano anche interrogativi complessi su uno dei principi fondamentali del diritto internazionale ovvero la distinzione tra combattenti e civili. Le operazioni militari condotte tramite droni, sono spesso realizzate a distanza, il che riduce il rischio per le forze armate, ma aumenta il rischio di danni collaterali ai civili. Allo stesso modo, l’uso della cyber guerra introduce nuove problematiche legate alla proporzionalità e alla necessità militare, principi che sono al cuore del diritto internazionale umanitario

La rapidità con cui si sviluppano queste tecnologie e la difficoltà di prevederne gli effetti a lungo termine richiedono un costante aggiornamento delle norme del DIU, per garantire che esse siano efficaci anche in contesti tecnologicamente avanzati.

In parallelo, l’evoluzione dei conflitti asimmetrici, caratterizzati dalla partecipazione di gruppi non statali che spesso non riconoscono le convenzioni internazionali complica ulteriormente l’applicazione del DIU. In questi conflitti, le linee tra combattenti e civili sono meno definite, e le tattiche di guerra utilizzate da gruppi non statali, come gli attacchi suicidi o l’uso di armi non convenzionali, possono violare direttamente i principi del DIU mettendo a rischio la protezione dei civili. La difficoltà di perseguire le violazioni del DIU in conflitti asimmetrici in cui gli attori non statali sono spesso difficili da identificare e non rispondono alle stesse obbligazioni legali degli Stati, è un problema persistente che richiede una riflessione sul futuro dell’applicazione del diritto Umanitario. In questo contesto, la diplomazia internazionale e le altre istituzioni internazionali assumono un’importanza fondamentale portando de facto una collaborazione con il Consiglio di Sicurezza e le sue missioni di peacekeeping monitorando e promuovendo la risoluzione pacifica dei conflitti e la sicurezza dei cittadini dalla guerra. Tuttavia, l’efficacia è spesso ostacolata da dinamiche politiche interne e dal diritto di veto esercitato da alcune potenze, che impedisce l’adozione di misure efficaci in alcune situazioni di crisi.

La Corte Penale Internazionale (CPI) ha un ruolo altrettanto cruciale perché persegue i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e il genocidio, ma la sua giurisdizione e la sua capacità di intervenire sono limitate dalla mancanza di adesione-universale e dalle difficoltà politiche nel perseguire attori di potenza internazionale.

Nonostante queste difficoltà, è fondamentale che le istituzioni internazionali non solo rafforzino la loro capacità di monitoraggio e enforcement, ma che sviluppino anche un approccio più integrato e multidimensionale per affrontare le sfide emergenti. La protezione dei civili e la prevenzione dei conflitti richiedono una risposta globale coordinata, che vada oltre la semplice applicazione delle leggi esistenti, includendo la diplomazia preventiva, l’assistenza umanitaria e l’educazione alla pace.

Infine, il diritto internazionale umanitario rimane un pilastro fondamentale per la protezione delle persone in tempo di guerra, ma la sua applicazione ed evoluzione devono affrontare le nuove sfide imposte dalla tecnologia, dalla globalizzazione e dalle dinamiche geopolitiche in cambiamento. Per garantire che continui a essere uno strumento efficace di protezione e prevenzione è necessario un impegno costante da parte della comunità internazionale, affinché le sue norme siano adattate alle nuove realtà dei conflitti moderni. La diplomazia internazionale, le istituzioni giuridiche globali come le Nazioni Unite e la Corte Penale Internazionale e le politiche di responsabilità internazionale devono essere rafforzate, per assicurare che i principi umanitari non solo sopravvivano alle sfide del nostro tempo, ma continuino a servire come guida nella costruzione di un mondo dove la giustizia imperversa e la guerra si ripudia.

Sta ai saggi provare tutto prima di prendere le armi. (Publio Terenzio Afro)

 

 

 

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

 

 

Bibliografia
Bassiouni, M. C. (1999). The International Criminal Court: The Making of the Rome Statute: Issues, Negotiations, Results. Martinus Nijhoff Publishers.
 Buchanan, A. (2006). The International Humanitarian Order: The Ethics of War and Human Rights. Oxford University Press.
Dinstein, Y. (2017). The Conduct of Hostilities under the Law of International Armed Conflict. Cambridge University Press.
Gasser, H.-P. (2005). International Humanitarian Law: An Introduction. Springer.
 Kaldor, M. (2012). New and Old Wars: Organized Violence in a Global Era (3rd ed.). Polity Press.
. Meron, T. (2000). The Humanization of International Law. Martinus Nijhoff Publishers.
Roberts, A., & Guelff, R. (2000). Documents on the Laws of War (3rd ed.). Oxford University Press.
 Sassòli, M., Bouvier, A., & Quintin, A. (2011). How Does Law Protect in War? Volume I: The Legal Categories of the IHL and International Human Rights Law. International Committee of the Red Cross (ICRC).
Shany, Y. (2007). The International Court of Justice and the Law of Armed Conflict. Oxford University Press.
 Sullivan, D. (2008). International Humanitarian Law: An Introduction. Cambridge University Press.
 Tadić, D. (1999). International Humanitarian Law and the International Criminal Tribunal for the Former Yugoslavia. Cambridge University Press.
Bassiouni, M. C. (1999). The International Criminal Court: The Making of the Rome Statute: Issues, Negotiations, Results. Martinus Nijhoff Publishers.
Buchanan, A. (2006). The International Humanitarian Order: The Ethics of War and Human Rights. Oxford University Press.
Dinstein, Y. (2017). The Conduct of Hostilities under the Law of International Armed Conflict. Cambridge University Press.
Gasser, H.-P. (2005). International Humanitarian Law: An Introduction. Springer.
Henckaerts, J. M., & Doswald-Beck, L. (2005). Customary International Humanitarian Law (Volume I: Rules). Cambridge University Press.
Kaldor, M. (2012). New and Old Wars: Organized Violence in a Global Era (3rd ed.). Polity Press.
Meron, T. (2000). The Humanization of International Law. Martinus Nijhoff Publishers.
Roberts, A., & Guelff, R. (2000). Documents on the Laws of War (3rd ed.). Oxford University Press.
Shany, Y. (2007). The International Court of Justice and the Law of Armed Conflict. Oxford University Press.
Sullivan, D. (2008). International Humanitarian Law: An Introduction. Cambridge University Press.
Tadić, D. (1999). International Humanitarian Law and the International Criminal Tribunal for the Former Yugoslavia. Cambridge University Press.
United Nations (UN). (1949). Geneva Conventions of 12 August 1949. Geneva.
United Nations (UN). (2005). Responsibility to Protect: Report of the International Commission on Intervention and State Sovereignty. International Development Research Centre.
Vité, S. (2009). “Typology of Armed Conflicts in International Humanitarian Law: Legal Concepts and Actual Trends.” International Review of the Red Cross, 91(873), 69-94.
Weiss, T. G. (2009). Humanitarian Intervention: Ideas in Action. Polity Press.
Zehfuss, M. (2002). Constructing International Relations: The Politics of Reality. Cambridge University Press.
international Committee of the Red Cross (ICRC). (2013). International Humanitarian Law: Treaties and Documents. ICRC.
International Criminal Court (ICC). (2002). The Rome Statute of the International Criminal Court. ICC.
Chatham House (Royal Institute of International Affairs). (2006). The Responsibility to Protect: Report of the International Commission on Intervention and State Sovereignty. International Development Research Centre.
 Hampson, F. (1999). “The Role of the United Nations in International Humanitarian Law.” International Review of the Red Cross, 81(834), 417-436.
International Committee of the Red Cross (ICRC). (2004). International Humanitarian Law and the Challenges of Contemporary Armed Conflicts. ICRC.
Jansen, D. (2013). Drones, Ethics, and the Law: The Impact of Emerging Technologies on International Humanitarian Law. Springer.
 Libicki, M. C. (2009). Cybersecurity and Cyberwar: What Everyone Needs to Know. Oxford University Press.
 Walzer, M. (1977). Just and Unjust Wars: A Moral Argument with Historical Illustrations. Basic Books.
-Gray, C. (2008). International Law and the Use of Force (3rd ed.). Oxford University Press.
-Hennessey, P. (2013). The Cyber Threat: From the Streets to the Battlefield. Routledge.
Geiss, R. & Vité, S. (2011). The Law of Armed Conflict: International Humanitarian Law in War. Oxford University Press.
Singer, P. W. (2009). Wired for War: The Robotics Revolution and Conflict in the 21st Century. Penguin Press.
 Arquilla, J., & Ronfeldt, D. (2001). Networks and Netwars: The Future of Terror, Crime, and Militancy. Rand Corporation.
 Libicki, M. C. (2007). The Laws of Cyberwarfare. National Defense University Press.
Roff, H. M. (2016). The Ethics of Cyber Warfare: A Casebook. Oxford University Press
United Nations Office for Disarmament Affairs (UNODA). (2015). Cybersecurity and International Security: Emerging Threats and Challenges. UNODA.
Gable, A., & Gupte, S. (2017). “Asymmetric Warfare: Challenges to International Humanitarian Law.” Journal of International Security Studies, 45(2), 213-229.

Salvis Juribus – Rivista di informazione giuridica

Copyrights © 2015 – ISSN 2464-9775

***

The following two tabs change content below.

Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Prestito personale

Delibera veloce

 

Source link







Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *