Click day, il Veneto chiede 17 mila stranieri: «E non basteranno, servono più canali con l’estero»

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di
Martina Zambon

Le categorie: «Bene la suddivisione in tre giornate ma il meccanismo resta troppo complicato e lento»

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Decreto flussi, si cambia. E i click day diventano tre, il primo si è celebrato mercoledì 5 febbraio per i lavoratori subordinati in settori come edilizia, meccanica, autotrasporto merci per conto terzi, telecomunicazioni, cantieristica navale, il secondo è previsto per venerdì 7 con focus sui lavoratori subordinati non stagionali per il settore dell’assistenza familiare e socio-sanitaria e anche per le richieste di nulla osta al lavoro subordinato non stagionale per i lavoratori di origine italiana residenti in Venezuela e, infine, mercoledì 12 sarà la volta delle richieste per stagionali nei settori agricolo e turistico-alberghiero.

I numeri del Veneto

Ma di quanti lavoratori stranieri parliamo? A livello nazionale si conteggiano 164.787 mila posizioni correttamente pre-caricate. E il Veneto, a novembre, ne ha mandate avanti oltre 17 mila, confermando, per inciso, il peso «convenzionale» del 10%. Gli uffici della Regione, in base alle elaborazioni sui lavoratori extra comunitari stilata anche con Veneto Lavoro, avevano comunicato un fabbisogno stimato complessivo fra le 15 e le 16.000 posizioni lavorative di cui un terzo su lavori subordinati non stagionali, quindi la manifattura, mentre due terzi andranno agli stagionali di agricoltura e, in misura minore, al turismo. Quindi fra stime iniziali e domande effettivamente pre-caricate, si registrano numeri omogenei, solo lievemente più alti alla prova pratica. Quante di queste pratiche arriveranno a dama, è un dato che emergerà solo nei prossimi giorni. Lo storico degli ultimi anni, a livello nazionale, dice che le domande sono sempre state, in media, il triplo dei posti disponibili. Senza considerare che soltanto il 30% di chi è riuscito ad avere il nulla osta è stato poi regolarizzato.




















































In cinque anni 69 mila unità assorbite

Al vaglio del ministero dell’Interno, per il Veneto, a quanto filtra, ci sarebbero realmente meno di 8 mila posizioni per stagionali in agricoltura e turismo, più di 5 mila per l’assistenza familiare e poco meno di 5 mila per il settore produttivo. Ad essere più «affamato» di lavoratori è proprio il Nordest (26,7% contro il 21,3% della media nazionale). Nella classifica regionale degli ultimi cinque anni, poi, rispettando i pesi economici, svetta la Lombardia, con più di 150mila unità nel quinquennio, seguita da Veneto (69mila unità) ed Emilia-Romagna (67mila unità).

Categorie e procedure

Fra le novità di quest’anno, come segnala positivamente Alberto Bertin, Coldiretti, ci sono «nuovi filtri normativi ma anche qualche agevolazione burocratica come il viaggio evitato per i datori di lavoro all’Ufficio Immigrazione sostituito da una firma digitale. Bene anche lo spacchettamento in più giorni divisi per settori ma resta un meccanismo molto complesso, a partire dai tempi di ambasciate e consolati dei Paesi d’origine su cui non è possibile incidere». Allineato Marco Gottardo, Federalberghi, che dice «le procedure vanno velocizzate e, comunque, per un settore cronicamente in debito di personale, servono anche strumenti diversi, il decreto flussi non basta, tanto che stiamo lavorando con le Camere di commercio all’estero per trovare altri canali di reperimento personale. Per carità, a ottobre è previsto un secondo click day proprio per il turismo ma non basterà». A questo si aggiunge un altro tema complesso: «Gli alloggi sono occupati dai turisti – dice Gottardo – e già fatichiamo a dare una sistemazione ai collaboratori italiani, non è facile. Pensiamo alle Olimpiadi e a luoghi di grande appeal ma molto piccoli come Cortina…».

Settori e carenze di «vocazioni»

Alessandro Gerotto, Ance, spiega una volta di più che l’edilizia è in fortissima crisi di manodopera: «Dalle Olimpiadi di Cortina alle grandi infrastrutture, alle opere legate al Pnrr, i dati sono veramente allarmanti, manca personale al punto che si rischia di non riuscire a rispettare i tempi dei cantieri e qualche azienda potrebbe addirittura non farcela: la carenza di manodopera è drammatica». Se per agricoltura, manifattura e turismo la crisi di «vocazioni» lavorative è ormai un dato cristallizzato, l’emorragia si allarga anche al sociale, una bomba pronta ad esplodere perché, spiega Alberto Gallas, titolare di una delle maggiori agenzie per badanti, «l’età media delle badanti cresce, la fascia fra i 30 e i 40 anni cala sensibilmente di anno in anno e, nel frattempo, la domanda sta esplodendo, siamo già in emergenza».

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