Zes Unica come motore di uno sviluppo olistico del Mezzogiorno

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Giosy Romano, Coordinatore ZES Unica del Mezzogiorno, è stato intervistato nel corso della realizzazione del 3° Rapporto sulla Salute e il Sistema sanitario realizzato da Eurispes-Enpam, con lo scopo di evidenziare lo stretto rapporto esistente tra lo sviluppo economico di un territorio e la qualità dei servizi sanitari offerti.

Presidente Romano, in che modo vede il collegamento tra lo sviluppo economico e il benessere sociale nelle aree in cui operano le ZES?

Le ZES, ed ora la ZES Unica istituita per il Mezzogiorno, sono state progettate per stimolare l’economia del Sud Italia attraverso una serie di agevolazioni e incentivi che mirano a ridurre il divario economico e sociale rispetto al Nord del Paese e all’Europa. Questo sviluppo economico è inteso non solo come un aumento di investimenti e produttività, ma anche come un miglioramento delle condizioni sociali e occupazionali delle aree interessate.

– Creazione di lavoro e attrazione di talenti. Uno dei principali obiettivi della ZES Unica è l’aumento dell’occupazione di qualità, con incentivi per attrarre e trattenere competenze e talenti locali, al fine di combattere il fenomeno dell’emigrazione giovanile. Come delineato nel piano strategico della ZES, uno degli obiettivi è quello di generare posti di lavoro con contratti stabili e remunerazioni adeguate, contribuendo così al benessere sociale.

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– Sviluppo di infrastrutture e connettività. Le aree ZES vengono dotate di infrastrutture potenziate, migliorando la logistica e la connettività, che non solo favoriscono l’economia, ma anche l’accesso a servizi e la mobilità per i cittadini locali. Tali miglioramenti infrastrutturali contribuiscono a uno sviluppo sostenibile e a un aumento della qualità della vita.

– Integrazione nelle catene del valore nazionali e internazionali. La posizione strategica del Mezzogiorno come hub nel Mediterraneo viene quindi valorizzata affinché vi sia una maggiore integrazione nelle catene del valore, promuovendo non solo la crescita locale, ma anche un’indipendenza economica che rafforzi il benessere generale delle comunità locali.

– Semplificazioni amministrative e agevolazione fiscale. Le semplificazioni amministrative e agevolazioni fiscali all’interno della ZES rappresentano i principali strumenti per attrarre investimenti, facilitando la crescita di imprese locali e l’insediamento di nuove realtà produttive. Questo approccio permette alle imprese di beneficiare di riduzioni fiscali e supporto istituzionale, incrementando così l’attività economica e con importanti ricadute occupazionali per le comunità locali.

– Sostenibilità Ambientale e Transizione Energetica. Gli investimenti nelle ZES puntano molto su progetti di sostenibilità e transizione energetica, con lo scopo di costruire un modello economico responsabile che mitighi l’impatto ambientale e sostenga la salute pubblica. Questi interventi contribuiscono ad un miglioramento del benessere sociale in termini di salute a 360°, promuovendo un ambiente più sano, grazie ad un maggiore accesso ed uso delle energie rinnovabili.

La ZES rappresenta quindi un modello di sviluppo che non si limita unicamente a quello economico ma, grazie ad un approccio olistico, si intende avere un impatto sociale più ampio e duraturo, valorizzando lo stretto collegamento tra crescita economica e miglioramento delle condizioni di vita.

Le ZES promuovono investimenti in infrastrutture strategiche. Quanto è tenuta in considerazione la qualità dell’accesso alle strutture sanitarie e ai servizi pubblici nella pianificazione di questi sviluppi?

Gli investimenti destinati alle aree appartenenti alla ZES sono mirati a garantire non solo una crescita economica, ma anche un miglioramento dell’accesso ai servizi di cittadinanza come sanità, istruzione e mobilità, coerentemente con le priorità delineate nelle politiche di coesione e nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il Piano strategico della ZES Unica sottolinea l’importanza di promuovere e attrarre investimenti in infrastrutture strategiche; tra queste, il miglioramento delle infrastrutture sanitarie, assistenziali e scolastiche rappresenta una priorità, in linea anche con le direttive del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC). D’altra parte, non può omettersi di considerare che in qualsiasi disegno urbanistico occorre prevedere la realizzazione di urbanizzazioni primarie ma anche secondarie capaci di supportare i nuovi insediamenti. Per riportare degli esempi concreti, nel mese di settembre solo in Sicilia è stata rilasciata un’A.U. per il progetto di realizzazione di un unico plesso sanitario per accogliere 250 posti letto da strutture sanitarie, per un investimento pari a 65.73 mln di euro. Anche in Campania sono state rilasciate due A.U. per la realizzazione di strutture socio-sanitarie per un totale di 65 mln di euro.

In qualità di Coordinatore della ZES Unica del Mezzogiorno, potrebbe illustrarci gli obiettivi e le linee guida del Piano Strategico Triennale della ZES Unica?

Il Piano Strategico Triennale della ZES Unica, adottato dalla cabina di regia a luglio ed approvato con Dpcm del 31 ottobre, mira a promuovere lo sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno attraverso una strategia di potenziamento degli asset esistenti e di creazione di nuove opportunità per le imprese, attraverso obiettivi specifici e linee guida operative. Sono obiettivi principali del Piano:

– Lo sviluppo economico integrato. Promuovere una crescita economica sostenibile nelle regioni del Sud Italia, favorendo l’attrazione di investimenti e la creazione di nuove opportunità occupazionali.

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– Il rafforzamento delle filiere produttive. Identificare e potenziare settori strategici, quali agroindustria, turismo, elettronica e ICT, automotive, Made in Italy, chimica e farmaceutica, navale e cantieristica, aerospazio e ferroviario, per stimolare l’innovazione e la competitività.

– La transizione energetica e sostenibilità ambientale. Favorire la riconversione industriale verso modelli più sostenibili, supportando progetti che contribuiscano alla transizione energetica e alla riduzione dell’impatto ambientale.

– La riduzione degli svantaggi dell’insularità. Implementare interventi specifici per le regioni insulari, come Sicilia e Sardegna, al fine di superare le limitazioni legate alla loro condizione geografica.

Queste invece le linee guida operative:

– La Coerenza con il PNRR e i fondi strutturali europei. Assicurare che le iniziative siano allineate con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e con le programmazioni nazionali e regionali dei fondi strutturali europei, garantendo un utilizzo efficace delle risorse disponibili.

– La partecipazione regionale e locale. Coinvolgere attivamente le Regioni interessate e le Amministrazioni locali nella definizione e attuazione del Piano, promuovendo una governance multilivello che favorisca la collaborazione e l’inclusione.

– La semplificazione amministrativa. Istituire lo Sportello Unico Digitale ZES (S.U.D. ZES) per facilitare le procedure burocratiche e accelerare l’avvio di nuove attività produttive, migliorando l’efficienza e l’accessibilità per le imprese.

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– L’attrazione di investimenti esteri. Implementare strategie mirate per rendere le aree ZES più attrattive per gli investitori internazionali, offrendo incentivi fiscali e supporto logistico per favorire l’insediamento di nuove imprese.

In sintesi, il Piano Strategico della ZES Unica si propone di creare un ambiente favorevole allo sviluppo economico sostenibile nel Mezzogiorno, attraverso interventi mirati che coinvolgono vari settori produttivi e promuovono la collaborazione tra Istituzioni e imprese.

Lei ha un percorso variegato che include ruoli come Sindaco, Presidente regionale dell’ANCI e Commissario Straordinario del Governo per le ZES di Campania e Calabria. Quali specificità e differenze ci restituisce rispetto alle varie Regioni singolarmente considerate?

Le specificità e differenze tra le Regioni all’interno del contesto ZES emergono da vari aspetti relativi agli investimenti, alle ricadute occupazionali e alle infrastrutture. È indubitabile che occorra avere riguardo alle peculiarità del singolo territorio per modulare un’offerta variegata agli investitori che tenda a far comprendere che, a seconda delle esigenze imprenditoriali, un luogo possa considerarsi più attrattivo e consono di un altro. Insisto da tempo su un argomento che ritengo dirimente che è quello della necessità di rendere le aree produttive sicure sotto tutti i profili. Quello più direttamente connesso alla salvaguardia dalle intrusioni fisiche delinquenziali, ma anche quello della protezione delle matrici ambientali. In Campania negli scorsi anni abbiamo messo in opera un sofisticato progetto pilota del Pon legalità del Ministero dell’Interno, grazie al quale le nostre aree sono videosorvegliate e monitorate anche rispetto ad eventuali fenomeni di inquinamenti ambientali, con la possibilità di intervenire per fermare immediatamente il fenomeno. Ciò ha costituito il volàno per nuovi investimenti. È una pratica che occorre replicare anche nelle altre regioni. E qui poi bisogna comprendere come in una operazione di massima sinergia con gli attori territoriali istituzionalmente proposti occorra procedere a valorizzare le singole risorse territoriali in una logica di complementarità tra Regioni. Abbiamo la grande fortuna dell’allocazione geografica del nostro Sud al centro del Mediterraneo ed è una condizione privilegiata che occorre necessariamente sfruttare e che può costituire un elemento determinante per il nostro futuro, economico e sociale.

Considerando le dinamiche storiche che ha potuto osservare, come sono evolute le tipologie di imprese che scelgono di insediarsi nelle ZES? Ci sono tendenze o settori in particolare crescita?

Le ZES in Italia hanno visto un’evoluzione significativa nelle tipologie di imprese che vi si insediano, con una crescente diversificazione settoriale e un aumento degli investimenti in settori strategici. Se, inizialmente, le ZES attiravano principalmente imprese manifatturiere e logistiche, ad oggi il Piano Strategico della ZES Unica ha identificato nove filiere prioritarie, tra cui agroalimentare, turismo, elettronica e ICT, automotive, chimica e farmaceutica, e navale e cantieristica. Queste aree beneficiano di una posizione competitiva e attraggono un numero crescente di imprese grazie agli incentivi e alla modernizzazione delle infrastrutture logistiche e digitali. La trasformazione digitale e la sostenibilità sono centrali per le imprese insediate nelle ZES. Settori come l’elettronica e ICT promuovono l’automazione e la digitalizzazione, aumentando la competitività delle imprese e migliorando i processi produttivi, mentre investimenti significativi sono diretti a progetti di ricerca, sviluppo e innovazione, con particolare attenzione alle tecnologie abilitanti come il cleantech e il biotech. Ciò risponde alla crescente domanda di operazioni a basso impatto ambientale e alle normative europee sulla transizione verde. Oltre ai settori ad alta tecnologia, filiere tradizionali come l’agroindustria e il turismo stanno registrando un aumento di investimenti. La valorizzazione delle risorse agricole locali e la promozione di destinazioni turistiche non convenzionali sostengono lo sviluppo economico locale, attirando un ampio spettro di imprese specializzate. In generale, la ZES Unica punta a incrementare la presenza di imprese di media e grande dimensione, che contribuiscono a rafforzare il tessuto produttivo locale attraverso la creazione di posti di lavoro qualificati e il trasferimento di competenze. Queste imprese, grazie alle agevolazioni e ai vantaggi logistici, sono in grado di stimolare la produttività e di attirare ulteriori investimenti, garantendo così uno sviluppo economico più resiliente e sostenibile nel tempo.

Ci sono differenze significative tra gli investimenti stranieri e quelli delle aziende già presenti sul territorio?

La ZES Unica mira a rendere il territorio più attrattivo per grandi investitori internazionali, ma anche per creare le migliori condizioni possibili per le aziende già insediate e per determinarne nuovi investimenti. Nello specifico, le imprese straniere tendono a concentrarsi su settori ad alta tecnologia e innovazione, come elettronica, ICT, chimica e farmaceutica, ma anche sul turismo. Gli investimenti esteri sono spesso su larga scala, includendo progetti industriali complessi con elevato valore aggiunto. Come evidenziato nel Piano strategico, le imprese locali si concentrano maggiormente su settori tradizionali come l’agroindustria, il turismo e la manifattura leggera, che rappresentano le specializzazioni regionali e sfruttano le risorse locali. Questi settori sono meno capital-intensive rispetto a quelli preferiti dagli investitori esteri, ma sono fondamentali per la stabilità economica del territorio. Gli investimenti locali tendono ad essere più contenuti, spesso orientati all’ammodernamento e alla crescita di strutture esistenti. Un grande sviluppo stanno trovando in questi mesi proprio le aziende dell’agroalimentare che spesso sono allocate in aree che sono connotate dall’essere in parte urbanisticamente destinate all’agricoltura ed in parte alla produzione. Ebbene, proprio il meccanismo normativo che vuole che la autorizzazione unica che rilasciamo come struttura di missione possa costituire una variante allo strumento urbanistico, ha permesso loro di vedere finalmente ampliate le loro attività in tempi rapidi e certi.

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